Roma si trasforma nello scenario postindustriale con la nuova edizione del Festival di stanza a Ostiense. Dibattiti, talk e concerti
Un Giubileo digitale di luci, suoni e nuove frontiere dell’intelligenza artificiale con un omaggio a San Francesco, agli ottocento anni del “Cantico delle Creature” e al sole come motore di vita, in natura e nella Roma postindustriale del Gazometro: sono questi gli elementi che animano, da oggi al 6 luglio, tra le sponde del Tevere e il quartiere Ostiense, il festival della visione e cultura digitale “Videocittà”, ideato dall’ex sindaco Francesco Rutelli con la direzione creativa di Francesco Dobrovich. Sullo sfondo, davanti all’installazione “Solar”, che riaccende il Gazometro di luce ed energia nell’opera dell’artista Quayola, per raccontare il rapporto tra uomo, natura, creatività e trasformazione, fluttuano le domande sull’ingresso dell’AI nelle nostre vite. “Il tema su cui dobbiamo riflettere”, dice Rutelli, “è proprio il confine tra la creatività individuale e il dominio della tecnologia digitale. Si usa sempre questo dualismo rischio-opportunità quando si parla di intelligenza artificiale. Ed è vero, le due cose convivono e dobbiamo trovare un equilibrio preservando le capacità creative”. Al tramonto, lo spettacolo di luci, guidato da un braccio meccanico, fa del Gazometro il fulcro di una riflessione sull’uomo, l’ambiente e la tecnologia. L’opera, dice l’artista Quayola, è anche un viaggio alla ricerca di una nuova “gestualità ed estetica” su “ispirazione e osservazione dei fenomeni meteorologici”. “Videocittà vuole raccontare la contemporaneità, la tecnologia è un mezzo al servizio della creatività”, dice Dovrovich.
E se San Francesco cercava un diverso rapporto tra uomo e natura, nello scenario avveniristico del Gazometro è la tensione tra l’uomo e gli strumenti che lo rendono “moderno” a interrogare l’avventore sulla scena di una città che, nello spazio rigenerato da Eni, tra “music audio visual shows”, rassegne e dibattiti tecno-scientifici, mette l’abito della città europea. E’ Roma, ma potrebbe essere Amsterdam o Londra, sotto la luce di “Solar”, ispirata al fenomeno ottico dei raggi crepuscolari, con ciclo infinito di albe e tramonti digitali, e la luce come “materia viva” per “scolpire il buio e modellare lo spazio”. E’ Roma, ma potrebbe essere Berlino, con un’arena che si anima nel buio, tra musica elettronica, performer e dj internazionali — ed ecco che il Giubileo digitale diventa un modo per sperimentarsi come città multiforme, non soltanto oggetto di overturism.