Il “caro casa” è un problema vero, ma il “tetto agli affitti” è la soluzione sbagliata

Il “modello Milano” è sotto accusa per le case inaccessibili e si fa avanti la vecchia proposta del controllo del prezzo dei canoni. Ma la storia dimostra (anche in Spagna) che la misura non funziona ed è controproducente

Il protezionismo di Donald Trump dimostra che le pessime idee non muoiono mai: le società si trovano ad affrontare problemi simili (ad esempio il declino di un settore industriale) e la politica spesso offre le solite risposte sbagliate (ad esempio i dazi). Se il sindaco di Milano Beppe Sala non ha ricevuto un’ampia solidarietà da parte della città per l’inchiesta della Procura è perché, nonostante l’impostazione giuridica incerta, l’attivismo dei pm si innesta su un problema vero e sentito: il caro casa.

Lo sviluppo della città ha fatto aumentare notevolmente i prezzi degli affitti, penalizzando i ceti popolari nelle periferie, espellendo il ceto medio dal centro storico e rendendo proibitivo per giovani e studenti trovare un alloggio. Siccome sotto processo c’è il “modello Milano” che ha alzato grattacieli e trasformato la città, pare quasi che costruire nuove case non sia la soluzione alla scarsità ma il problema. E così si fanno avanti scorciatoie, che in quanto tali sono popolari, come il “tetto agli affitti”: se i prezzi sono troppo alti basta bloccarli.

È una misura che esiste da sempre, in molte parti del mondo, anche se non funziona. In questo somiglia ai dazi: gli economisti sono in disaccordo quasi su tutto, ma su questo no. L’anno scorso, quando il presidente Biden propose un limite ai canoni, l’Università di Chicago fece un sondaggio tra i principali economisti chiedendo di valutare l’impatto della misura sulle condizioni degli americani, sull’offerta di appartamenti e sulla disuguaglianza: le bocciature furono del 70-85%, mentre le promozioni dello 0-7%.

Il tetto agli affitti ha molte controindicazioni. Come ha detto Edward Glaeser, tra i massimi studiosi dell’economia urbana, “Non è particolarmente giusto. Non è un buon modo di allocare spazi scarsi. Non è un buon modo di aiutare gli oppressi. È un modo che congela una città e le impedisce di adattarsi ai cambiamenti”. Sono all’incirca le considerazioni espresse nel 1946 in uno studio di due (non ancora) premi Nobel come Milton Friedman e George Stigler.

È sempre stato così, e vale anche per le esperienze più recenti. Il caso della Spagna, e nello specifico della Catalogna, che va molto di moda tra i sostenitori della misura, mostra secondo vari studi che il “tetto” ha ridotto i prezzi in media del 5%, ma con alcuni problemi: il calo c’è stato per le case più costose, mentre per quelle più economiche i prezzi sono aumentati. E questo perché c’è stata una riduzione dell’offerta di case più care, che ha spinto la domanda nella fascia più bassa facendone salire il prezzo. C’è anche un caso recente che va in direzione opposta. L’Argentina aveva fissato una legge che bloccava gli affitti ma, in un paese con inflazione elevatissima, i proprietari avevano ritirato in massa le case dal mercato. Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo di Javier Milei è stato la liberalizzazione degli affitti: in pochi mesi l’offerta è aumentata del 200% e i prezzi reali sono crollati del 30%.

In generale, il blocco del prezzo degli affitti riduce il valore degli immobili, l’offerta di case in affitto, la costruzione di nuovi appartamenti e la qualità di quelli esistenti. E non bisogna essere un libertario con la motosega per capirlo. Nel 1971 l’economista Assar Lindbeck, un socialdemocratico svedese scriveva, in un libro sulla politica economica della New Left, che il controllo del prezzo degli affitti è “la più efficace tecnica al momento conosciuta per distruggere una città, a eccezione del bombardamento”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali

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