Mille giorni di governo Meloni: sull’energia basta discutere, è ora di agire

È tempo di archiviare bonus a intermittenza e click day. Serve riaprire la stagione delle liberalizzazioni e dare spazio all’iniziativa privata. Ma la battaglia va fatta in Europa, e l’Italia deve guidarla

Il governo Meloni ha un merito difficilmente contestabile: ha mantenuto sotto controllo i conti pubblici, nonostante una congiuntura difficile e un’eredità pesante. Tenere la barra dritta sui saldi di bilancio non è virtuosismo contabile; significa arginare l’asfissia degli interessi sul debito e restituire allo Stato la possibilità, almeno in prospettiva, di finanziare infrastrutture, ricerca e capitale umano. Sul piano estero, la presidenza del Consiglio ha scelto il pragmatismo al posto del populismo. I dossier sono stati – e continuano a essere – gestiti cercando intese utili al Paese, con un senso di responsabilità che le va riconosciuto. Ma la situazione impone di guardare avanti. La produzione industriale mostra segnali di una ripresa ancora fragile, minacciata da instabilità geopolitiche, energia costosa e concorrenza globale spesso “unfair”. In questo contesto manca totalmente, ed è clamoroso per il secondo paese manifatturiero d’Europa, una politica industriale. Si lavora sulle emergenze, con alterni risultati (vedi il caso Ilva), ma non c’è un programma di sviluppo industriale, neanche uno che si intraveda in prospettiva. Invece, con una Germania in panne e gli Usa molto aggressivi su questo tema: è il momento di rilanciare! Con visione e aspirazioni almeno continentali: favorire ricerca e sviluppo, investire in formazione qualificata e completare le infrastrutture, anche digitali, che connettono il Paese ai mercati. Queste sono le priorità delle aziende che non vediamo tradursi in priorità per il Governo.


Ma la questione decisiva riguarda l’energia. Senza una politica energetica dirompente, dedicata alla manifattura, non c’è più futuro per un’industria italiana competitiva nel mondo. Soprattutto sul medio-lungo termine. Ci sono varie proposte già in campo, dall’idro release per riservare agli energivori una quota della produzione a prezzi contenuti, al nucleare. E’ almeno dal 2008 che si parla di nucleare e uno dei maggiori argomenti “contro” è che ci vuole troppo tempo. Sono passati 17 anni e siamo ancora a discutere. Bisogna decidere e iniziare a fare! L’Italia deve guidare in Europa la battaglia per energia a prezzi sostenibili. Infine, è tempo di archiviare bonus a intermittenza e click day: le imprese chiedono orizzonti chiari, regole stabili, condizioni prevedibili su cui costruire investimenti e lavoro. Serve anche riaprire la stagione delle liberalizzazioni: i mercati protetti frenano l’innovazione e sottraggono efficienza. Spazio all’iniziativa privata, vigilando su sicurezza, ambiente e correttezza: è la via più semplice – e più incisiva – per una crescita duratura.

Barbara Beltrame Giacomello


presidente Confindustria Vicenza

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