La legge che sul carcere ostativo, lo scioglimento per infiltrazione mafiosa, la sistematica collaborazione internazionale. Ricordare via D’Amelio anche con i grandi successi dello stato nella lotta alla mafia
Nella giornata di oggi si ricorda la strage di Via D’Amelio, in cui fu ucciso, insieme alla scorta, Paolo Borsellino, che insieme a Giovanni Falcone è stato il magistrato che ha dato un contributo decisivo e elevare il livello della lotta alla mafia, non solo dei magistrati o degli organi di polizia, ma della società e dello stato. Proprio questa esigenza di allargare il fronte della lotta antimafia era stato il messaggio più incisivo di Borsellino e oggi, insieme alla celebrazione del suo eroismo, è bene ricordare anche quanto è stato fatto per seguirne le indicazioni, che è davvero molto. Subito dopo la strage di via D’Amelio il Parlamento, superando anche non infondate preoccupazioni costituzionali, ha approvato la legge che sul carcere ostativo, il 41 bis, che ha fortemente contribuito negli anni successivi a controllare i mafiosi per evitare che potessero agire anche dal carcere come membri dell’associazione criminale. Un altro strumento importante è stato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa, che ha colpito dal 1991 al 2025 ben 293 consigli comunale, con l’effetto di rendere sempre più difficile la collusione con interessi mafiosi.
E’ diventata sistematica la collaborazione internazionale nella lotta alla criminalità organizzata e questo ha permesso di contrastare l’internazionalizzazione delle mafie e ha portato alla distruzione di numerose reti. Alcune delle principali centrali mafiose, a cominciare da quella palermitana, sono state distrutte mentre molte altre hanno subito colpi durissimi, e per celebrare degnamente Borsellino è bene rendere noto il risultato che, anche grazie la suo esempio e alle sue intuizioni, è stato raggiunto. Naturalmente non tutto è risolto, non tutte le cosche sono state distrutte, non tutti i mafiosi sono in carcere, ma è evidente che oggi, a differenza di quel che accadeva trent’anni fa, l’Italia non è più ai primi posti per il peso delle associazioni criminali. Si può e si deve sempre vigilare perché non si abbassi la guardia, ma sarebbe un errore trascurare di valorizzare i risultati ottenuti, che sono il lascito più importante del sacrificio degli eroi dell’antimafia come Borsellino.