“Giorgia Meloni affronta crisi internazionali complesse con grande sensibilità geopolitica: non può sbagliare sulla lista del nostro presidente”, avverte il capogruppo degli zaiani in regione. “Entro fine mese dovrà essere tutto deciso: lo chiedono i veneti”
E’ stata una cena piacevole e distesa. Meglio il gelato dell’amaro: Meloni, Salvini e Tajani a decidere il futuro delle regioni al voto. E se non proprio a decidere – non oggi, non ancora – quanto meno a configurare. “Ma il tempo delle chiacchiere è finito”, il boccone indigesto rimbalza il giorno dopo da Roma al Veneto. “Non possiamo più aspettare, questi continui rinvii non fanno bene alla coalizione: i cittadini veneti hanno il diritto di sapere al più presto chi sarà il candidato del centrodestra. In ogni caso un leghista”, dice al Foglio Alberto Villanova, capogruppo di Zaia in Consiglio regionale. Eppure le indiscrezioni che filtrano dalla tavolata dei leader sembrano in questo senso rassicuranti: nessun ribaltone attorno all’eredità del Doge. “Sono pur sempre ipotesi, voci su voci. Ora servono certezze. E una scadenza chiara sulla scelta definitiva”. Cioè? “Entro fine luglio. Dopodiché noi prenderemo atto. Siamo pronti ad andare per la nostra strada”.
E ci dispiace per gli altri, ma neanche troppo. “Ci sono temi importanti da chiarire, come la lista Zaia”, insiste Villanova. “Sarebbe un controsenso rinunciarvi: allargherebbe il campo, pescherebbe voti pure all’interno del centrosinistra. Sarebbe da masochisti rifiutare uno strumento elettorale così ben voluto dai veneti. E non credo che Giorgia Meloni lo sia: è una leader di grande sensibilità. A livello geopolitico ha dimostrato di sapersi inserire con lucidità nelle crisi internazionali più difficili. Credo che la userà anche per evitare forzature nocive alla coalizione”. Il monito dietro la sviolinata: a prescindere dalla scadenza dei mandati, il binomio tra il Veneto e “il governatore più amato d’Italia” resta inscindibile, fa capire il megafono di Zaia. “Di più. Il nostro presidente è sempre con noi, sarà un attore protagonista anche di questa partita, magari nel formato di un ticket elettorale: noi sappiamo come fare campagna, come battere sul territorio. A Roma capiranno presto che il Veneto è imprescindibile per la Lega. Non credo vogliano davvero metterci dei paletti”. Anche se Meloni, qualora non si dovesse trovare la quadra, ha fatto intendere che toccherà a lei. “Strategie di negoziato che non sorprendono. Capisco le logiche nazionali, gli equilibri di coalizione. Ma la Liga veneta non pone alcun veto agli alleati e pretende altrettanto da loro”.
Altrimenti? “Altrimenti andremo dritti. Non dobbiamo chiedere alcun tipo di permesso”. Lista, candidato, nome Zaia sul simbolo Lega: serenissimi pigliatutto. “Altre soluzioni non le vogliamo nemmeno contemplare. Nessuno di noi le digerirebbe. Ci sentiamo spesso con Stefani e Zaia: dobbiamo essere pronti a tutto, da protagonisti. Rappresentiamo il sentire comune dei veneti, dall’autonomia alle esigenze di famiglie e imprese. Nel solco di una continuità amministrativa sempre apprezzata: chi non fa bene va a casa dopo il primo mandato. L’abbiamo visto anche a Treviso”, frecciatina all’ex sindaco Giovanni Manildo, ora candidato in regione per il centrosinistra. “Ma anche da favoriti, non dobbiamo concedere vantaggi competitivi agli avversari che hanno già svelato le carte. Mai dare le cose per scontate in Veneto”. E questo vale anche all’interno della Lega stessa: Salvini non vede altri nomi al di fuori di Alberto Stefani, suo pupillo e numero uno in regione. “E’ il nostro segretario”, riconosce Villanova, “non mancano però persone di altissimo livello ed esperienza amministrativa per decidere insieme al direttivo il profilo migliore da candidare”. Insomma: l’ultima parola sul Veneto non spetta né a Meloni, né a Salvini. “Appena si sbloccherà la situazione a Roma, a stretto giro si sceglierà la persona giusta”. Ai veneti il futuro del Veneto, chiariscono gli zaiani. E a Zaia il futuro della sua lista. “Raccoglie la sua eredità, il suo nome, il suo modo di amministrare che ha fatto scuola. O qualcuno ha di meglio da proporre?” Forse, alla prossima cena, sarà bene apparecchiare anche per il Doge.