La barca recuperata dalle profondità galleggia ancora. Nessuno squarcio nello scafo. Nemmeno piccolo o impercettibile. Impossibile dire ora come sia affondata. Tic e complottismi
Thomas Bayes era morto da due anni quando il suo teorema delle probabilità – oggi alla base di molti modelli di apprendimento dell’intelligenza artificiale – fu scoperto tra le sue carte da Richard Price, amico, matematico, filosofo politico e fervente sostenitore della Rivoluzione americana. Fu Price a curarne la pubblicazione e a presentarlo, nel 1763, alla Royal Society, uno dei circoli intellettuali più prestigiosi dell’illuminismo europeo. L’opera passò inizialmente inosservata. Ma, dopo alterne fortune, la rivista New Scientist l’ha inserito tra i più importanti teoremi mai formulati dall’uomo. Perché consente di calcolare la probabilità di una causa partendo dagli effetti osservati: un’idea semplice, ma formidabile. Di cui Bayes, teologo e matematico del diciottesimo secolo, non poté vedere tutte le conseguenze. A partire dall’impiego che ne fece Alan Turing durante la Seconda guerra mondiale per decifrare i codici Enigma nazisti, cambiando – anche grazie a questo – il corso del conflitto a favore della Gran Bretagna. Mentre oggi le applicazioni bayesiane sono ovunque: nella medicina, nella robotica, nei modelli predittivi del machine learning.
Mike Lynch, il “Bill Gates britannico”, sceglie il nome Bayesian in omaggio al matematico del ’700. Ma cambiare nome a una nave porta male
A questo teorema Mike Lynch rese omaggio quando nel 2014 diede il nome “Bayesian” alla sua barca a vela Perini, un gioiello ingegneristico lungo 56 metri, un albero di 72 metri e mezzo, il più alto al mondo per una monoalbero. Lo yacht era stato varato nel 2008 con il nome di “Salute”, ordinato da un ricco imprenditore olandese, Eric Jelgersma, che non riuscì a prenderlo in consegna a causa di un grave incidente subacqueo che lo rese paraplegico. Fu un altro imprenditore olandese, John Groenewoud, il primo proprietario. Cambiargli il nome in “Bayesian” costituì una sfida all’antica regola marinara secondo cui è pericoloso cambiare i nomi delle navi. “Superstizioni”, dovette pensare Lynch. Che sul teorema di Bayes aveva scritto la sua tesi di dottorato a Cambridge. E su quel teorema aveva costruito la propria fortuna di miliardario, da figlio di immigrati irlandesi cresciuto nei sobborghi di Londra, madre infermiera, padre vigile del fuoco. Sviluppando il teorema bayesiano, nel 1996 fonda la società Autonomy, una start up di successo che gli fece conquistare il soprannome di “Bill Gates britannico”. Nel 2011 la vende all’americana Hewlett Packard per 11,1 miliardi di dollari e lì cominciano i suoi guai. L’affare lo trascina in un lungo processo per truffa finanziaria che si chiude con una condanna in sede civile e un’assoluzione in sede penale. Quest’ultima pronunciata dalla corte poco prima del suo ultimo viaggio, a giugno scorso.
Quando il 19 agosto scorso il Bayesian affonda a trecento metri dalla costa di Porticello, in provincia di Palermo, colpito da una tempesta che i meteorologi chiamano downburst e descrivono come un’enorme secchiata d’acqua, numerosi osservatori sparsi per il mondo si sono chiesti come sia stato possibile che un’imbarcazione prodotta dall’eccellenza nautica italiana, costruita per navigare in alto mare con le vele spiegate, sia stata risucchiata in sedici minuti dalle acque del mare, fino a colare a picco adagiata sul fianco destro a cinquanta metri di profondità, con i corpi di sei persone intrappolati dentro, incluso quello di Mike Lynch, più una persona trovata morta in acqua; mentre a trecentocinquanta metri di lì la Sir Robert Baden Powell, un’imbarcazione costruita nel 1957, 42 metri di lunghezza, assai meno attrezzata del Bayesian, è riuscita a uscirne completamente illesa, con i passeggeri e l’equipaggio portati in salvo senza un graffio.
A questa domanda nessuno è ancora riuscito a dare una risposta. E, nell’incertezza, varie teorie hanno preso forma, dato che su quella barca sono morte – con l’eccezione del cuoco, Recaldo Thomas, l’unico appartenente all’equipaggio – uomini e donne sì molto ricche, ma anche molto potenti. Dopo Autonomy, Lynch fonda infatti Darktrace, una delle più importanti aziende di cybersicurezza globali, con stretti contatti con i servizi segreti britannici, americani, il Mossad. E, per una coincidenza che fa sognare i complottisti di tutto il mondo, quaranta ore prima dell’incidente in mare, viene investito da un’opel corsa blu guidata da una donna di 49 anni anche Stephen Chamberlain, il braccio destro di Lynch, nonché coimputato nel processo da poco conclusosi con l’assoluzione. Stava facendo jogging nella campagna del Cambridgeshire e aveva percorso dieci chilometri e 300 metri, dirà la sua app fitness installata sul telefono agli inquirenti, prima che anche lui morisse in ospedale. Tra i morti del naufragio, invece, c’è anche Jonathan Bloomer, presidente di Morgan Stanley, una delle più importanti banche d’affari del mondo.
