“Dirigere un coro significa trasmettere al gruppo che hai davanti l’idea che hai dentro e ricevere un feedback immediato. L’obiettivo è che qualcosa di bello arrivi a emozionare il pubblico. Riuscirci non ha prezzo”. Intervista al direttore di coro e soprano barocco
Un post pubblicato su Instagram in un momento di spleen, in occasione degli esami di maturità, ha procurato un balzo di popolarità a Marta Guassardo con oltre due milioni e duecentomila visualizzazioni, qualche migliaio di nuovi follower, alcuni insulti e più di 80 mila cuoricini. Per avere ricordato di quando, a scuola, fu “bullizzata per 5 lunghi anni a causa della sua passione e dedizione alla musica”. Confida di essere rimasta sorpresa dal clamore “MartaGuess”, questo il suo nickname sul social network, nata trentadue anni fa ad Alessandria e abitante a Milano. Guassardo è direttore (lei usa il maschile) di coro e soprano barocco ma ha studiato da influencer per divulgare la sua attività professionale, con suggerimenti tecnici agli appassionati e informazioni didattiche: dalla lettura degli spartiti al riscaldamento della voce, dal solfeggio al canto a memoria libera.
Docente per tre anni dei Pueri Cantores nella Cappella Musicale del Duomo di Milano, si è dimessa dall’incarico per dedicarsi a tempo pieno allo sviluppo dei suoi progetti.
Quanto azzarda una insegnante di coro che lascia il Duomo di Milano?
Sentivo il bisogno di esprimere maggiormente la mia creatività facendo una scommessa personale, che conta per ora 24 mila follower. Non sono pochi per la musica corale, considerando che è una nicchia dentro la nicchia della musica classica. Ho lasciato il Duomo a giugno 2024, ma già da ottobre 2022 avevo cominciato a curare l’account Instagram in modo professionale.
Ci guadagna?
Non ne ricavo alcun introito diretto perché non ho pubblicità né sponsor. Piuttosto attiro l’attenzione sulle mie attività: workshop di vocalità, lezioni private, concerti, videocorsi di lettura musicale. Nei giorni scorsi ho anche attivato una newsletter.
Chi sono i suoi follower?
Si concentrano soprattutto, per il 35 per cento, nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Piu donne che uomini.
Fa tutto da sola?
Sì, ma mi aiuta moltissimo l’Intelligenza artificiale. Svolgo un brainstorming quotidiano con ChatGPT, perché non essendo un’esperta di marketing mi fornisce le competenze che mi difettano. Per esempio come impostare un videocorso, quali sono le migliori soluzioni per gli abbonamenti, per le modalità di pagamento e la stesura più efficace di una e-mail. Se un giorno non utilizzassi più ChatGPT ce la farei, però con molto più dispendio di tempo.
Quanti dei tremila follower acquisiti con quel post sugli esami di maturità s’interesseranno alla musica?
Lo capirò tra un po’ di tempo perché è accaduto per caso: stavo riempiendo un momento di tedio, non avevo l’intenzione di incrementare la visibilità in questo modo. Finora ho mantenuto pulito il mio spazio, imponendo un dialogo sempre rispettoso e accettando anche i commenti negativi solo se hanno scopi costruttivi, anche se così la crescita è più lenta.
Cosa l’affascina della direzione corale?
La possibilità di amalgamare capacità e competenze diverse per un risultato generale che non esisterebbe senza l’apporto di ciascuno. Dirigere un coro significa trasmettere al gruppo che hai davanti l’idea che hai dentro e ricevere un feedback immediato. Nelle prove c’è tanta adrenalina, ma al momento del concerto sono tranquillissima. L’obiettivo è che qualcosa di bello arrivi a emozionare il pubblico. Riuscirci non ha prezzo.
Com’è diventata musicista?
Quando avevo sei anni m’indirizzarono i miei genitori, ma senza imposizioni, e credo di non avere avuto mai ripensamenti. Mi diplomai in pianoforte al Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria con il vecchio ordinamento, mentre frequentavo anche la scuola cui ho fatto cenno in quel post sulla maturità. Avevo scoperto da bambina la passione per il canto corale, però la folgorazione vera avvenne quando avevo 13 anni durante le esercitazioni con Marco Berrini, tra i massimi direttori di coro europei. Scattò l’immediato desidero di emularlo e successivamente mi specializzai diplomandomi col massimo dei voti e la menzione d’onore.
Quanta differenza c’è tra un corista e un solista?
Il solista sviluppa il massimo potenziale per sovrastare l’accompagnamento e riempire lo spazio in cui canta, il corista invece deve dare il suo apporto senza prevaricare le altre voci della sezione. Non si deve sentire la sua più delle altre. Io stessa, formata da corista, quando ho studiato per soprano solista ho faticato a reimpostarmi.
Quale repertorio preferisce?
Da solista, quello barocco. Come direttore mi adeguo alle richieste del coro che mi ospita, però prediligo gli autori francesi e soprattutto Francis Poulenc, poco frequentato perché presenta alquanta difficoltà.
Su cosa lavorerà in estate?
A luglio parteciperò come docente di vocalità a un corso di canto gregoriano all’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, in Molise, un luogo antichissimo e ricco di spiritualità. A fine agosto sarò al laboratorio dell’Accademia Europea per direttori di coro a Fano. A settembre riaprirò le iscrizioni al videocorso di lettura musicale per coristi amatoriali, che ho battezzato DaNoVo, ossia “Dalle Note alla Voce”.
Cosa le piace oltre alla musica?
L’uncinetto e la pratica del Brazilian jiu-jitsu. Per una quindicina d’anni, quando avevo più tempo, lavoravo nei weekend estivi come bagnino nelle piscine di Alessandria.