Il ministro intende ignorare la lettera con cui la Commissione europea boccia il decreto indennizzi licenziato dal Mit. Ma andare avanti vuol dire scontrarsi con la procedura di infrazione. Il capogruppo di Forza Italia al Senato: “Bisogna prendere atto della situazione”
Sulle concessioni balneari il ministro Matteo Salvini non segna un punto. La Commissione europea ha bocciato la bozza del decreto sugli indennizzi preparata dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nessuna compensazione per gli operatori uscenti può essere prevista – se non in casi strettamente limitati – per rispettare il principio europeo, secondo il quale il valore aziendale non può rientrare nell’indennizzo e nessun ostacolo deve scoraggiare i nuovi entranti.
Eppure nel Consiglio dei ministri di martedì, Salvini avrebbe detto di voler andare avanti con il decreto. E oggi fonti del Mit confermano che rispetto alla “linea fortemente voluta” dal ministro “per tutelare 30 mila famiglie e imprese” del settore balneare “non ci saranno arretramenti”. Ma andare avanti come? Il decreto sugli indennizzi serve ai comuni per portare avanti i bandi. Procedere con le gare è l’unico modo per disinnescare la procedura d’infrazione (aperta dal 3 dicembre 2020), che in caso contrario porterebbe a una sanzione economica milionaria. Secondo le stime attuali, la multa ammonterebbe già a oltre 110 milioni di euro, e aumenterebbe ogni giorno.
La realtà è questa e anche la maggioranza lo sa. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, riconosce che non c’è alternativa alla linea dettata da Bruxelles. “Di fronte un muro di gomma e di ostinazione, uno prende atto della situazione, non può fare altro. È come una sentenza ingiusta, ma va accettata”, dice al Foglio. Le istituzioni europee – sostiene – mostrano una rigidità eccessiva e un disinteresse per la specificità italiana. “Non mi sorprende l’accanimento dell’Ue su questa vicenda. È un orientamento che io non condivido e non apprezzo. Forse l’Europa non si rende conto che in questo momento ci sono altre priorità da correggere, piuttosto che questa”, dice il forzista.
Nel frattempo, i sindacati dei balneari restano compatti a fianco del governo, lodano l’oltranzismo di Salvini e rivendicano la necessità di tutelare migliaia di piccole imprese a conduzione familiare. Ma il nodo c’è: il decreto è politicamente comprensibile, ma giuridicamente non regge. Bruxelles ribadisce che il dialogo con le autorità italiane è ancora aperto, ma la sostanza non cambia. Per l’Ue, il principio della concorrenza deve restare intatto, senza scorciatoie o compensazioni mascherate.