Cinque giorni prima del respingimento dalla Libia del Team Europe, Atene era stata avvisata dei piani del generale. La “svista” del console italiano a Bengasi che non ha allertato la delegazione in arrivo. Intanto, gli inglesi cancellano la visita del ministro per il medio oriente in Cirenaica per evitare pasticci simili
Mentre l’Unione europea è al lavoro per inviare una seconda missione del Team Europe a Bengasi, cacciato dalla Libia la settimana scorsa, emergono elementi inediti che lasciano presagire rischi notevoli in vista del nuovo tentativo diplomatico. Il primo è che il Regno Unito ha deciso di cancellare una visita a Bengasi del ministro per il medio oriente, Hamish Falconer, che era in programma martedì prossimo. Il motivo è il medesimo che ha fatto fallire la prima missione del Team Europe: l’insistenza del generale Khalifa Haftar nel fare incontrare al rappresentante del governo britannico i ministri dell’est della Libia, non riconosciuti dalla comunità internazionale. A differenza dell’Unione europea, che intende correre il rischio di un secondo “respingimento” nel caso in cui Haftar volesse imporre un nuovo incontro con i ministri dell’est, Londra non vuole invece cadere nella trappola. Non che i britannici intendano interrompere le relazioni con la Cirenaica, dato che i progetti congiunti su questioni di cooperazione militare sono sempre andati avanti negli ultimi mesi. La scelta britannica di non spostare queste relazioni con Haftar da un piano “tecnico” a uno “politico” è quindi una grossa differenza rispetto alla linea che invece Bruxelles intende seguire.
Intanto, altri dettagli che finora erano rimasti sconosciuti aggravano le circostanze che hanno portato al pasticcio di Bengasi della settimana scorsa, che ha costretto i ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta, insieme al commissario dell’Ue per gli Affari interni e l’Immigrazione Magnus Brunner, a lasciare il paese cancellando il vertice con Haftar. Al Foglio risulta che la Grecia, che componeva la delegazione europea, era stata messa a conoscenza dei piani del generale ben prima del viaggio. Fonti di Bengasi hanno indicato che la partecipazione dei ministri del governo dell’est all’incontro con la delegazione europea sarebbe stata prospettata già il 3 luglio, cinque giorni prima del viaggio del Team Europe in Libia, durante la visita del ministro degli Esteri ellenico George Gerapetritis. E pure l’Italia, seppure successivamente e con modalità diverse, si sarebbe accorta prima degli altri dei piani di Haftar. Ad attendere l’aereo della delegazione europea mentre era in volo fra Tripoli e Bengasi, martedì scorso, al fianco dei ministri del governo dell’est al terminal di Benina c’era anche il console italiano, Francesco Saverio De Luigi. Il diplomatico, circondato da leader politici non riconosciuti dalla comunità internazionale, non ha avvertito la delegazione del cambio di programma che i libici avevano in mente. Il risultato è stato il pasticcio finito sotto gli occhi di tutti, con la delegazione europea, una volta a terra, costretta prima a mediare un’intesa nella sala VIP del Terminal di Benina, poi a lasciare la Libia visto il fallimento dei negoziati.
Il grande interrogativo ora riguarda quel che accadrà in occasione della prossima visita del Team Europe, che l’Italia e l’Ue vogliono avvenga nella medesima forma della settimana scorsa, quindi con un rappresentante della Commissione. Dagli ambienti diplomatici trapela che nei piani iniziali del governo italiano c’era un viaggio “a due” con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, insieme al solo commissario dell’Ue Brunner. A spingere per un allargamento della delegazione anche a Grecia e Malta sarebbe stata la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non senza alcuni malumori dal versante italiano. Il piano di Bruxelles è di perseverare, anche per scongiurare il rischio di dovere gestire altre migliaia di sbarchi di migranti che Haftar è pronto a dirigere dalla Cirenaica alle coste greche. Dall’inizio dell’anno a Creta sono già sbarcati oltre 7 mila richiedenti asilo e venerdì il Parlamento di Atene ha votato per sospendere per tre mesi la possibilità di presentare domanda di asilo per chiunque entri illegalmente ne paese via mare partendo dal Nord Africa.