Cambia lo statuto, evoca il Congresso. Così Tajani si blinda e prova a prendersi FI

Il leader forzista vuole un partito più strutturato, che si allontana dall’idea del Cav. per resistere ai contromovimenti interni. La prima mossa al Consiglio nazionale del 25 luglio. Gasparri: “Ci stiamo trasformando”. La riunione dei vertici azzurri

Avere un controllo sempre maggiore all’interno di Forza Italia, con un partito più strutturato, e rafforzare la sua leadership. Antonio Tajani affina la strategia, vuole evitare il logoramento e mettersi al riparo dagli scossoni, interni ed esterni. Dai contromovimenti che arrivano da Milano. Vuole ricandidarsi a segretario e arrivare blindato al Congresso che precederà le politiche del 2027. Per farlo occorre stringere le maglie del partito, modificare lo statuto: non a caso uno dei punti all’ordine del giorno, insieme al tesseramento, del Consiglio nazionale convocato a Roma il 25 luglio. “Negli ultimi due anni abbiamo raccolto tante adesioni. Ora vogliamo fidelizzare sempre più i nostri militanti. Come? Con una regola in base alla quale si prevede che per esercitare il diritto di voto ai congressi debba esserci un continuità di tesseramento”, dice Maurizio Gasparri. L’ipotesi è che serva essere iscritti a FI da almeno due anni.

Sono mosse di cui hanno discusso in questi giorni i vertici di Forza Italia. Lo hanno fatto anche domenica nel corso di una riunione riservata a cui hanno preso parte i vice di Tajani, i capigruppo Maurizio Gasparri e Paolo Barelli e poi l’europarlamentare milanese Letizia Moratti – che presiede la Consulta del partito ed è rientrata, dopo la parentesi del Terzo polo, nell’ottobre 2023, proprio nel momento in cui Tajani assumeva il comando. Quando in molti ritenevano FI un partito morente. Il vicepremier e ministro degli Esteri lo ha rianimato, reso più attrattivo a livello parlamentare – l’ultimo colpo è il ritorno di Nino Minardo dalla Lega – e anche a livello di adesioni. “Abbiamo avuto un grande successo in questi anni: 100 mila iscritti nel 2023, 150 mila nel 2024. Siamo un partito in salute”, dice Gasparri.

Numeri, tessere e dunque voti (pure interni) che Tajani vuole sfruttare e contrapporre ai suoi critici, a chi vuole fargli le scarpe. Nella sua prospettiva c’è una forza politica più pesante e articolata, che si allontana dall’idea iniziale di Silvio Berlusconi, una forza politica più leggera e aperta. “Stiamo stabilizzando la trasformazione di FI in un partito che adesso ha una vita ordinaria. Siamo nati come un movimento che aveva un leader gigantesco, che faceva ogni cosa. Ora stiamo mettendo al posto di una figura così forte una struttura. Che non avrà una leadership come quella di Berlusconi ma ha tante persone di buona volontà, che stanno ottenendo risultati. E’ una novità per la nostra storia – dice ancora Gasparri – ma vogliamo andare avanti”.

Cambiare lo statuto, a partire dal prossimo Consiglio nazionale, è insomma un altro passo che va nella direzione descritta dal capogruppo di Palazzo Madama. Il congresso a cui punta Tajani per evitare il logoramento e restare saldamente al comando dovrebbe tenersi a gennaio o febbraio 2027, in vista delle politiche. Ma c’è chi non esclude che possa arrivare anche qualche mese prima.

Nel frattempo vanno avanti i congressi locali, su cui Tajani vorrebbe accelerare per passare poi alla (sua) partita nazionale. A votare in questa sede dovrebbe quindi essere, dopo le modifiche allo statuto, solo chi si è iscritto entro il 2025: un meccanismo che permetterà al vicepremier di mettersi al riparo dai signori delle tessere, dai pacchetti di voti e dai militanti dell’ultima ora, quelli che potrebbero rispondere ad altre logiche. Una sorta di blindatura dal basso per prevenire le contromosse in arrivo da Milano. In FI non mancano infatti le critiche nei confronti dell’attuale linea. Sono le voci di chi è più vicino alla famiglia Berlusconi, che intanto continua a chiedere maggiore apertura e rinnovamento. Tajani potrebbe anche decidere di aprire di più il partito ad amministratori, assessori comunali e regionali per dare un segnale. Ma le parole dei Berlusconi continuano a essere vissute con un po’ di insofferenza dallo stesso Tajani e dai suoi fedelissimi. Così la suggestione, ma forse è qualcosa di più, di cercare nuove fonti di finanziamento e acquisire maggiore autonomia resta in campo. Secondo l’ultimo rendiconto di Forza Italia, al netto di un disavanzo di oltre 300 mila euro, nel 2024 (anno delle europee) le contribuzioni sono aumentare di 2.031.273 euro. In particolare sono cresciute le contribuzioni da persone fisiche – non parlamentari o consiglieri regionali – e da persone giuridiche. A certificarlo è stato l’amministratore nazionale Fabio Roscioli, avvocato vicino alla famiglia Berlusconi – già presidente e liquidatore del Pdl – e depositario del simbolo di FI. Una figura che potrebbe avere peso nelle future dinamiche forziste, tanto più se il tentativo di blindarsi da parte di Tajani dovesse far esplodere le divergenze tra Milano, Roma e gli altri esponenti azzurri del sud, legati all’attuale segretario.

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