Digressione

La recensione del libro di Gian Marco Griffi, edito da Einaudi, 1.024 pp., 22 euro

Prova a bissare il successo di Ferrovie del Messico Gian Marco Griffi, con un nuovo romanzo-monstre intitolato “Digressione”. Un libro molto difficile da riassumere che già nel titolo dichiara la sua anima e che al suo interno contiene un autentico universo. In Digressione ogni parentesi si moltiplica e ogni deviazione sembra potersi trasformare in un cosmo narrativo autosufficiente. E’ una sfida alla coerenza, alla struttura, al tempo lineare, all’idea stessa di romanzo come costruzione finita.

Asti è il centro del mondo e il protagonista della storia è Arturo Saragat, un uomo schiacciato da una colpa adolescenziale che cerca un’illusoria redenzione inseguendo un libro perduto su cui ogni possessore ha lasciato tracce di sé: disegni, commenti, post-it, locandine. Il libro in questione, l’Historia poetica, è un oggetto reale e insieme mitico. Arturo lo insegue per decenni, dando la caccia a editori falliti, mappando librerie in rovina e incontrando una galassia di personaggi comici e allucinanti al tempo stesso: mitomani, nostalgici del Ventennio, gatti parlanti, corrieri esistenziali. Ma il punto non è mai il libro stesso, più che altro è ciò che Arturo proietta su quell’oggetto, coltivando pagina dopo pagina la speranza di poter riscrivere attraverso esso il proprio passato. La colpa adolescenziale, un’aggressione brutale e gratuita, è l’evento matrice che funge da innesco, un evento che Griffi incastona all’inizio della storia con chirurgica violenza: un adolescente in branco, un atto di bullismo che degenera. E’ da lì che parte tutto anche se Arturo nell’arco di tutto il suo inseguimento non cerca mai il perdono ma più un rifugio in una narrazione parallela alternativa. Tutt’intorno l’ucronia, che vede Mussolini ancora vivo e vegeto allevatore di asini a Pantelleria, e la follia, tra sette di dentisti assassini e consoli fuori di testa maniaci del golf. Scritto come un flusso di coscienza impazzito che strizza l’occhio a Bolaño tanto quanto al Mark Z. Danielewski di Casa di foglie, Digressione è un libro vortice che non si limita a raccontare ma inghiotte, contamina, sfida il lettore a resistere fino all’ultima pagina. E’ una scommessa enorme, fuori misura, quasi autolesionista. Un’opera composta per testimoniare il disordine, il caos, che è contemporaneamente un’ode alla letteratura e all’immenso potere della lingua. Più che un romanzo da leggere è un ecosistema da attraversare con cautela, sapendo che ogni gradino verso l’alto può aprire una porta affacciata su un precipizio.

Gian Marco Griffi

Digressione


Einaudi, 1.024 pp.,

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.