Come il caldo è diventato di destra

La temperatura sale, negarlo è una follia, ma rispetto al passato una novità c’è. La sinistra ha regalato alla destra le soluzioni per governare un problema reale. Eolico, elettrico, aria condizionata. Storie e cortocircuiti pericolosi

La domanda è logica per quanto brutale e forse potremmo sintetizzarla così: ma il caldo, oggi, è diventato di destra? I giorni che stiamo vivendo sono quelli che sono. Il caldo c’è, è tanto, le temperature sono sopra i livelli di guardia, l’afa ha iniziato a mietere vittime, ieri in Italia due persone sono morte in spiaggia in Sardegna, e i numeri di questi giorni vanno sommati anche con i numeri degli ultimi anni, nei quali, come ha registrato già nel 2023 l’Organizzazione meteorologica mondiale e l’Oms Europa, l’eccesso di mortalità durante le ondate di calore ha portato a stimare circa 140 mila morti attribuibili al caldo estremo, tra il 2003 e il 2023. Il caldo c’è, è inutile negarlo, è inutile giocare con il negazionismo. C’era, e tanto, negli anni passati. C’è, e tanto, anche quest’anno, e ancora di più di un anno fa. La costante che rispetto agli ultimi anni è cambiata, quando si parla di clima, quando si parla di ambiente, quando si parla di caldo, riguarda un dato politico che ormai è sotto gli occhi di tutti e che ci ha portato a porci la domanda da cui siamo partiti: ma il caldo, oggi, è diventato di destra? C’è stato un tempo, non molto remoto, durante il quale ogni estate, dinanzi alle prime notizie allarmanti sul clima, vi era uno schema pressoché consolidato, fisso. Arriva il caldo, arrivano notizie drammatiche sulle ondate di calore, e la sinistra mondiale, e prima di tutto quella europea, scatta come una molla per denunciare il negazionismo della destra e per indicare una serie di provvedimenti urgenti da adottare a livello europeo e a livello nazionale.

Lo schema di gioco, a voler essere anche qui molto brutali, suonava grosso modo così: il mondo sta andando molto male, il caldo sta aumentando in modo folle, la destra negazionista continua a essere complice di questo disastro e per provare a intervenire con tempismo occorre mettere in atto tutta una serie di politiche non più rinviabili. La prima parte del ragionamento, nel mondo delle sinistre mondiali, comprese quelle europee, compresa quella italiana, è rimasta: se c’è caldo, la colpa è della destra. La seconda parte del ragionamento è invece scomparsa, e l’internazionale progressista, oggi, mentre denuncia la presenza di un clima impazzito si rende conto che tutte le soluzioni che sarebbero necessarie per governare il cambiamento climatico sono, per la sinistra, decisamente imbarazzanti. La sinistra, un tempo, muovendosi con il pilota automatico, di fronte ai primi caldi torridi, avrebbe detto senza paura di scommettere con più coraggio sulla transizione, o magari sul Green deal. Ma l’esperienza recente ha insegnato alla sinistra che puntare con troppa forza su un futuro europeo dominato nell’immediato da veicoli elettrici a zero emissioni porterebbe a distruggere buona parte dell’industria automobilistica europea, con conseguente rivolta dei pochi lavoratori che ancora votano a sinistra.

Tema: si può essere sostenitori di un ambientalismo dogmatico ed essere contemporaneamente sostenitori dei diritti dei lavoratori? Un bel problema. La sinistra non interessata a questo cortocircuito magari potrebbe fare un passo in avanti e sostenere che il futuro deve essere elettrico, ora e subito. Ma dovendo puntare su questa traiettoria vi sarebbe un altro cortocircuito da affrontare: se il futuro deve essere elettrico, ora e subito, come si fa a demonizzare l’industria delle auto cinesi, avallando il protezionismo nei confronti della Cina, se i cinesi sono gli unici oggi a poter offrire sul mercato auto elettriche a basso costo, e come si fa a demonizzare imprenditori come Musk che hanno avuto il merito di trasformare le auto elettriche in oggetti di culto? Tema: si può essere sostenitori di un ambientalismo dogmatico ed essere contemporaneamente sostenitori del protezionismo e dell’anti capitalismo? Un bel problema.

La sinistra desiderosa di trovare un’exit strategy a queste problematiche potrebbe virare sul tema della decarbonizzazione necessaria. Ma anche qui il problema si presenta in un duplice formato. Per parlare di decarbonizzazione si dovrebbe scommettere sulle rinnovabili. Ma ogni volta che la sinistra si ritrova a parlare di rinnovabili tra la difesa della propria ideologia e la difesa del partito del “non nel mio giardino, Nimby”, sceglie sempre la seconda strada. D’altra parte, la sinistra sa che per parlare di decarbonizzazione vi sarebbero altre traiettorie da imboccare, come per esempio il nucleare, ma avendo trasformato l’atomo in un tema di destra si rifiuta di abbracciare l’unica forma di energia stabile e pulita disponibile su larga scala senza intermittenze che permetterebbe di essere coerenti con la politica di decarbonizzazione. Tema: si può essere sostenitori di un ambientalismo dogmatico ed essere contemporaneamente ostaggi dei signori del no e dei comitati di quartiere? La sinistra, poi, sa che per essere coerente con il proprio giustificato allarmismo dovrebbe promuovere ogni politica volta a disincentivare l’uso di carburante.

Ma ogni volta che un governo sceglie di non abbassare le accise la sinistra, se non si trova in quel momento al governo, trasforma quella scelta, a suo modo ecologista, in una semplice mannaia, in una semplice tassa contro le famiglie. Di fronte alle soluzioni possibili per governare un problema reale, dunque, buona parte della sinistra europea, e anche italiana, non sa più cosa dire, se non chiedere di limitare, se non chiedere di proibire, se non chiedere di rinunciare. E si ritrova così di fronte a un fatto incontestabile: per affrontare con serietà un problema reale, alcuni temi li ha regalati alla destra (persino dire più aria condizionata oggi è un tema di destra estrema) e le sue battaglie tradizionali sono diventate indigeste ai propri elettori (oltre che ai sindacati di riferimento). E non ci si può dunque stupire se i grandi profeti dell’ambientalismo dogmatico pur avendo molte ragioni oggi per essere preoccupati per il caldo infernale abbiano deciso, in mancanza di soluzioni da poter abbracciare, di occuparsi più della violenza di Israele che della violenza del clima, per trovare un nuovo terreno su cui declinare il senso di colpa dell’occidente. Il caldo, dunque, oggi è diventato un tema non più di sinistra? Se si pensa alle soluzioni, la risposta è quella: andate avanti e al primo caldo poi svoltate a destra.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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