La trasformazione di due ragazzi israeliani in nazisti del Terzo Reich è il riflesso delle menzogne costruite attorno alla difesa dello stato ebraico
Due ragazzi israeliani, soldati di Tsahal, sono stati fermati in Belgio e interrogati e minacciati di persecuzione in giudizio per crimini di guerra. Erano andati a un festival di musica elettronica, come quello, Supernova, che la polizia dei costumi jihadista aveva attaccato, massacrando a centinaia i giovani radunati, puro new age, ad aspettare l’alba tra i suoni. Nell’interpretazione che le autorità belghe danno del diritto internazionale, appartenendo pare alla Brigata Golani, i due sono più o meno come le SS, le Schutzstaffel, organizzazione paramilitare del Terzo Reich, e in quanto tali possono essere oggetto di una sorta di caccia all’ebreo nazista. Non è nemmeno quel che si dice una notizia, è puro horror, una manifestazione della nuova coscienza occidentale ed europea nata nel segno dell’umanitarismo.
Il compianto Edoardo Boncinelli sosteneva: “La morale non ha bisogno di un’anima. E’ frutto dell’evoluzione e della nostra cultura”. La coscienza, aggiungeva appena ieri Giuseppe Remuzzi, ricordando il genetista scomparso, “non è un fenomeno metafisico, mistico, imponderabile, è un prodotto del cervello e si spiega con le regole della neurobiologia”. Io non sono certo di avere qualcosa di simile a una forma che è anima, e non conosco né desidero conoscere le regole della neurobiologia, sperimentali e dunque per costituzione fallibili, la mia morale è quella di un’anima come tutte le altre, persa tra gli infiniti lutti della guerra scatenata da Israele dopo il 7 ottobre, dopo il pogrom, e l’evoluzione e la mia cultura, che altri spiegherà con le regole neurobiologiche, mi dicono una cosa semplice: un popolo di sopravvissuti alla Shoah, insediato con il sionismo in quella terra che per millenni ha considerato la pietra biblica perduta, che ha chiesto al mondo arabo-palestinese, e ha difeso con le armi in pugno, la convivenza di due popoli e due stati, vedendosi imposto un rifiuto sempre più duro e intrattabile, nutrito della velleità o prospettiva di una pulizia etnica dal fiume al mare, ha diritto a un giudizio storico e di coscienza diverso e opposto a quello, facile e eticamente corretto, della magistratura belga.
Si può provare senza esibirla una immedicabile, atroce disperazione per la sorte delle vittime della guerra di Gaza, ma non si può non sapere che in undici anni di guerra civile siriana i morti sono stati mezzo milione, che in una settimana di conflitto tra beduini e drusi, cui Tsahal ha posto fine con il bombardamento di Damasco e la successiva evacuazione delle truppe governative da Suwayda si sono aggiunti mille morti, che in quelle terre la dimensione ancestrale dello scontro armato e dell’intolleranza etnica e religiosa ha una portata comparabile a quella che si è espressa nella guerra di Gaza. Non si può non sapere che vivere nel terrore di essere eliminati, secondo la testimonianza che viene dal passato delle generazioni, eliminati non in quanto invasori coloniali ma in quanto ebrei, maiali e scimmie della predicazione islamista e nichilista, non può che condurre allo stato di coscienza, quali che siano le regole della neurobiologia, di cui è interprete la coalizione che governa il paese sotto assedio, il governo che manda le Schutzstaffel a massacrare donne, vecchi e bambini per compiacere il delirio di potere di Netanyahu.
E questa è forse la pagina più sordida scritta dal riflesso neurobiologico e temperamentale della bella gente che noi siamo, pasciuti nelle nostre intangibili sicurezze nazionali, l’idea cioè che il governo di Gerusalemme non rappresenti una politica e una risposta militare alle circostanze drammatiche da fronteggiare, una politica costruita in quasi due decenni, verificata e vagliata dal consenso di libere elezioni, una politica che chiunque altro al posto di Netanyahu avrebbe condotto nelle medesime modalità o con varianti non essenziali, ma una pura tendenza alla preservazione e alla proroga senza data di scadenza del potere esercitato. Con il sangue sulle mani di una banda di criminali. Hanno quasi del tutto sradicato Hamas, eliminando il suo corpo dirigente militare e politico; hanno inferto un colpo mortale a Hezbollah, il Partito di Dio, il tallone di ferro del fronte nord che aveva sequestrato un intero paese, il Libano, per una interminabile guerra di confine; hanno abbattuto la spietata dittatura alawita della guerra senza speranza di Siria, con Aleppo ridotta peggio di Gaza, e con espulsioni etniche travestite da emigrazione a centinaia di migliaia se non a milioni, e hanno ridimensionato le pretese espansioniste in quell’area cruciale; hanno condotto una guerra dei cieli che ha avuto sbocco con la distruzione quasi completa del programma nucleare iraniano; hanno subìto attacchi missilistici e li subiscono dallo Yemen, controbattendo e intercettando il pericolo; hanno persino dovuto sbaraccare una centrale di collateralismo terrorista che aveva subìto infiltrazioni e convergenze con Hamas, quella delle Nazioni Unite e dell’Unrwa (!) e hanno dirottato su strutture non compromesse con la rete del terrore gli aiuti umanitari. In cambio ricevono l’accusa della coscienza integra degli occidentali, dei governi europei, delle organizzazioni non governative: voi sparate sui bambini che cercano acqua e farina, voi ci spezzate il cuore, voi siete dei criminali di guerra, voi siete i nuovi nazisti. Nessuno offre l’onere della prova, quando si tratti di Israele, tutti si dicono certi di quello che i media trasmettono in ogni momento, che il fondo della questione è nella spietatezza criminale dello stato ebraico e dei coloni, una certezza del nostro cuore spezzato che si sposa perfettamente con il nostro cuore in pace. No, la coscienza, se esista, degli occidentali dovrebbe procedere per vie meno facili e trarre dalle leggi dell’evoluzione e dalle regole della neurobiologia conclusioni meno stupidamente sentimentali e menzognere. Altro che arrestare per crimini di guerra i soldati di Israele.