Il primo cittadino deve rispondere di due ipotesi di reato: “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone” e concorso in “induzione indebita a dare o promettere utilità”. Le opposizioni chiedono che riferisca in aula e incalzano per le dimissioni. Forza Italia: “Restiamo garantisti”
C’è anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, fra gli oltre 21 indagati nell’inchiesta sull’urbanistica di Milano in cui i pm hanno chiesto sei arresti. Le ipotesi di reato, riportano il Corriere della Sera e altri quotidiani, sono di false dichiarazioni su qualità proprie o di altre persone relativamente alla nomina del presidente della Commissione per il paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e di induzione indebita a dare o a promettere utilità intorno al progetto del ‘Pirellino’ dell’architetto Stefano Boeri e dell’imprenditore Manfredi Catella, presidente del gruppo Coima. Anche Boeri e Catella sono indagati.
“Trovo allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile”, ha detto Sala al Corriere della Sera. Il sindaco riferirà in Consiglio comunale il 21 luglio. A proposito del progetto del Pirellino il sindaco spiega: “L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare”. Insieme al primo cittadino milanese, risultano indagate 21 persone. “La composizione della Commissione Paesaggio – sottolinea Sala – viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni”.
“L’Amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata”, aveva detto Sala ieri sera, dopo un faccia a faccia con l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, coinvolto nell’inchiesta con l’accusa di aver condizionato le valutazioni della Commissione per il paesaggio. Il sindaco non sapeva ancora di essere tra gli indagati. “Gli ultimi accadimenti dovranno essere compresi e valutati perché non venga vanificato il prezioso percorso intrapreso”, aveva sottolineato, aggiungendo che “si sta confrontando con i suoi legali prima di assumere qualunque iniziativa”.
La notizia riaccende le richieste di dimissioni, già avanzate ieri da alcuni partiti dell’opposizione di centrodestra alla giunta Sala. Finora a commentare i fatti sono solo esponenti locali dei partiti. “Giuridicamente, ognuno degli indagati, avrà tutto il tempo di spiegare la propria posizione. Ma la politica non aspetti tempo. Dov’è la sinistra milanese sempre pronta a dare lezioni? Che ne sarà dello stadio? Dove troveranno la serenità di condurre Milano nei prossimi mesi innanzi a sfide importanti come le Olimpiadi? È chiaro che le dimissioni di questa Giunta siano l’unica seria opzione sul tavolo“, dice il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Marino, Riccardo Truppo. FdI, come la Lega, chiede che il sindaco riferisca al Consiglio comunale. “L’apertura dell’indagine sul sindaco Sala è solo il culmine dell’iceberg sul quale si è scontrato il Titanic guidato dalla sinistra”, dice in una nota Samuele Piscina, consigliere comunale e segretario provinciale della Lega a Milano. “Nessun colpevole sotto il profilo legale a oggi, ci mancherebbe, ma è chiaro che il sindaco non possa esimersi dal venire in aula a dare serie spiegazioni, poiché è difficile non intravedere almeno una responsabilità politica! In caso di convalida dell’arresto dell’Assessore Tancredi, sarebbe doveroso un passo indietro di tutta la giunta per il bene della città”.
Un distinguo arriva da Forza Italia. “Al centrodestra diciamo con chiarezza: evitiamo di seguire la linea giustizialista del Movimento 5 Stelle. Ogni volta che ci troviamo a fare qualcosa che fanno anche loro, dobbiamo porci una domanda semplice ma cruciale: dove stiamo sbagliando?”, pur sapendo “bene che, a ruoli invertiti, i nostri avversari non avrebbero avuto lo stesso equilibrio: avrebbero subito promosso azioni di linciaggio”, ha dichiarato in una nota Alessandro Sorte, deputato e segretario regionale di Forza Italia in Lombardia.