Insistere per trascinare Salvini a tutti i costi sul piano del processo penale significa accanirsi. E anche chi pensa che il ministro abbia sbagliato dovrebbe arrendersi all’idea che la giustizia non serve a difendere un principio: serve a far rispettare la legge
Al direttore – Mi sembra che tutto il processo Open Arms, compreso il ricorso per Cassazione, si basi su un presupposto errato. Stare su una nave non soddisfa quella restrizione della libertà di movimento che è l’elemento costitutivo del reato di sequestro di persona. Si sequestra qualcuno quando lo si chiude in una stanza o in una cantina, non quando rimane per alcuni giorni su una nave dove già si trova e da cui comunque per ragioni di necessità, ad esempio di salute, sarebbe comunque sbarcato, come è accaduto ad alcuni dei profughi. E’ difficile intravedere in questa storia qualcosa che vada al di là dell’eventuale responsabilità politica e morale e insistere per trascinarlo a tutti i costi sul piano del processo penale.
Guido Salvini, ex magistrato
Caro Salvini, le faccio una confessione. Stavo scrivendo, su questa storia, un commento per dire che ci sono occasioni in cui i magistrati esagerano e usano gli strumenti della giustizia per portare avanti battaglie ideologiche e ci sono occasioni in cui invece i magistrati non esagerano e si muovono con criteri diversi anche quando al centro del dibattito vi sono politici. Stavo scrivendo, e continuo a pensarlo, che il caso Open Arms è uno di questi. Stavo ricordando che Salvini, in questa storia, non è stato indagato perché la magistratura voleva sostituirsi alla politica ma al contrario Salvini, in questa storia, è stato indagato, e poi assolto, perché scelse esplicitamente, nel 2019, di sfidare il diritto del mare, sostenendo che fosse un suo diritto ignorare deliberatamente la legge per questioni legate più alla propaganda personale che all’interesse nazionale. Stavo scrivendo che nei suoi confronti non c’è mai stata una caccia alle streghe, ma c’è stato semplicemente il tentativo di far rispettare lo stato di diritto. E stavo scrivendo che la procura di Palermo che chiede alla Cassazione di pronunciarsi sulle questioni di diritto alla base del processo, senza rivalutare i fatti, non è uno scandalo, perché augurarsi che la Cassazione faccia chiarezza sulla possibilità che un ministro sfidi il diritto del mare senza pagarne le conseguenze non è giustizialismo: è amore per lo stato di diritto. Stavo scrivendo tutto questo ma la sua lettera mi ha convinto: insistere per trascinare Salvini a tutti i costi sul piano del processo penale significa accanirsi. E anche chi pensa che Salvini abbia sbagliato dovrebbe arrendersi all’idea che la giustizia non serve a difendere un principio: serve a far rispettare la legge. E andare avanti in questa storia significa quello che suggerisce lei: chiedere alla giustizia di occuparsi di responsabilità politiche e morali. E in fondo la peggiore condanna possibile Salvini l’ha già subita: essere il vicepremier di un governo che ha scelto di fare l’opposto rispetto a quanto teorizzò Salvini nel 2019. Non chiudere i porti e sfidare l’Europa ma aprirli abbracciando l’Europa.