Chi indaga sull’altro caso Sala?

Una fuga di notizie da un’indagine coperta da segreto è un reato. Attendesi inchiesta

Dunque è stato un quotidiano – il Corriere della Sera – a informare il sindaco di Milano che da un mese figura iscritto nel registro degli indagati. Non una notifica formale. Non un atto giudiziario. Non una comunicazione della procura. Sala lo ha scoperto dai giornali (dall’unico che ieri lo aveva in prima edizione). E questo, che pure può sembrare solo un inciampo di forma, pone una questione sostanziale: se il suo nome era coperto da segreto, chi ha violato quel segreto? In linea generale, non c’è nulla di anomalo nel fatto che un indagato non sappia subito di esserlo. La legge consente alla procura di iscrivere un nome nel registro e mantenerlo riservato finché non si rende necessario un atto che implichi “discovery” nei confronti dell’indagato: una perquisizione, un avviso di garanzia, un interrogatorio. In assenza di queste condizioni, il segreto regge. Anzi, deve reggere. Ma proprio qui sta il problema. Se il segreto reggeva, perché è saltato? E se è saltato, chi lo ha fatto saltare? E a che scopo?

Siamo davanti all’ennesimo cortocircuito tra potere giudiziario e opinione pubblica, in cui l’inchiesta – prima ancora di esprimere un esito – produce uno sputtanamento. Non perché il pm abbia deciso di renderlo noto. Ma perché, da qualche parte, qualcosa è uscito. Senza firma, senza assunzione di responsabilità. Un’indiscrezione che ha preceduto ogni diritto alla difesa. E che ora rischia persino di inquinare l’indagine stessa. Per questo, non si tratta solo di una questione di garbo istituzionale. E’ una questione di diritto. Una fuga di notizie da un’indagine coperta da segreto è un reato. Un reato che danneggia non solo la persona coinvolta, ma anche l’efficacia e la credibilità dell’intera azione giudiziaria. Se davvero – come ha detto il procuratore capo Marcello Viola nel giorno del suo insediamento – la legalità è il faro dell’attività giudiziaria, allora tocca proprio alla procura di Milano aprire immediatamente un’indagine su questa fuga. Non farlo, o far finta di niente, equivarrebbe ad ammettere che i segreti valgono solo per alcuni. E che la legge – ancora una volta – vale solo fino al prossimo titolo in prima pagina.

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