Parioli, sole e cravatte rosse: la destra brinda all’America di Trump. Il partito di Meloni a Villa Taverna scorrazza felice sui prati. “Siamo alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi: se si fermeranno al dieci per cento dovremmo tenerli, senza contraccolpi”, dice Maurizio Leo, viceministro dell’Economia
Hamburger e trumpismo. Matteo Salvini con la cravatta “rosso Donald”, Antonio Tajani ancora “emozionato” per la visita dall’altro americano più famoso del mondo (Leone XIV) e poi certo tutti ad aspettare lei, Giorgia Meloni. Che al presidente degli Stati Uniti dà del tu. E’ la festa dell’Indipendenza, ma non è che questi italiani sono stati invitati in qualità di tacchini alla festa del Ringraziamento? “Siamo alla vigilia dell’entrata in vigore dei dazi: se si fermeranno al dieci per cento dovremmo tenerli, senza contraccolpi”; dice Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, quota Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni a Villa Taverna scorrazza felice sui prati. Nel cuore dei Parioli il generone romano è surclassato dal trumpiano rampante. Adesso gira così. Ma ecco il padrone di casa Tilman Fertitta che al Foglio dice: “Giorgia sarà il ponte fra gli Usa e l’Europa. Ne sono sicuro. Mi piace tanto. E ce la farà”. Poi arriva Marco Tronchetti Provera e l’ambasciatore si volta per salutarlo.
Il miliardario texano, ma di origini siciliane, è proprio l’uomo giusto nel posto giusto: vive su un panfilo ormeggiato al largo di Civitavecchia e per non restare imbottigliato sulla Cristoforo Colombo si muove con l’elicottero privato. Fantastico. Come si era detto la festa è un party animato quasi solo da politici di centrodestra. I leader delle opposizioni, da Elly Schlein a Matteo Renzi, hanno dato forfait. Ma a sorpresa ecco Giuseppe Conte, il capo del M5s. “E’ arrivato con il catering perché è un cameriere”, dice perfido Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato che non ha problemi a dire: “Non mi piace lo stile di Trump, io sono reaganiano”. Speriamo che tutti gli agenti non lo abbiano sentito, altrimenti lo deportano a Norcia. Il mondo si è spostato e l’Italia non sta a guardare. Con tanto di solito derby, vinto dai primi, tra meloniani e salviniani. “Finalmente mi sento accettato”, scherza, ma non troppo, Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama. E però FdI è in grande spolvero in questo party asfissiante, tra qualche cappello da cowboy e gli immancabili svenimenti da afa. Ettore Prandini, numero uno di Coldiretti e cioè l’associazione che guarda i dazi come un toro guarda il rosso, dice “speriamo bene, confido anche nel viaggio di Francesco Lollobrigida”. Bisognerebbe pregare. E spunta la tonaca di Paolo Benanti, teologo e studioso di intelligenza artificiale. “Non è la prima festa a cui partecipo, ma questa ha un sapore particolare: entro per capire lo stato dei rapporti fra Usa e Italia”. Già perché ci sono due ingressi. O meglio gli invitati, e non chi sta qui per lavorare, devono mettersi in fila (indiana) per entrare a palazzo, con la speranza di stringere la mano all’ambasciatore. Volano ovunque biglietti da visita. Ignazio La Russa fa un ingresso trionfale, al contrario di quello, più mesto, di Roberto Fico, uno dei pochi M5s qui (c’è anche Rocco Casalino, fresco 53enne). Fico è pronto a fare il governatore? “Sì, del Kentucky”, scherza l’ex presidente della Camera.
Clima esotico, ma rilassato. Pd quasi non pervenuto, anche se c’è l’ex ministro Marco Minniti, con collettone della camicia aperta. Senza cravatta. “Le relazioni internazionali vanno coltivate, perché i governi cambiano”, dice con una punta di polemica la dem Beatrice Lorenzin. Prima dei discorsi dal palco, tocca alla tromba dei bersaglieri, ma non mancano certo i marine. Poi dietro a un bandierone a stelle e strisce, ecco il discorso più atteso, quello di Gioegia Meloni. Dopo lo speach dell’ambasciatore che con voce trumpiana dice “viva l’Italia”, tocca ai nostri. La premier ribadirà ciò che dice da sempre. Parla di Fertitta amico dell’Italia e che insieme si può dare un lavoro importante per le nostre nazioni. “Ho sempre guardato con ammirazione a come il popolo americano festeggia il giorno dell’Indipendenza: celebra ciò che li rende uniti”. Segue citazione di Ernest Renan sul termine di nazione. Meloni parla di nazioni sorelle, ricorda gli incontri con Trump e rilancia il legame unico attraverso relazioni che continuano a essere oliate. “Saremo ancora amici anche quando i nostri interessi non dovessero essere più coincidenti”. Applausi, il barbecue torna a essere preso d’assalto.