Sostegno alla guerra di Putin in Ucraina, il monopolio delle terre rare e i dazi. Il punto più basso tra Ue e Cina dopo le sanzioni a due banche cinesi nel diciottesimo pacchetto
Era il turno di Bruxelles di ospitare il vertice di oggi in occasione dei cinquant’anni di relazioni diplomatiche tra Unione europea e Cina: il leader cinese Xi Jinping ha rifiutato, fissando l’incontro a Pechino, ridotto poi da due giorni a uno. Soltanto lunedì il ministero degli Esteri cinese ha confermato formalmente che si sarebbe tenuto un incontro tra Xi, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo António Costa e il premier cinese Li Qiang. I cambiamenti, i rifiuti e le attese da parte di Pechino ancor prima dell’incontro hanno contribuito a sottolineare le relazioni tese e l’atteggiamento remissivo di Bruxelles, abbassando le aspettative su risultati concreti.
La presenza di due banche e cinque aziende cinesi nel diciottesimo pacchetto di sanzioni alla Russia adottato dall’Ue la scorsa settimana è stata accolta con disappunto da Pechino, che l’ha definita “vergognosa”: il ministro del Commercio cinese Wang Wentao ha dichiarato che le sanzioni “hanno danneggiato seriamente i legami commerciali, economici e finanziari”. Anche per questo, gli europei vorrebbero fare del sostegno cinese alla Russia il tema centrale del vertice. Secondo l’agenda dell’Ue, i leader discuteranno “sui modi per garantire un rapporto commerciale più equilibrato, reciproco e reciprocamente vantaggioso” e della “necessità di proteggere e sostenere il multilateralismo e l’ordine internazionale basato sulle regole”.
Il sostegno alla Russia
All’inizio di luglio von der Leyen ha duramente criticato il “sostegno inflessibile” della Cina alla Russia, affermando che Pechino “sta di fatto favorendo l’economia di guerra russa. Non possiamo accettarlo (…) Il modo in cui la Cina continuerà a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per le future relazioni Ue-Cina”. Secondo Bruxelles, l’80 per cento di tutti i beni dual use per la guerra di Putin passerebbe attraverso la Cina. Pechino continua a negare ogni coinvolgimento e a rivendicare la propria neutralità nel conflitto, nonostante sempre a inizio mese il ministro degli Esteri cinese Wang Yi avrebbe detto all’Alto rappresentante Kaja Kallas che Pechino non vuole che la Russia perda la guerra in Ucraina perché in tal caso gli Stati Uniti potrebbero spostare la loro attenzione sulla Cina e sull’Asia.
Il monopolio delle terre rare
Nell’incontro i leader europei e cinesi affronteranno un’altra questione urgente: le restrizioni imposte dalla Cina alle esportazioni di terre rare verso l’Ue. Sono indispensabili nei settori automobilistico, della difesa e delle energie rinnovabili, Pechino ha il completo controllo delle catene di approvvigionamento e rallentando il rilascio delle licenze di terre rare in Europa, “non solo le utilizza come merce di scambio ma lo sta anche trasformando in un’arma per indebolire i concorrenti nei settori chiave”, ha detto la presidente della Commissione al vertice del G7 lo scorso giugno: “Abbiamo tutti assistito ai costi e alle conseguenze della coercizione della Cina”.
Le restrizioni commerciali
La parte cinese spera invece di fare pressione sull’Ue per una soluzione ai dazi imposti sui veicoli elettrici prodotti in Cina – a cui aveva risposto con dazi su brandy, carne di maiale e latticini prodotti nell’Ue – e che si astenga da ulteriori restrizioni commerciali. La Cina è il terzo partner commerciale dell’Unione europea per beni e servizi, ma a preoccupare Bruxelles è l’elevato surplus commerciale cinese, che ha raggiunto il record di quasi 400 miliardi di euro nel 2022 e secondo i dati commerciali dell’Ue ha raddoppiato il suo valore tra il 2015 e il 2024: i funzionari europei hanno spesso accusato i produttori cinesi di immettere sul mercato beni a basso costo in eccedenza. Nel corso dell’ultimo anno l’Ue ha avviato più di 25 indagini di difesa commerciale su prodotti cinesi, tra cui candele, mais dolce e pneumatici per auto e camion, circa quattro volte di più dell’anno precedente.