Alleanze e convergenze ideologiche tra l’estrema sinistra e l’islam politico in Francia. Un’offensiva ideologica che il ministro dell’Università non vuole vedere
“L’islamo-goscismo ‘non ha alcuna realtà accademica!’. Ripetiamo insieme: l’islamo-goscismo ‘non ha alcuna realtà accademica!’”. Philippe Baptiste, ministro dell’Università – scrive il Figaro – non è forse troppo avanti con l’età per continuare a credere che la ripetizione di una formula sia sufficiente a rompere un incantesimo e a far scomparire i problemi e la realtà?
Nel corso di un’intervista rilasciata a Lcp il 7 luglio scorso, il ministro, a proposito dell’islamo-goscismo, ha aggiunto: “Questo termine (…) non esiste come termine accademico, non è nemmeno ben definito, quindi questa nozione non esiste”. Eppure il concetto non è nato su un set televisivo o sul palco di un convegno. E’ stato un noto ricercatore e politologo, a sua volta direttore di ricerca presso il Cnrs, Pierre-André Taguieff, a utilizzarlo per la prima volta nel suo libro “La nouvelle judéophobie” (2002) per descrivere “un insieme di alleanze strategiche e di convergenze ideologiche tra gruppi di estrema sinistra e vari movimenti islamisti”. Una definizione precisa e documentata, basata su fatti storici, politici e sociali osservabili. Da allora, il concetto è stato ripreso da numerosi accademici specializzati in questi temi, come l’islamologo Gilles Kepel e la sociologa e antropologa Florence Bergeaud-Blackler, anch’essa membro del Cnrs.
Più di 250 accademici hanno addirittura firmato un manifesto il 1° novembre 2020 a sostegno delle parole di Jean-Michel Blanquer, allora ministro dell’Istruzione, che avvertiva che “l’islamo-goscismo sta facendo danni nelle università”. All’epoca, i ricercatori denunciavano la negazione di questa minaccia da parte di alcuni organismi accademici e politici. Su quale autorità accademica si basa il ministro, ex direttore del Centre national des études spatiales, per affermare che i politologi, gli islamologi e i sociologi non sono legittimati ad analizzare l’ascesa dell’islamo-goscismo? (…). Anche se per il ministro il fatto che “alcuni dipartimenti universitari siano altamente politicizzati” (in altre parole, molto militanti a sinistra) rientra nella tradizione universitaria francese, ciò non dovrebbe essere sufficiente a screditare i ricercatori che mettono in discussione questa doxa. Eppure, possiamo solo arrivare alla conclusione che il sistema dispone di potenti anticorpi per respingere qualsiasi tentativo di messa in discussione. Basta ricordare la pantomima dell’ex ministro Frédérique Vidal su questo tema. Nel febbraio 2021, ha finto di avviare un’inchiesta, poi ha affermato che tutto era stato risolto e che “l’islamo-goscismo e la censura erano problemi del passato” (France Info, 15 ottobre 2021).
Tuttavia, il Monde ha poi rivelato che l’inchiesta non è mai stata condotta. Chiudere gli occhi per non vedere nulla! Chi continua a negare l’esistenza dell’islamo-goscismo dovrebbe ascoltare uno dei suoi compagni di viaggio, François Burgat, politologo ed ex direttore di ricerca del Cnrs, che sostiene che questa convergenza è reale. “Possiamo essere giustificati nell’etichettare come ‘islamo-goscista’ l’interazione e talvolta la convergenza intellettuale e politica che si è verificata verso la fine degli anni Ottanta tra le lotte di alcune componenti dell’estrema sinistra, in particolare in Francia, e quelle degli attori di almeno un segmento dell’ampio spettro dell’islam politico. Nel campo intellettuale, è stato il filosofo Michel Foucault che, con la sua provocatoria osservazione (‘La prima condizione per affrontare la questione dell’islam in politica […] è quella di non cominciare a metterci dentro l’odio’), ha osato per primo esporre la possibilità di riconoscere coloro che utilizzano il lessico islamico. Nata all’alba della rivoluzione iraniana, questa convergenza non è mai stata negata” (…).
E’ giunta l’ora di prendere le cose sul serio: l’islamo-goscismo non è uno slogan vuoto, ma la designazione di un fenomeno ideologico-politico che è stato analizzato e documentato per oltre vent’anni, e la sua influenza sulle università è cresciuta attraverso tre fasi successive. Questa alleanza, in primo luogo, ha preso forma nei campus, tramite il collegamento con il movimento altermondialista, molto presente nelle università alla fine degli anni Novanta. Nel 1994, Chris Harman, un trotskista inglese, pubblicò “The Prophet and the Proletariat”, in cui giustificava un’alleanza strategica con gli islamisti sui fronti antimperialista e antirazzista. In Gran Bretagna, ciò ha portato alla creazione del Respect party, un’alleanza formale tra il Socialist Workers Party (trotskisti inglesi) e la Muslim Association of Britain, vicina ai Fratelli musulmani. In Francia, uno dei rami del trotskismo, la Tendance socialiste internationale, si è allineato a questa linea e ha formato il gruppo Socialisme par en bas, di cui Danièle Obono è stata uno dei cardini prima di aderire alla Ligue commuiste révolutionnaire (Lcr) e diventare deputata della France insoumise. Nel 2018, è stata nominata membro del cda della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Parigi 1. Questa tattica di entrismo è iniziata nel 2005, quando la Lcr ha firmato l’“appello per una conferenza sull’anticolonialismo postcoloniale” lanciato da Houria Bouteldja, che ha portato nel 2010 alla creazione del Parti des Indigènes de la République, sul modello del Respect party inglese (…).
Nel 2004, i servizi di sicurezza di diverse organizzazioni studentesche di estrema sinistra hanno persino offerto la loro protezione alla manifestazione a favore del velo organizzata da Mohamed Latrèche del controverso Parti des musulmans de France. Questa alleanza tra islamisti e attivisti di estrema sinistra non si è limitata all’arena politica: è fiorita anche a livello ideologico, forgiando concetti “accademici” in grado di riempire l’arsenale militante di coloro che vogliono rovesciare il nostro modello di società. Già nel 2003, ad esempio, si è affermato il concetto di “islamofobia”, grazie a una vera e propria sinergia tra accademici e reti militanti (…).
Oggi la convergenza tra islamismo ed estrema sinistra non si limita più all’antisionismo o al comunitarismo religioso: si estende a una critica globale dell’occidente e alla lotta contro il presunto dominio del maschio bianco eterosessuale cisgender (…). Per vent’anni, una parte della sinistra radicale ha deliberatamente costruito alleanze ideologiche e militanti con l’islam politico. Ha imposto i suoi concetti nelle università, ha trasformato i sindacati studenteschi in cinghie di trasmissione, ha costruito alleanze elettorali e ha alimentato un clima di intimidazione intellettuale in cui ogni critica viene criminalizzata come “islamofoba”. A ricercatori come Florence Bergeaud-Blackler viene impedito di presentare il proprio lavoro nei campus o di tenere lezioni, come Fabrice Balanche a Lione 2. Gli esempi sono numerosi. Negare l’esistenza dell’islamo-goscismo, come sta facendo il ministro dell’Università, significa rifiutare di vedere questa storia, questa strategia e queste reti. Significa permettere che fiorisca un clima di intimidazione che minaccia la libertà accademica e fa il gioco dei Fratelli musulmani. E’ ora di affrontare questa realtà.
(Traduzione di Mauro Zanon)