Il silenzio di Ance, degli ex assessori, le pressioni dell’ordine degli Architetti che denunciava “è tutto fermo”, il presidio di Gherardo Colombo in Comune. Il silenzio di una città
Milano. Le mani o il silenzio sulla città? Anche il Terrore francese si preparava a luglio. Hanno paura assessori e imprenditori, hanno paura collaboratori di assessori e segretarie di imprenditori, “tacere e non dichiarare”, hanno paura docenti del Politecnico perché, dicono a Palazzo Marino, “guarda che venti di loro sono nell’indagine”. Non parla l’Ance nazionale, regionale, l’associazione costruttori edili. Un ex assessore anticipa al telefono: “Lei sta conversando con un probabile indagato”. Conferma Emilio Isgrò, l’artista, il poeta, il grande padre della cancellatura, “che sì, è vero, a Milano hanno tutti paura e anche io non riesco a dire nulla. Posso soltanto dire che al momento non vedo la cosiddetta carogna che serve a raccontare il grande scandalo”. Un protagonista della città risponde al telefono, ma avvisa, “che non è il caso di fare il mio nome. Sa, di questi tempi”. Racconta che “gli dèi hanno sete”, gli dèi, e che Beppe Sala ha usato una frase “pericolosissima”. Era giugno, la festa di Radio Popolare, ed era già indagato il presidente della Commissione paesaggio, Marinoni, definito dai pm “spregiudicato faccendiere”, ma Sala dice “che è tutto da vedere che abbiano ragione loro”. Si riferiva ai magistrati. Di questi tempi?
Dice il ministro della Giustizia, Nordio, dopo l’approvazione della separazione delle carriere, che “l’informazione di garanzia guai se facesse prospettare l’idea delle dimissioni, altrimenti ci metteremmo nelle mani della magistratura”. Milano ha però perso la sua lingua. Una città teme di finire in uno dei filoni delle indagini perché “adesso si va a strascico, nessuno è immune”. Galantuomini di destra e di sinistra parlano dell’indagine, che ha trasfigurato Sala, come il Covid che si trasmette per starnuto. Temono di finire “nelle carte” i trenta imprenditori, altri trenta, che costruivano a Milano e che ora aspettano: “Forse ci sono anche io”. Hanno letto le agenzie e scoperto che i pm, nelle loro ispezioni in Comune, hanno sequestrato “i progetti di trenta opere”, trenta cantieri che potrebbero essere fermati “e lei capisce che se non si costruisce ora, chi restituirà i prestiti? E i tassi d’interesse? Oggi sono vantaggiosi, ma fra cinque anni, quando finirà tutto?”. Si scusano, con cortesia, si scusano con i giornalisti, con gli amici antichi: “Ma non si può parlare almeno fino a quando si pronuncerà il Gip. Sa, di questi tempi…”. Ricordano i funzionari del comune che per sette lunghi anni, sette, “il responsabile dell’Anticorruzione è stato Gherardo Colombo, il magistrato che ha fatto parte del pool di Mani pulite, un nome che è prova di pulizia. Secondo lei se ci fosse stato il sacco, le ‘mani sulla città’, su Milano, Colombo non lo avrebbe denunciato?”. Il sindaco Sala, che ha consegnato temporaneamente le deleghe dell’Urbanistica alla vice, Anna Scavuzzo, è tentato dal chiedere a Colombo di sostituire Tancredi se solo non temesse un rifiuto come quello di Franco Gabrielli, ex capo della Polizia che, e lo dice il Pd, “ha già detto no”. In altri tempi si sarebbe pensato a un urbanista, ma ora anche Sala cerca una figura che sappia dialogare con i pm, che ci sappia “trattare”. E’ importante. Di questi tempi. Non parlano gli ex assessori all’Urbanistica di Milano, non parla Carlo Masseroli, il padre del Pgt (il Piano del governo del Territorio) l’ingegnere ed ex assessore all’Urbanistica della giunta Moratti che nel 2009 si vantava, e giustamente, di aver fatto ordine, consegnato una cornice di regole a Milano, un documento quadro che “manda in pensione il vecchio piano regolatore”. Lo attaccava già Pierfrancesco Majorino del Pd “per l’uso barbaro delle aree pubbliche” e Masseroli replicava che “vogliamo offrire a tutti l’opportunità di vivere o tornare a vivere a Milano”. Nelle chat c’è anche Masseroli perché Marinoni “avrebbe avviato trattative con Masseroli” che oggi è manager di Nhood, società immobiliare. Ha cambiato lavoro Masseroli, lo ha cambiato Ada Lucia De Cesaris, ex vicesindaca di Pisapia, altra ex assessore all’urbanistica, indagata per “tentata concussione”, in “rapporti molto stretti” con l’ex assessore Tancredi e dunque “effettivamente meritevole di approfondimento investigativo”. Si è chiuso nel silenzio, un silenzio che coltivava già prima dell’inchiesta, l’ex sindaco Giuliano Pisapia, il figlio di Gian Domenico, che alla Statale, per un pezzo di Novecento, ha tenuto la cattedra di Procedura Penale. Non ha parlato l’ex presidente di Assimpredil Ance, Regina De Albertis, che ha concluso il mandato, a fine giugno, la presidente, prima donna, che chiedeva al comune di velocizzare le pratiche, di fare “in fretta, presto”. Anche Ance, per una consulenza, è finita nella vasca, l’altra inchiesta, quella che ha portato all’arresto del vicepresidente della Commissione Paesaggio di Milano, Giovanni Oggioni. Edili, l’Ordine degli architetti, si lamentavano che a Milano fosse “tutto fermo” e c’era perfino chi proponeva come soluzione: “Se serve, gli straordinari dei funzionari comunali, li paghiamo noi”. Si lamentava l’ex presidente degli architetti di Milano, Paolo Mazzoleni, che è andato a fare l’assessore all’Urbanistica a Torino. Lo hanno indagato quattro volte, sempre a Milano, e il M5s chiede adesso al sindaco Stefano Lo Russo, del Pd, di cacciarlo. Sono tutti passati da Milano, tutti, perché non è forse vero che chi ha un minimo di qualità, in campo progettistico, lavora a Milano? Poi c’è l’altra, città. Roma. La politica. Dice Sandra Zampa, la senatrice del Pd che ha protestato contro la furia del M5s, la furia contro Sala, “che difenderò sempre i magistrati ma nelle intercettazioni ormai ci trovo il colore delle mutande. Posso dirlo che sono stanca delle vite annientate dalle inchieste?”. Nelle Marche ora è indagato il candidato del Pd, ex sindaco Matteo Ricci. Nessuno sa quanto resisterà Sala, forse neppure Sala. Non lo sa Claudio Lotito, il presidente della Lazio, senatore di Forza Italia, l’imperatore Adriano, il filosofo che rimprovera i tempi, questa politica raggirata dai funzionari comunali (“che, sentite a me, hanno il vero potere”) perché in Italia, dice al Foglio, l’unico modello che funziona non è Milano ma il modello “apri porta, chiudi porta”: “Gli italiani? Un cinquanta per cento ignavi, un venti per cento regge con fatica la baracca e il trenta per cento vive con il metodo ‘apri porta a chi porta e chiudi porta a chi non porta. Tu che porti?”.