Casini con il sigaro che dice: “Manfredi è la personalità del centrosinistra”, l’anticipazione del ministro dell’Interno al sindaco di Napoli, “sarai l’avversario da battere alle prossime politiche e lui: “Non mi inguaiate”
Benevento. A Ceppaloni, all’amore, ai Mastella. Non osi l’uomo separare ciò che Ciriaco De Mita ha unito, in matrimonio, non osi il giornalista accostare la pochezza con l’infinito, non osi, nessuno, comparare le nozze Bezos-Sánchez, di Venezia, con l’anniversario Mastella-Lonardo, a Benevento-Ceppaloni, 50 anni di voti, governi, singhiozzi, udienze papali, sorrisi di Sandra che per Clemente è “mio amore”, “mio farmaco”, “mio cielo”, “mio tutto”. A fine serata il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il Daniel Craig del Viminale, rivolgendosi al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, dirà: “Qui c’è il prossimo federatore del centrosinistra. Sindaco, sarai tu l’avversario da battere alle prossime politiche”.
Pier Ferdinando Casini annuisce e gli mette la stola: “E’ vero, il sindaco di Napoli è la personalità del centrosinistra”, e aggiunge, ma con il sorriso, che “Elly Schlein, mamma mia!”, e poi, fumando un sigaro: “Questo nuovo Papa è un altro film”. Cara segretaria Schlein, è qui che devi stare, nella provincia più provincia, dove Clemente vince con la destra, la sinistra, il dritto e il rovescio. Si presenta un esponente del Pd e si annuncia così: “Candidato a sinistra, battuto da Mastella e amico di Mastella”. Olè. I miliardi di un magazziniere non valgono i “mastellini”, i dolci che Eugenio Scalfari si faceva spedire da Mastellazon: “Caro Clemente, me ne mandi ancora?”. Ceppaloni tutta la vita e Iva Zanicchi, da oggi, a palla, sotto la doccia, ovunque, perché qui a Villa Mastella, afferra il microfono per farci sapere che “la moglie di Bezos è tutta rifatta mentre Sandra è tutta naturale. Guardate quanto è bella. Uomini, non siate mosci!”. Zanicchi che è “L’Aquila di Ligonchio” canta “prendi questa mano Zingara” sul palco perché la Iva nazionale non fa la Lady Gaga, invitata a Venezia, che magna, scrocca e non si esibisce: un pacco.
Sbarchiamo a Benevento che è la Seattle della Dc, la Nasa del centro del centro del mondo, perché quando Mastella invita, l’Italia risponde. Anche Mastella ha il suo Arrigo Cipriani, il suo Harry’s Bar, che ci informano essere l’Antica Trattoria Traiano, di Paolo Moscovio. Il suo menù straccia gli chef stellati, i suoi frutti di mare, le sue seppie farcite, con capperi, sembrano quelli di Poseidone. Prende le comande in bermuda e vi cucina uno spaghettone che vi sazia per 48 ore. Finiamo al tavolo con altre coppie e tutte a chiedersi: “Siete qui per l’anniversario di Clemente e Sandra?”. Ma quanti sono gli invitati? E’ storia nazionale, politica, lo sanno tutti che, cinquant’anni fa, Ciriaco De Mita scelse il giorno della felicità di Sandra e Clemente, “perché vedi, caro Clemente, se mi vuoi come testimone del tuo matrimonio, io posso ma solo di lunedì”. Ed è ancora lunedì come nel 1975 perché nove partiti fondati da Mastella ne faranno sempre uno, la Democrazia mastelliana, la mano del benefattore che ci ha confidato una volta: “Sono stato un missionario in un ospedale da campo, in questo sud ho esercitato la provvidenza”. Ci spiegano in città che San Giovanni in Ceppaloni, dove si celebra messa, è la frazione di Ceppaloni, lì dove si rinnovano le promesse, dove arrivano le Ferrari degli amici dei Mastella. Con il signor Giovanni, tassista, che mette l’audio in viva voce e vi spiega cos’è l’amore (“dimmi, tesoro. Vuoi le sigarette? E io vado a prendere le sigarette. Devo passare dalla farmacia? E che problema c’è? Passo dalla farmacia”) ci arrampichiamo a San Giovanni dove si sente soltanto il frinire dei grilli e i pensionati sono i beati angelici. Concelebra don Lorenzo, che, lo scriviamo ancora, ha più fascino dell’attore Orlando Bloom, e c’è il vescovo Felice Accrocca che Papa Prevost porterebbe a Roma, se lo ascoltasse, tanto è misurato, come Leone XIV.
