L’app di messaggistica più utilizzata al mondo potrebbe presto dovere lasciare il mercato russo, in linea con la strategia per rafforzare la sovranità digitale del Cremlino. Il governo punta sull’app statale Max e su nuove restrizioni verso i software stranieri
“Whatsapp dovrebbe prepararsi a lasciare il mercato russo”, ha detto Anton Gorelkin – vicepresidente della commissione per l’informatica della Duma – secondo quanto riportato da Reuters. In un messaggio pubblicato su Telegram, Gorelkin ha detto che l’app di messaggistica più utilizzata al mondo potrebbe presto rientrare tra i software soggetti a limitazioni, in linea con la nuova strategia del governo russo che mira rafforzare il controllo del Cremlino sulle piattaforme digitali. Le sue parole arrivano poco dopo l’approvazione di una legge firmata dal presidente Vladimir Putin che punta a sviluppare un sistema di comunicazione nazionale capace di integrarsi con i servizi pubblici. L’app in questione si chiama Max, ed è già vista dalle autorità come un possibile sostituto dei servizi occidentali più popolari – tra cui quelli di Meta. Gorelkin ha inoltre spiegato che, se Whatsapp venisse escluso dal mercato russo, Max potrebbe rapidamente conquistare ampie fette dell’utenza, considerando che attualmente quasi sette russi su dieci usano quotidianamente l’app di Meta.
La nuova spinta a favore del software nazionale si inserisce in un piano più ampio voluto da Putin, che ha incluso – tra le direttive pubblicate recentemente dal Cremlino – un ordine per introdurre ulteriori limitazioni a tecnologie provenienti da paesi che hanno imposto sanzioni alla Russia. Il termine fissato per l’attuazione delle nuove misure è il 1° settembre.
WhatsApp, come già accaduto in passato per Facebook e Instagram – bloccati nel 2022 dopo l’inizio del conflitto in Ucraina – si trova nel mirino delle istituzioni russe. Il colosso tech Meta è stato etichettato come “entità estremista” e quindi soggetto a misure restrittive. Parallelamente, il Parlamento russo ha introdotto modifiche legislative che consentono di infliggere sanzioni pecuniarie a chi accede o diffonde contenuti classificati come estremisti, tra cui rientrano anche profili e pagine legati all’opposizione politica.
Il giro di vite è stato criticato da esponenti vicini al potere, come Margarita Simonyan, direttrice di un importante canale statale, che ha evidenziato come queste norme rischino di ostacolare il lavoro investigativo dei giornalisti. D’altro canto, anche altri membri della Duma, come Anton Nemkin, hanno preso posizione sulla questione: secondo lui, la presenza di Whatsapp nel cyberspazio russo rappresenta una minaccia alla stabilità nazionale dal punto di vista normativo e della sicurezza.
Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha ribadito che qualsiasi servizio digitale disponibile in Russia deve conformarsi alle normative locali. In questo contesto, il governo sta accelerando sul fronte della cosiddetta “sovranità digitale”, ovvero una gestione dello spazio online che mira a ridurre drasticamente la dipendenza da strumenti tecnologici stranieri, specialmente se provenienti da paesi considerati “ostili”. Un esempio concreto di questa strategia è la legge sull’“internet sovrano”, che consente a Roskomnadzor – l’ente governativo per il controllo delle comunicazioni – di isolare la rete russa da quella globale in caso di pericoli non meglio specificati. Questo significa che i fornitori di accesso a internet russi potrebbero essere obbligati a disconnettersi dai server stranieri e a operare esclusivamente tramite un’infrastruttura nazionale.