Nel 2025 il Parlamento italiano discute della “settimana corta” per i parlamentari, che inizi di lunedì e finisca di giovedì. L’opposto rispetto a contesti come l’Inghilterra del 1640, quando si faceva la storia tenendo il Parlamento aperto tredici anni
Nell’Italia del 2025, il Parlamento discute dell’opportunità che i parlamentari usufruiscano della settimana corta, termine con cui si intende in realtà una settimana cortissima, che inizi di lunedì e finisca di giovedì (l’obiettivo ultimo è probabilmente di emulare quel mio ex collega in università che, un giovedì dopopranzo, mi salutò dicendo: “Buon weekend, ci vediamo mercoledì”). Se ci trovassimo invece in un contesto più progredito, per esempio l’Inghilterra del 1640, assisteremmo alla scena dei parlamentari che, pur di asserire i propri diritti di rappresentanza della popolazione contro l’abuso del potere esecutivo, si ammutinano rifiutando che il Parlamento venga sciolto, tenendolo convocato per tredici anni di fila: fu il cosiddetto Long Parliament, il Parlamento lungo.
L’Inghilterra sarà una curiosa nazione, ma l’Italia lo è ancor più, col suo proclamarsi repubblica parlamentare ma fino a un certo punto, repubblica parlamentare quattro giorni su sette. Certo, i più versati nella storia moderna potranno obiettare che a un certo punto, nell’Inghilterra del 1653, saltò su un signore di vaghe smanie dittatoriali – Oliver Cromwell – e cacciò dal Parlamento una cospicua parte di parlamentari: fu il cosiddetto Rump Parliament, il Parlamento tronco. In Italia, ancora una volta, siamo più originali. A rendere tronco il Parlamento sono stati infatti direttamente gli elettori, col referendum del 2020, tagliando del 30 per cento il numero dei parlamentari per risparmiare sulla democrazia.