Quelle lenzuola tessute a mano a Chieri (sì, oggi)

Luogo di nascita, d’amore, di riposo, ma anche di sofferenza. Il letto nei secoli è diventato un oggetto simbolico, uno specchio della società e delle sue trasformazioni. La sua storia per secoli è stata legata all’Italia, specialmente alle colline torinesi

Quel luogo dove tutto nasce e dove tutto finisce, oggi lo vogliamo raccontare per il suo impatto identitario. Il letto nei secoli è diventato un oggetto simbolico, carico di funzioni e ha certamente influenzato ogni generazione sin dall’antichità, mutando anche nella sua estetica. Luogo di nascita, d’amore, di riposo, ma anche di sofferenza, è stato celebrato sempre come “mezzo”, come “luogo” che ospita a bordo qualche “umano” di cui caratterizza il momento, diventando mezzo di narrazione visiva del corpo, dell’intimità e del potere e dunque specchio della società e delle sue trasformazioni. La moda per ultima – prima la storia, la letteratura e il teatro – ne hanno celebrato indirettamente l’uso e la funzione e dunque, attraverso questo “mobile”, possiamo raccontare momenti di vita di ogni società, inclusa la nostra. Si tratta di fotografie precise presenti nell’immaginario collettivo e di ciascuno di noi. La prima certamente a venire in mente è quella di Cleopatra adagiata su una chaise-longue forse in attesa di Marco Antonio con il quale poi condividerà la tragica fine.

Questo flash, per un’intera generazione coincide con la locandina del film “Cleopatra”, di Joseph Mankiewicz, con favolosi protagonisti Liz Taylor e Richard Burton che recitano e contemporaneamente vivono in parallelo la loro burrascosa relazione. Questa storia d’amore che finisce in tragedia ispira nella letteratura prima William Shakespeare e poi Vittorio Alfieri, un talamo prima, che si trasforma in un tragico giaciglio della morte dopo, secondo uno schema che come vedremo si ripeterà. La seconda immagine è quella de “la stanza blu” quadro di Pablo Picasso in cui una modella disinibita posa accanto ad un letto forse appena riassettato, intenta a lavarsi. Nell’apparente quotidianità del gesto, il dipinto in realtà nasconde un segreto, si scopra con gli infrarossi un dipinto nel dipinto, il volto probabilmente del suo mecenate. E prima Goya con le due “Maja” opposte poiché “vestida” e poi “desnuda” ma morbidamente adagiate anch’esse sui loro letti e il celebre marmo di Antonio Canova con Paolina Bonaparte sdraiata su un triclinio come Venere, raccontando amore e bellezza insieme. Un’altra straordinaria istantanea impressa nella mente di tutti è quella della Traviata di Verdi, l’Opera in cui la camera da letto diventa per Violetta il palcoscenico di tutto l’amore e la sofferenza possibili. L’ultima clip è quella di Marina Abramovic nella sua famosa “Rest Energy” in cui il corpo a riposo diventa esso stesso in qualche modo letto.

Ma veniamo ora a noi, la parte più intima in cui ciascuno può qui scatenare i propri ricordi, i primi amori magari ascoltando Umberto Tozzi cantare “Gloria, scappa senza far rumore / dal lavoro dal tuo letto/ dai gradini di un altare”, gli ultimi giorni al liceo prima della maturità -in cui ho rivisto mia figlia qualche giorno fa seduta con le amiche a ripassare gambe incrociate sul suo letto- e poi la pandemia, momento che segnerà per ciascuno un prima e un dopo, così come l’ultimo ricordo dei nonni che si spengono in casa mentre noi siamo ancora bambini, ma anche la bellezza del tempo in cui si giocava con i fratelli nel costruire rifugi tra le lenzuola e i cuscini o il magnifico relax dei nostri corpi su un lettino al sole. E poi il letto icona invisibile della Moda portata in passerella da John Galliano, Vivienne Westwood o Viktor&Rolf attraverso pizzi, lingerie, coperte imbottite e cuscini indossati come abiti, l’estetica del letto si trasforma in linguaggio ironico e provocatorio tra pudore e desiderio tra ciò che si fa vedere e ciò che si nasconde. O più di recente i Pijiama sdoganati in splendidi outfit diurni da Dolce&Gabbana, Alessandro Michele o i capi in twill di seta recentemente creati in collaborazione con Highgrove Gardens da Daniel Lee per Burberry legati al delicato e fondamentale ecosistema delle api.

