Come evitare che il “Qfp” europeo sia un boomerang per gli artigiani

La sfida sarà coniugare semplificazione e inclusione, garantendo che le micro e piccole imprese siano protagoniste della trasformazione economica e sociale. Secondo Confartigianato è l’occasione per costruire una politica di coesione più moderna ed efficiente

Il 16 luglio la Commissione Europea ha presentato il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) per il periodo 2028-2034, un piano da quasi 2.000 miliardi di euro che punta a rafforzare la competitività del continente e affrontare le sfide geopolitiche, economiche e climatiche dei prossimi anni. Secondo Confartigianato è l’occasione per costruire una politica di coesione più moderna ed efficiente. La sfida sarà quella di coniugare semplificazione e inclusione, garantendo che le micro e piccole imprese siano protagoniste della trasformazione economica e sociale. In gioco c’è il futuro del “modello europeo” che ha bisogno di tutte le sue componenti per affrontare le grandi transizioni in atto. Le sollecitazioni di Confartigianato si basano su quanto emerso, proprio il 16 luglio, nel corso del webinar “Il futuro delle politiche di coesione e le prospettive per le mPMI”, organizzato da Confartigianato in collaborazione con OReP – Osservatorio sul Recovery Plan.

All’evento è stato presentato il rapporto “Il futuro delle politiche di coesione dal punto di vista dell’artigianato, delle mPMI e dell’impresa diffusa in Italia e in Europa”, elaborato insieme alla Fondazione Promo PA che analizza l’utilizzo dei fondi FESR 2014-2020 da parte delle piccole imprese. Emergono numerose criticità: procedure amministrative e burocratiche troppo complesse e costose, barriere all’accesso alle nuove tecnologie, inefficacia del pacchetto di aiuti per le Pmi, controlli e verifiche percepiti come troppo invasivi e onerosi. Queste barriere, secondo Confartigianato, minano l’efficacia della coesione europea e ostacolano l’accesso delle micro, piccole e medie imprese ai finanziamenti, con un impatto negativo sull’innovazione, la crescita e l’occupazione. Il rapporto non si limita alla denuncia, ma propone una serie di soluzioni concrete. A cominciare dalla revisione del quadro normativo e semplificazione delle procedure e dalla necessità di creare riserve specifiche per le micro, piccole e medie imprese negli appalti pubblici. Senza dimenticare che serve favorire i contratti di rete e i raggruppamenti temporanei di imprese. Non possono mancare il rafforzamento della digitalizzazione della PA e una migliore integrazione tra politiche di coesione e industriali.



Per il Presidente di Confartigianato “serve un cambio di passo reale. Le Pmi sono ancora trascurate nelle politiche europee. Bisogna evitare che la centralizzazione decisionale allontani Bruxelles dai territori e dalle esigenze delle comunità produttive locali”. “È fondamentale – aggiunge Granelli – che il Fondo Europeo per la Competitività e i nuovi Piani di Partenariato non diventino strumenti a misura esclusiva di grandi imprese o apparati burocratici centrali. Bisogna garantire un accesso equo, rapido ed efficace alle risorse per le piccole imprese, altrimenti la coesione rischia di restare solo uno slogan”. Un punto centrale evidenziato da Confartigianato è il dialogo costante con i territori. Secondo la Confederazione, i nuovi Piani di Partenariato — che integreranno politiche agricole, di coesione, occupazione e innovazione — rappresentano un’opportunità, ma richiedono una forte concertazione tra governi, regioni, comunità locali e rappresentanze imprenditoriali. Raccomanda Granelli: “La distribuzione capillare del nostro tessuto produttivo italiano, fatto di centinaia di migliaia di piccole imprese radicate nei territori, non può essere sottovalutata. L’Unione Europea ha bisogno di politiche industriali che comprendano e promuovano il valore dell’impresa diffusa, artigiana e locale, vero motore della crescita inclusiva”.

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