Se per ottenere chiarezza serve suonare una sveglia “maligna”, allora ben venga il disturbo: l’Institut Agricole Regional prende posizione contro la pseudoscienza
Mentre ero assorto nella correzione di un paio di articoli scientifici, ho improvvisamente avvertito un distinto odore di zolfo, che mi ha fatto subito temere il peggio. Mi sono guardato attorno, preoccupato di aver forse inavvertitamente evocato qualche presenza infernale. Niente di tutto questo, per fortuna: la causa di quell’inquietante sentore era semplicemente un comunicato stampa dell’Institut Agricole Regional (IAR) della Valle d’Aosta, che ha deciso di prendere una dura e netta posizione sulla famosa “acqua informata” che i miei lettori hanno ormai imparato a conoscere.
Pur assumendo e supportando in toto la mia posizione a riguardo, tanto da usare le mie stesse parole, alla fine mi accusa di aver formulato “maligne insinuazioni” al riguardo dell’Istituto. Che sollievo: nessun demone, soltanto la mia colpa di aver suonato troppo forte la sveglia! Mi si rimprovera, in sostanza, di aver “malignamente” dato ad intendere che la posizione dell’Institut Agricole Régional fosse, diciamo così, un po’ troppo “cauta” nel condannare l’acqua informata, quella straordinaria sostanza che, per qualche misteriosa ragione, dovrebbe acquisire virtù terapeutiche da improbabili “frequenze stabilizzate”. Sono lieto, però, di scoprire dal comunicato dello IAR che la sua posizione è adesso chiara, netta e inequivocabile: lo IAR prende decisamente le distanze da questa pseudoscienza commerciale, e ritiene – testualmente – che non ci siano basi scientifiche a sostegno dell’acqua informata, oltretutto smentendo ufficialmente i sostenitori di quella, che insinuavano – loro sì – che fosse in sperimentazione presso l’Institut.
Di questo, francamente, ringrazio lo IAR. Perché in fin dei conti, era proprio questo l’obiettivo fondamentale del mio “maligno” articolo: far emergere una posizione ufficiale, autorevole e ferma, sulla validità scientifica di certe pratiche che rischiano di danneggiare non solo la credibilità di una prestigiosa istituzione scientifica, ma soprattutto i cittadini e il settore agricolo regionale. Sappiamo bene, infatti, cosa significhi il silenzio delle istituzioni scientifiche di fronte alla pseudoscienza, specie quando c’è qualcuno che in politica prova a cavalcarla: lasciare libero il campo a chi sfrutta la confusione e l’ambiguità per vendere soluzioni miracolose prive di qualsiasi fondamento.
Forse avrò disturbato il sonno tranquillo di qualcuno, e per questo, lo ammetto, mi sento in dovere di porgere le mie più sincere scuse. Non era mia intenzione interrompere placide meditazioni istituzionali con il trillo insistente di una sveglia “maligna”. Tuttavia, continuo a pensare che questa sveglia fosse necessaria. Non ho mai creduto che il silenzio, soprattutto quando è in gioco l’interesse pubblico, possa essere considerato un’opzione lecita per un ricercatore, e men che mai per un’istituzione come lo IAR, che è (anche) di ricerca. Anzi, mi è stato insegnato che il compito di uno scienziato ed in generale di un cittadino è esattamente l’opposto: rompere il silenzio ogni volta che la trasparenza e la chiarezza sono a rischio, anche a costo di essere percepito come un provocatore, purché naturalmente si portino argomentazioni valide e sottoponibili a disamina – cosa che evidentemente è, visto che nel merito lo IAR esprime esattamente la posizione mia e della comunità di ricercatori e scienziati che con me ha denunciato quanto accadeva.
Pertanto, prendendo atto che la mia scomoda insistenza e quella di questo giornale, del CICAP, di Open e di altri sono servite, alla fine, a spingere lo IAR a una chiara presa di posizione sulla questione dell’acqua informata, allora posso ritenermi soddisfatto e accetto volentieri l’etichetta di “maligno” assegnatami. Insomma, cari amici dello IAR, grazie davvero per aver rotto il vostro silenzio e per aver finalmente espresso con chiarezza ciò che era necessario dire. Perdonatemi per il risveglio brusco: prometto che la prossima volta cercherò di essere più delicato. Ma non garantisco di riuscirci.