Nelle operazioni di recupero è morto anche un sub olandese di 39 anni. I suoi colleghi si sono rifiutati di immergersi ancora e si è proseguito con robot
L’ultima parola su ciò che è accaduto toccherà alla procura di Termini Imerese ora che il relitto del Bayesian è stato sollevato dal fondo del mare, trecentosei giorni dopo essersi inabissato. Sabato scorso è finalmente affiorato in superficie, al termine di un’operazione di recupero guidata dalla compagnia britannica TMC, costata oltre 25 milioni di euro. Era iniziata il 3 maggio e doveva durare al massimo quattro settimane. Ce ne sono volute sette. Causa la morte di un sub olandese di 39 anni, Robcornelis Maria Huijben Uiben, deceduto mentre tagliava il boma, la trave orizzontale all’albero maestro dello yacht, nelle operazioni preliminari di messa in sicurezza dello scafo. Dopo l’incidente, nessuno dei sub che erano stati ingaggiati hanno più voluto scendere sott’acqua, costringendo la compagnia inglese a cambiare piano, usando non più uomini per andare a fondo ma robot e strumenti radiocomandati, a costo di allungare la durata del lavoro. Otto cinghie sono state fissate tra la chiglia e la sovrastruttura. Una per ogni compartimento della barca. L’albero in alluminio è stato tagliato. La gru galleggiante ha sollevato lo scafo fino al pelo dell’acqua. Poi, le idrovore hanno risucchiato l’acqua presente all’interno dell’imbarcazione e un test di galleggiamento è stato condotto immediatamente, allentando le imbracature che avevano cinto il relitto. Risultato? Positivo. La barca galleggia ancora. Nessuno squarcio nello scafo. Nemmeno piccolo o impercettibile. Nessun bocchettone di presa d’aria danneggiato. I portelloni, su cui gravavano forti sospetti, chiusi. Chi si aspettava che tirare su il relitto avrebbe sciolto i misteri che circondano il caso è stato costretto a ricredersi. Impossibile al momento dire come sia affondato il Bayesian.
E pensare che, nella primavera del 2024, Mike Lynch aveva deciso di mettere in vendita la nave per 30 milioni di sterline, sfinito dal calvario nelle aule giudiziarie, l’estradizione dall’Inghilterra agli Stati Uniti, gli arresti domiciliari a San Francisco in attesa del processo. L’assoluzione gli fa cambiare idea. Per festeggiarla, organizza la crociera nel Mediterraneo in cui troverà la morte insieme alla figlia Hannah, all’avvocato americano Christopher Morvillo e la moglie Neda, designer di gioielli, a Elizabeth Bloomer, moglie del banchiere Jonathan (oltre il già citato cuoco). Tra i passeggeri, si salvano la moglie Angela Bacares. L’altro avvocato Ayla Ronald e il compagno Matthew Fletcher. James Emsilie, la moglie Golunski, la figlia Sophia, di appena un anno. Dettaglio drammatico: la mattina dell’incidente il viaggio sarebbe dovuto finire. Erano già stati prenotati i taxi per le 8 di mattina. Quattro ore dopo il naufragio. Per il quale sono indagate tre persone: il capitano James Cutfield, per “non aver adottato tempestivamente le misure atte a fronteggiare l’emergenza”; il marinaio di turno in plancia Matthew Griffiths, per non essersi avveduto “del peggioramento delle condizioni metereologiche”; l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton, “in qualità di unico membro dell’equipaggio presente nella zona di poppa” per non essersi accorto che “la barca aveva già imbarcato acqua”. Ed ecco dunque l’ipotesi degli inquirenti: che il Bayesian abbia imbarcato acqua già prima della tempesta e che il downburst sia stato solo il colpo di grazia.
