Le nuove misure erano state tenute in ostaggio dal premier slovacco Fico. Il primo bersaglio restano le entrate petrolifere del Cremlino. E si colpiscono le triangolazioni con paesi terzi per aggirare l’embargo
Bruxelles. Ci sono voluti più di due mesi all’Unione europea per adottare le sanzioni “devastanti” che aveva promesso se Vladimir Putin non avesse accettato un cessate il fuoco nella sua guerra di aggressione contro la Russia, ma alla fine i ventisette hanno trovato un accordo. Ieri il Consiglio Affari generali dell’Ue ha adottato il diciottesimo pacchetto di sanzioni, che era stato tenuto in ostaggio dal veto del premier slovacco, Robert Fico, per diverse settimane. Include misure nuove e significative nei settori dell’energia, della finanza e del commercio. Per la prima volta, nella lista nera dell’Ue finiscono anche banche cinesi e una raffineria indiana, che aiutano la Russia ad aggirare le sanzioni europee. “Restiamo fermi”, ha detto l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, promettendo di “continuare ad aumentare i costi” per la Russia per fare in modo che la fine della guerra diventi “l’unica via percorribile per Mosca”.
Il primo bersaglio dell’Ue sono le entrate petrolifere del Cremlino, che permettono di finanziare lo sforzo di guerra. L’Ue introdurrà un nuovo meccanismo dinamico di tetto al prezzo del petrolio fissato dal G7, che sarà del 15 per cento in meno rispetto al prezzo medio di mercato del greggio russo. Nell’immediato passerà da 60 a 47,6 dollari al barile. L’Ue lo applicherà anche fuori dal quadro del G7, senza gli Stati Uniti, coordinandosi in particolare con il Regno Unito. Altre 105 petroliere della flotta ombra della Russia finiranno nella lista nera dell’Ue, portando il totale a oltre 400. E’ stato introdotto un divieto di importazione di prodotti petroliferi raffinati ottenuti da greggio russo per impedire le esportazioni indirette attraverso paesi terzi. L’Ue ha adottato anche un divieto di transazioni per la fornitura di gas via Nord Stream 1 e 2. La misura è simbolica, dato che i due gasdotti non sono operativi dopo il sabotaggio del 2022. Ma invia un segnale all’Amministrazione Trump, che ha ipotizzato la ripresa delle operazioni di Nord Stream in caso di accordo con Putin. Il settore bancario russo è un altro bersaglio del nuovo pacchetto di sanzioni dell’Ue. L’esclusione da Swift diventa un divieto totale di transazioni con una quarantina di banche russe (il numero è stato praticamente raddoppiato). Viene colpito il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti con le sue controllate. Le banche di paesi terzi che permettono di aggirare le sanzioni o sostengono lo sforzo di guerra della Russia saranno sanzionate. Kallas ha annunciato l’;inserimento di banche cinesi. In totale sette società in Cina e quattro in Turchia finiranno nella lista nera dell’Ue perché sotengono indirettamente o direttamente il complesso industriale militare russo. L’Ue rafforza anche le restrizioni commerciali per limitare l’accesso della Russia di tecnologie usate nella produzione di armi e droni, ma anche prodotti in settori critici come l’edilizia, il trasporto e l’energia.
“Questo è un segnale molto forte alla Russia: l’Europa è al fianco dell’Ucraina, insieme ai partner e agli alleati”, ha spiegato la presidenza danese dell’Ue. “Stiamo colpendo il cuore della macchina da guerra russa”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Il diciottesimo pacchetto di sanzioni era in preparazione dall’inizio da maggio, da quando Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk erano andati a Kyiv insieme a Keir Starmer per annunciare un ultimatum a Putin, concordato con il presidente americano, Donald Trump: cessate il fuoco o “sanzioni devastanti”. Le scadenze dell’ultimatum sono state rinviate diverse volte. La proposta di sanzioni è arrivata dalla Commissione di Ursula von der Leyen solo all’;inizio di giugno. La necessità di trovare un accordo all’;unanimità nell’Ue ha paralizzato il processo. Questa volta non è stato il premier ungherese, Viktor Orban, a mettere il veto, ma il suo omologo slovacco, Robert Fico. La Slovacchia si sente penalizzata dalla proposta della Commissione di vietare l’importazione di gas russo. Ha chiesto di essere esentata dal bando, poi di ricevere compensazioni finanziarie. Alla fine la Commissione ha offerto delle garanzie di intervenire in caso di problemi. Più che le rassicurazioni di Bruxelles, è il cambio di posizione di Donald Trump che ha spinto Fico a rinunciare al veto e Orban a non usare il suo. Anche Grecia, Malta e Cipro avevano fatto resistenza alla proposta di ridurre il tetto al prezzo del petrolio. Le difficoltà sul diciottesimo pacchetto contro la Russia dimostrano che l’Ue sta raggiungendo il limite di ciò che può fare con le sanzioni.