Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Non spendete per la guerra ma costruite ponti. Oppure mix.
Giuseppe De Filippi
Al direttore – Non esiste nessun pericolo di aggressione militare all’Europa secondo Giuseppe Conte, e d’altronde lui saprebbe perfettamente come fermare le navi da guerra e i carri armati russi. Basterebbe semplicemente chiedere l’autocertificazione a tutti i soldati russi che dovessero entrare nel territorio italiano. Questo è il metodo che ha usato Giuseppe Conte nel momento più grave di crisi per l’Italia, ed è quello che utilizzerebbe ancora in presenza di una nuova emergenza. Dobbiamo capirlo e apprezzarlo, il metodo della soverchiante e imbattibile burocrazia italiana. Cosa potrebbe mai fare un carro armato T90 contro un modulo fitto di domande incomprensibili? Cosa potrebbero pensare i soldati russi sommersi di carte da compilare? La potenza della burocrazia è ineguagliabile, senza pari, del tutto irraggiungibile. E se vuoi la pace, ricorda di preparare il modulo dell’autocertificazione.
Cristiano Martorella
Il punto che la Conte, Fratoianni, Schlein, Bonelli Associati non vuole capire è che se l’Europa sceglierà di non trovare vie alternative, e creative, per riempire il vuoto americano, non farà altro che creare condizioni per rendere la pace non più stabile ma più fragile, più vulnerabile, più ricattabile.
Al direttore – Pensavamo fosse impossibile raccogliere in sei minuti l’ammasso di luoghi comuni declamati da Anna Foglietta allo Strega. Pasolini si è almeno un po’ agitato nella tomba, e sentirsi evocato tra uno “scomodo” e un “impietoso” (per non dire di Arbasino, che ridacchia in un angolo). Ma di certo l’atteso e ormai rituale ed esiziale “Palestina libera”, stantio come l’ultimo tramezzino alla fine del buffet, pervasivamente ammannito da chiunque, dai concertoni alla sagra del tartufo, anche stavolta non ha visto l’aggiunta essenziale: “Da Hamas”.
Nicoletta Tiliacos
Al direttore – In questi giorni roventi, mentre le città diventano isole di calore e gli esperti annunciano ondate sempre più frequenti, la montagna riemerge come rifugio climatico. Ma non si tratta solo di una fuga estiva: sempre più giovani qualificati scelgono di viverci stabilmente. Lo racconta il volume Migrazioni verticali: un controesodo silenzioso, in cerca di vivibilità e nuovi modi di abitare le Terre alte. La montagna, per troppo tempo ai margini del sistema economico, oggi torna centrale per tre motivi: vantaggio climatico, spazio per sperimentare modelli alternativi di vita e lavoro, e circuiti informali di apprendimento ad alto valore cognitivo. Le esperienze raccolte da Miclimi lo confermano: chi sale in quota non scappa, ma cerca. Non nostalgia, ma innovazione. Dall’Appennino padano alle Alpi orientali, si moltiplicano le micro-economie resilienti: giovani agricoltori, artigiani digitali, freelance sperimentano nuovi stili di vita. Allo stesso tempo, appare necessario che anche in questi territori di margine possano nascere e svilupparsi startup, piattaforme digitali, poli di alta formazione, spazi di coworking e nuovi centri di produzione culturale e tecnologica che collaborano con le imprese della manifattura locale. Ma servono politiche lungimiranti. Non sussidi o borghi da cartolina, ma investimenti in infrastrutture digitali, mobilità sostenibile, scuole, coworking, intelligenza artificiale. Come osservano Buciuni e Corò, la competitività oggi si gioca sulle piattaforme cognitive: ambienti in cui università, imprese e comunità coprogettano sviluppo. E’ questa la montagna contemporanea: laboratorio di futuro, non imitazione della città. Fragile, sì, ma anche fertile per rigenerare modelli di cittadinanza produttiva che coniughino sapere, ecologia e impresa. L’Italia può tornare protagonista di politiche territoriali innovative se smette di guardare la montagna con gli occhi della città. Chi oggi sceglie la quota lo fa per immaginare futuri più giusti e vivibili.
Andrea Ferrazzi direttore Confindustria Belluno Dolomiti