Il Tgr Rai imbastisce la diretta ma il primo ad arrivare al traguardo della villa è Tommy Giuntella, inviato di “Filorosso”, altra diretta, che ha già la mappa, della disposizione dei tavoli. Ha ragione L’Aquila di Ligonchio, “Sánchez? Ma per carità!”. Il vestito di Sandra è dello stilista Jamal Taslaq e lo ha scelto senza l’aiuto di Anna Wintour. La granita dei fratelli Collariva, di Benevento, “limone spremute a mano”, se solo l’assaggiasse Bezos morirebbe di invidia. Fermiamo Piantedosi che ormai è un divo e che dichiara affetto incondizionato: “Io per Clemente vengo ovunque. E’ un amico. E l’amore con Sandra è da manuale”. E’ abbronzato, scuro, tenebroso, e lui, Piantedosi-Craig spiega: “E’ la bicicletta che mi permette di pensare, prendere il sole. Ho scoperto l’Italia sui pedali”. Quando Mastella è stato colpito negli affetti, dai giudici, ha mandato a gambe all’aria un governo, quello del Prodi II, e Piantedosi ci racconta che è stato un gesto di denuncia “contro quella che riteneva un’invadenza. E’ il gesto dell’indignazione per un torto subìto”. I settimanali mondadoriani non si perdono uno scatto di cerimonia, Casini è inseguito perché ha profumo di Quirinale e perché è sempre Casini “il golden boy della Dc” e qui la Dc fa parte dell’elica genetica. Le rose, gli anelli scambiati, rinnovati, le parole, non restituirebbero la dolcezza di una scena. E’ “Viva gli sposi”, ma Clemente, non visto da Sandra, agguanta la seconda granita al limone e allora Sandra lo riprende: “Clemente, come te lo devo dire? Ti fa male” e lui confessa: “Devo fare attenzione. Ma ora venite in villa”. Chiamarla villa è come dire che la Casa Malaparte di Capri è un villino sulla costa. Ci prende per mano un amico di Clemente che già sa: “Volete vedere anche voi la piscina che non è a forma di…”. Lo finisce di dire e la piccola Giulia urla: “Quella è una conchiglia, ecco cos’è”. Ed è vero, è a forma di conchiglia, e non c’è nulla di pacchiano, ma tanto verde, piccole isole-abitazioni, coperte da alberi, come nei progetti di Frank Lloyd Wright. Dicono che il prossimo Sanremo Rai potrebbe non tenersi a Sanremo e dicono che si cercano altre località. Ebbene, se l’ad Rai Giampaolo Rossi vedesse la terrazza Mastella forse ci farebbe un pensierino. E’ l’auditorium Mastella ma la fortuna è che qui, in prima fila, al posto dei componenti della commissione Vigilanza Rai, troviamo l’ex presidente del Napoli calcio, Corrado Ferlaino, lo scrittore Maurizio De Giovanni che si presenta a Katia Ricciarelli con queste parole: “Io sono quello che ha scritto il commissario Ricciardi, è per me un onore incontrarla”. Le fa un baciamano e un inchino da nobile francese mentre Piantedosi ci canzona: “A Roma, a Ceppaloni, ma voi sempre qui?”, ma lo dice allegro come uno zio e ci presenta la moglie, Paola Berardino, innamoratissima, così come Cettina Del Piano, medico a Nola, moglie di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli. Anche Manfredi ci prende sotto la sua ala, ci federa, e ci dà la linea sul terzo mandato, sull’idea di posticipare le elezioni che “non è praticabile. Le abbiamo posticipate per il Covid, ma cosa diciamo adesso? Qual è oggi la ragione? Se passa questo principio chiunque pensa di perdere può dire posticipiamo”. Gli chiedono: “Sindaco, ma è vero che Vincenzo De Luca ce l’ha con te?” e Manfredi, il federatore Sik Sik, ricorda: “Ho sempre avuto e continuerò ad avere parole d’affetto nei suoi confronti. La cosa più bella che possa accadere a un politico è lasciare il potere e non vivere in funzione del potere”.
