Non solo è una figura apicale ma anche un soggetto sempre più raro. Nessuno legge più. E quindi i pochi che lo fanno (sorbendosi migliaia di titoli ogni anno) meriterebbero una statua
Avrei una proposta definitiva per risolvere la crisi dell’editoria (da avanzare al ministro Giuli). Ogni anno in Italia escono 80 mila e passa novità. Di questi libri, solo 3 mila superano le 3 mila copie vendute, una buona parte va direttamente al macero, un’altra parte arriva sì in libreria ma ci sta poco tempo. Quindi sono pochi gli scrittori che riescono a vivere di scrittura. Voi pensate che la proposta sia di stampo decrescista? Tipo pubblicare meno pubblicare meglio? Giammai. Gli editori sono costretti a fare massa, cioè a pubblicare molti libri. Alla fine è un po’ come il lotto, investi su molti biglietti nella speranza che uno ti faccia vincere il premio che ti ripaga le spese. Quindi cambiamo il punto di vista: proporrei di santificare il lettore. Non solo è una figura apicale ma anche un soggetto sempre più raro. Nessuno legge più. Non leggono i critici (le recensioni sono piene di imprecisioni e superficialità), non leggono più i cosiddetti lettori forti, anche perché sono morti. Non leggono più gli scrittori che in genere si lamentano perché nessuno li legge. Non ti leggono più neppure gli amici che non possono perché stanno scrivendo un libro (che poi ti rinfacceranno di non aver letto).
Chi legge oggi in Italia? Legge e bene solo l’AI, che di sicuro arriva fino in fondo a un testo e riesce, poi, con i prompt giusti a elaborare un riassunto degno di questo nome. Pure a scrivere un buon commento (si può far la prova e comparare il risultato con un critico scelto a caso). Però non possiamo santificare l’AI, almeno per il momento. Ma il lettore, quello sì. Si tratterebbe di erigere delle statue al lettore nelle bellissime piazze italiane. Oppure realizzare delle edicole votive accanto a quelle delle Madonne. Così che possiamo inchinarci sia davanti al Santo sia davanti al Lettore. Naturalmente sarei per un minimo processo di canonizzazione. Non è che si possono santificare quei lettori che leggono solo i gialli. O che leggono solo l’Ottocento. Via quelli che leggono gli psicologi o psicanalisti di grido. Nemmeno quei lettori che leggono solo gli scrittori che più facilmente sono ospiti dei festival (c’è un festival romano il cui programma nel 2025 è identico al quello del 2024 e quello del 2024 è simile al 2023 e così via: ma è chiaro che è una strategia legittima per risparmiare sulle brochure e sulla comunicazione). Nemmeno quelli che leggono 30 libri al mese (sì, c’è questo trend). Neppure i lettori che imparano a memoria e poi fanno sfoggio di citazioni. Andrebbe santificato un genere di lettore anomalo, di quelli che considerano cultura anche l’ingegneria idraulica, faccio per dire, non solo la narrativa tout court. Quei lettori che colpiti da una pagina alzano la testa dal libro e guardano fuori dal finestrino (se sono in treno e o su un bus), intontiti, meravigliati perché, con i neuroni accessi sbirciando fuori, passano dal testo scritto al testo scritto dal mondo. Ne ricavano una inaspettata capacità di interpretazione. Non tanti passerebbero il processo di canonizzazione, ma che importa, diventare una statua significa essere di buon esempio, un lascito a futura memoria (sarei favorevole in questo caso alle agiografie, vita, morte e miracoli di un lettore). Gratificando con tanto di statua il lettore atipico, magari avremmo nuovi scrittori anche loro atipici e grati al lettore anomalo. Questa è la proposta. Che comunque costa poco, essendo pochi i lettori rimasi.