Ora parliamo per un attimo di qui quello che di straordinario facciamo ogni giorno in Italia e qui basti l’esempio, ai più sconosciuto, di una delle più belle Pmi nostrane, Quagliotti: chi sa che le migliori lenzuola al mondo si producono e si tessono ancora a telaio nella collina di Torino vicino a Chieri? Ma questo è uno degli ultimi esempi di vero “Made in Italy”, quando in realtà la storia del letto per secoli è stata legata all’Italia con la produzione della più raffinata biancheria da letto nei cotoni e lini molto fini, il percalle o “ pelle d’uovo”, sempre in raso di cotone e di lino. Fino agli anni Ottanta del secolo scorso, questi tessuti erano prodotti in Italia ed erano di qualità alta; poi, iniziò progressivamente l’importazione delle tele di cotone dai paesi emergenti, seguiti dai rasi tessuti con filati in unico, fino ad oggi dove oltre il 90 per cento dei tessuti usati per la biancheria per la casa e per hospitality sono purtroppo importati. Idem per il lino, anche in questo caso c’erano ottimi lini fini tessuti in Italia oggi quasi del tutto spariti se non fosse per il Linificio Canapificio Nazionale, questo nonostante i raccolti degli anni scorsi siano stati scarsi e di bassa qualità.

Ma c’è un altro grande cambiamento che ha impattato sul nostro Paese dove tradizionalmente il letto era preparato con le lenzuola, la coperta in lana (ricordo le aziende storiche come Marzotto e Somma) con sovrapposto un copriletto in piquet di cotone bianco o colorato. Si usavano trapuntini che potevano essere anche di seta imbottiti con la lana cardata. Tutto era prodotto con fibre naturali. Negli anni Novanta, iniziando dal Nord Italia, si iniziarono a utilizzare i piumini o duvet di piuma come nei paesi nordici. Un lenzuolo sotto e un sacco piumone e il letto è fatto. Nel centro Sud Italia a causa anche del clima, si utilizzano anche un quilt (copriletto quiltato) spesso non naturale ma imbottito in poliestere. Al di là dell’utilità, si è persa la bellezza della biancheria di cui noi eravamo maestri così come le nostre ricamatrici che erano delle vere artiste del ricamo a mano come Evelina Bellini a Firenze, morta in povertà. Non abbiamo potuto trasmettere alle nuove generazioni quello che era un mestiere prezioso vediamo di non farlo con ciò che di unico ancora resta.

Serve una grande mappatura e scuole per conservare questi mestieri. E se pensiamo a quanto oggi il letto stia velocemente cambiando funzione per le nuove generazioni, beh questo diventa un’estensione del sé, il posto da cui si vedono le serie su Netflix, il luogo in cui si costruiscono le relazioni e si fa sexting. I ragazzi spesso proprio da lì inventano contenuti con i quali si raccontano agli amici e sulle piattaforme come Tik tok o Instagram e quindi il letto come “luogo cult” che diventa set da decorare, mostrare, allestire e questo colpisce i brand che intercettano ormai da tempo questa necessità e iniziano a muoversi di conseguenza. Si passa velocemente dal vendere un prodotto a vendere un modo di vivere basti pensare quanto oggi i migliori brand del lusso investano in luoghi fisici, in negozi che sono ormai abitazioni complete e non più store di solo prodotto. Oggi il marchio è rappresentato negli hotel, nei lidi al mare, nei clubs, sugli yacht cosi come anche nella ristorazione o nello sport e dunque l’esperienza diventa sostituto del solo consumo univoco di prodotto, che non appaga più. In fondo stiamo passando senza accorgercene da un modello di consumismo al quello che potremmo chiamare dell’ “esperienzialismo”. Noi italiani cultori del bello e del ben fatto, del “Made in Italy” iconico in tutti i comparti del Lifestyle ricordiamoci che l’unico modo è agire compatti per intercettare quanto sta avvenendo nel mondo. Solo rispondendo meglio come sistema di imprese e come Paese a questo cambiamento epocale nel modo di vivere e dunque di acquistare potremo dormire sonni tranquilli.

Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda

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