Arriva l’autorizzazione integrata ambientale, ma allo stabilimento tarantino manca tutto il resto
L’impianto Ilva di Taranto è salvo. Lo ha annunciato ieri il ministro Adolfo Urso: “Mi è appena arrivato il messaggio che l’Autorizzazione Integrata Ambientale è stata rilasciata”. Nonostante il parere negativo degli enti locali. L’Aia è l’autorizzazione necessaria a Ilva per produrre e a rilasciarla è il ministero dell’Ambiente. L’ultima era scaduta nel 2023. Gli enti locali intervengono in conferenza dei servizi, ma il loro parere non è vincolante. Ilva è considerata sito di interesse strategico nazionale dal 2012 e l’unico ente che ne decide le sorti è il governo, magistratura permettendo. Il ministro Urso però per settimane ha detto che “se gli enti locali non firmano l’accordo, Ilva chiude”.
Un accordo, previsto dalla legge sulle Aia, del tutto facoltativo e non vincolante, che tenta di condividere con gli enti locali le sorti degli impianti. Non un accordo di programma. E non vincolante. La bozza presentata da Urso prevede un piano da quattro impianti dri (materia prima al posto del carbon coke) e tre forni elettrici, da realizzare in otto anni. Per alimentarli, tolta di mezzo la fantasia dell’idrogeno, servono 5 miliardi di metri cubi di gas. Ma nel piano non è indicato né chi lo farà, né quanto costa né con quanti (dis)occupati. Servono 7 miliardi di euro e nessuno vuole metterli, neanche lo stato. Perché non sono ammortizzabili. Per questo il governo sta tentando da mesi di scaricare su qualcuno la responsabilità di un piano che non verrà mai realizzato: prima la magistratura di Taranto, poi i giudici di Milano, poi gli enti locali. Alla fine l’Aia è stata rilasciata senza il loro consenso. Ora il ministro dice che senza l’ok del comune di Taranto sul rigassificatore non può fare nuova gara. Ma che paese è quello in cui a gara chiusa, con vincitore decretato, il governo dopo un anno annulla tutto e ne fa un’altra? Adesso gli altoforni sono autorizzati fino al 2038, ma al momento sono tutti spenti per consunzione. Il ministro ha detto che entro il 2026 saranno riattivati: stavolta colpa non potrà ricadere su altri.