La sinistra inglese rompe un tabù e spiega perché dire “fate più figli” non è fascismo: è responsabilità

Dal Regno Unito un segnale anche per la sinistra e la destra italiane: dire più immigrati non vuol dire scommettere sull’invasione. Dire fate più figli non vuol dire entrare nelle nostre camere da letto. Serve meno demagogia, più demografia

Il ministro dell’Istruzione inglese si chiama Bridget Phillipson, ha quarantadue anni, milita in un partito di sinistra, appartiene a un governo di sinistra e ha compiuto un gesto che la sinistra di mezzo mondo non farebbe fatica a definire figlio della cultura fascista. Bridget Phillipson lo ha fatto due giorni fa, lo ha fatto scrivendo un articolo per il Telegraph e lo ha fatto intervenendo sul tema dei temi: demografia e natalità. E lo ha fatto utilizzando un’espressione di due parole che da anni la sinistra mondiale considera tabù: “fate figli”. Ogni volta che un politico chiede, ai cittadini, di fare più figli, nella testa del progressista collettivo scatta un tic che venne inquadrato bene da Michela Murgia, nel 2021, in una intervista all’Espresso: “L’ossessione per la natalità è una forma di fascismo dolce: ti dicono che lo fanno per il tuo bene, per il bene del paese, ma vogliono solo controllare il corpo delle donne”. Questo schema in passato era condiviso anche dalla stessa sinistra di cui fa parte il ministro dell’Istruzione inglese e anni fa quando a Keir Starmer venne chiesto se fosse corretto o no che la politica si impicciasse dei figli degli altri l’attuale primo ministro disse così: “Non dirò alla gente come vivere la propria vita, non inizierò dicendo loro se dovrebbero o meno avere figli”.

Phillipson è partita dai dati. Ha notato che il tasso di fertilità in Inghilterra e Galles è sceso a 1,49 bambini per donna, ben al di sotto dei 2,1 necessari per mantenere stabile una popolazione. Ha ricordato che il basso tasso di natalità significa che ci saranno meno lavoratori che si prenderanno cura degli anziani e che ci saranno sempre meno lavoratori sulle cui spalle ricadrà il costo del servizio pubblico. E nel farlo ha usato parole perfette e coraggiose: “Desidero che i più giovani abbiano figli, se lo desiderano; per realizzare l’aspirazione comune che molti condividono, per creare momenti e ricordi che rendono la nostra vita appagante: avere figli, vederli muovere i primi passi, accompagnarli il primo giorno di scuola, guidarli nel loro percorso verso il mondo del lavoro o accompagnarli all’università per la prima volta. Vogliamo che i genitori abbiano più certezza che i costi siano gestibili; che siano più ottimisti sul fatto che i loro figli avranno le migliori opportunità che potrebbero aver perso”. La ministra ha poi annunciato circa 4.000 nuovi posti negli asili nido scolastici, fondi aumentati per l’assistenza all’infanzia e l’uso di aule vuote per creare spazi educativi ma non è certo questa la novità inglese (anche in Francia, lo sapete, vi sono soluzioni creative per incentivare le nascite, le famiglie con tre figli beneficiano da anni di forti incentivi fiscali e sussidi, ma la natalità continua a calare).

Il punto importante non riguarda le politiche ma riguarda la volontà di mettere a fuoco i tabù di fronte ai quali si trovano destra e sinistra quando parlando di demografia e natalità. La destra, lo sapete, vale anche per quella italiana, oltre ad avere poca creatività legislativa sul tema quando parla di demografia lo fa parlano solo di natalità. La sinistra, invece, quando parla di demografia lo fa parlando solo di immigrazione, senza parlare di natalità. Trovare un modo per governare la più grande crisi di fronte alla quale si trova la contemporaneità non è facile. Ma individuare i tabù da combattere per non essere ridicoli di fronte alla sfida del secolo si può. Dire più immigrati non vuol dire scommettere sull’invasione. Dire fate più figli non vuol dire entrare nelle nostre camere da letto. Per combattere la natalità servono idee forti, servono politiche coraggiose, servono iniezioni di ottimismo. Ma serve anche meno ipocrisia. Imparare a individuare i tabù da combattere a destra e a sinistra può aiutare ad avere al centro della politica un po’ meno demagogia e un po’ più demografia. Fate figli. Viva Bridget Phillipson.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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