Al tavolo siede come ospite il “cardinale” del governatore Vincenzo De Luca, Fulvio Bonavitacola, che è amico di Clemente perché Clemente attraversa campi larghi, le coalizioni e nel bisogno si inventa l’originalità. Gigi D’Alessio, atteso al tavolo, quello di Sandra e Clemente, Andrea e Diego Della Valle, resta appiedato, ma a sostituirlo c’è la cantante Giusy che con il suo tamburello canta insieme a Sandra Era de maggio e la strofa “Core, core, core mio, luntano vaje/ tu me lasse e io conto ll’ore”. Il componente della band rivela che è la prima volta che suonano insieme, ma funziona perché al sud si improvvisa scientificamente. Lo scrittore De Giovanni, sempre conversando con Katia Ricciarelli, si supera: “Rispetto a te, io sono di secondo livello, cara Katia”. E dice bene, perché Katia e Iva qui fanno ticket, non duellano come Conte e Schlein, e come tutti si mettono in fila con il piatto in mano, come Piantedosi, Diego Della Valle, il consigliere comunale, per assaggiare “i friarelli imbottiti”, “trecciona” e “zizzona”, “il caciocavallo impiccato”, alla brace, i mezzi paccheri Rummo, perché, dimenticavamo, ci sono anche i corsari dell’impresa campana, amici di Mastella, Cosimo Rummo, Gaetano Melluso. La moglie di Manfredi, Cettina, strepitosa, provocata da tutti (“guarda che Gaetano finisce a Palazzo Chigi, ti stai preparando?”) risponde che “fare il sindaco di Napoli è bellissimo”. Manfredi che capisce la malaparata interviene: “Io resto a Napoli, non mi inguaiate, vi prego!”. Clemente che è felice come un bimbo, e che si ricorda di quando andava a prendere Sandra con la Torpedo blu, confessa che “non avrei mai fatto nulla senza di lei. A Benevento ci vogliono bene come famiglia. Anche l’Avvenire ha messo in pagina la nostra foto dal Papa. Cinquant’anni insieme, cinquant’anni di sorrisi, ma anche di pianti, dolori, e poi la sofferenza dei miei figli che non dimentico, ma abbiamo superato ogni cosa”.
Dice Titti, funzionaria al tribunale di Benevento, che sarebbe bello alle prossime regionali “vedere il figlio di Clemente, Pellegrino, candidato” e lo dice mentre Gino Rivieccio, attore, conduttore, fa sbellicare dalle risate il ministro Piantedosi raccontando l’aneddoto sui fratelli Bennato: “I campani sono così. A un concerto di Eugenio Bennato un fan, per tutta la sera, ripete: ‘Eugenio, ti prego, canta Viva la mamma’. E una, e due, e tre, e quattro vote. A quel punto, stremato, l’impresario scende dal palco e gli dice: ‘Ma ‘o vuò capì che Viva la mamma è dell’altro fratello, di Edoardo? E il fan, geniale, ‘e vabbè, ‘a mamma è sempre ‘a stessa’. Noi siamo così”. Sono come Mastella, 78 anni, il sud che non si perde d’animo, che arriva con l’intuito, che perdona, comprende, il sud che a differenza di quello più a sud non porta rancore per un’offesa, per un’incomprensione. Questo è il sud che si scioglie con una stretta di mano, con “l’avvicinati, qui”, come si avvicinano Piantedosi, Manfredi, Casini, il governo Ceppaloni, un modello. La famosa foto che ha fatto il giro del mondo, e sorridere i giovani, Clemente che abbraccia la rockstar Lenny Kravitz, è nata per simpatia. Mastella non ascoltava Lenny, ma Mastella abbraccia Kravitz perché come a Telese, dove si è inventato la festa dell’amicizia, Mastella apre i flussi, e non per decreto, non è avaro di carezze, Mastella dice: “Siedi, mangiamo insieme” e continua: “Non ho mai perso l’umanità, sono rimasto quello che ero. Per me voler bene, vale più di sapere che partito voti. E devo tutto a Sandra non mi stanco di dirlo”. Non si possono immaginare separati. Hanno bisogno entrambi, l’uno dell’altra, come il corallo ha bisogno di stare attaccato alla roccia, come Piantedosi ha bisogno della sua Paola, Manfredi di Cettina. E’ la pazienza, la durata delle cose, il maggio lungo della vita, 50 anni, il maggio della canzone: “Core mio, turnato io so/ torna maggio e torna ammore/ fa de me chello che vuò!”.