Il mistero però rimane: da dove è entrata l’acqua? Il rapporto del Maib – l’ente che indaga sugli incidenti che coinvolgono imbarcazioni battenti bandiera britannica – ha concluso che il Bayesian avesse difetti strutturali, “vulnerabilità sconosciute sia al proprietario sia all’equipaggio”. Tutta colpa della barca, insomma. Tanto più che essa è italiana e non manca in questa storia un partita industriale di conquista e difesa dei mercati globali. Due giorni dopo l’incidente, Giovanni Costantino, amministratore delegato di Italian Sea Group – l’azienda che ha acquisito Perini Navi – punta il dito contro l’equipaggio. Avrebbe commesso una “sommatoria lunghissima di errori”. Il più grave dei quali: “Lasciare aperto il portellone di sinistra, a cui si ormeggia il tender e da cui salgono e scendono gli ospiti”. A contraddirlo uno dei testimoni dell’incidente, il capitano della nave ormeggiata a fianco del Bayesian, il tedesco Karsten Börner, precipitatosi in soccorso dei superstiti in acqua. Börner ha detto di aver visto il portellone chiuso e ha mostrato le foto scattate dalla sua nave al Bayesian fino a pochi minuti prima dell’arrivo della tempesta. Come stabilire chi ha ragione? Il relitto è emerso con il portellone chiuso. Ma nemmeno questa è una risposta definitiva. Potrebbe essere stato chiuso dalla pressione dell’acqua durante l’affondamento. Solo gli hard disk recuperati a settembre dai Comsubin potranno dire come sono andate le cose, perché contengono la registrazione completa delle operazioni dell’equipaggio.
Ma un altro particolare l’ha notato l’ingegner Sergio Cutolo, progettista di yacht e docente allo Ied di Torino, vedendo il relitto riemerge: sul fianco destro c’è una scala aperta che serve a muovere i tender. Perché non è stata chiusa? Nelle immagini a circuito chiuso delle telecamere posizionate sull’albero del veliero – trasmesse in esclusiva lunedì sera su Rete 4 da “Quarta Repubblica” di Nicola Porro – si vedono gli ultimi minuti prima dell’affondamento del Bayesian. Il vento che si alza, la pioggia, la furia del mare, il tendalino che si spezza, la barca che si piega e comincia ad affondare. A bordo, solo una persona che corre. Nessun altro movimento. Come se sulla nave non ci fosse nessun altro dell’equipaggio. E’ per questo che la scala reale era aperta? L’equipaggio l’ha usata per uscire prima della tempesta e non è riuscito a rientrare? Ipotesi. Tutto quello che si può fare, al momento.
La sorveglianza dell’area ordinata dalla procura: pare che Lynch portasse sempre con se una chiavetta di dati preziosi per molte intelligence
Tra i fatti, invece, c’è che a pochi giorni dall’affondamento della nave la procura ha innalzato il livello di sorveglianza intorno all’area circostante il relitto. Motivo: proteggere i dati riservati che Mike Lynch portava sempre con sé, pare custoditi in una chiavetta, probabilmente affondati insieme alla nave. Informazioni che avrebbero fatto gola ai servizi segreti di tutto il mondo. E sulle quali la procura ha temuto che qualcuno volesse mettere le mani. E per altri – come il dottor Federico Carbone, criminologo e analista forense, perito presso il tribunale di Palermo – c’è anche riuscito. “Nei giorni immediatamente successivi all’inabissamento, forse già tra il 20 e il 22 agosto 2024”, ha scritto sul sito DarkSide, “un team estremamente abile, dotato di preparazione specifica e attrezzature adeguate, si è mosso con inquietante efficienza e discrezione”. Agenti sotto copertura sarebbero scesi a cinquanta metri di profondità e hanno aperto “le multiple casseforti digitali” presenti nell’imbarcazione, trafugando il contenuto. Fantasie? Può darsi. Ma anche a queste domande si dovrà dare una risposta.
Il fatto è che il naufragio è un evento che spezza ogni struttura dell’ordinario. Significa andare a fondo, perdere il controllo: il timore più grande di ogni essere razionale. Scriveva Lucrezio un secolo prima di Cristo: “E’ dolce, quando i venti sconvolgono il mare, guardare da terra il naufragio altrui”. Succede ancora oggi con il Bayesian. Gli spettatori hanno la possibilità di sporgersi sull’abisso, rimanendo saldamente aggrappati alle proprie certezze. Così accade che, nello spettacolo dell’incidente, un documentario dal titolo The sinking of a Superyacht racconti al pubblico l’affondamento del Bayesian riconducendolo alla violenza del cambiamento climatico, causa di un evento atmosferico inarrestabile, suggerendo che, se smettessimo di deturpare la natura, la natura smetterebbe a sua volta di farci del male. Allo stesso modo, accade anche che nel mondo del professionismo dell’antimafia si tiri in ballo Gladio, la P2, come se per forza deve esserci qualcosa sotto: un sabotaggio, un attentato, un complotto per far fuori un uomo potentissimo e impossessarsi dei suoi segreti. In entrambi i casi, appare evidente che per l’uomo contemporaneo è più facile credere che tutto sia comunque riconducibile a lui, all’azione umana – il riscaldamento climatico, il complotto – che prendere seriamente in considerazione l’idea della propria estrema vulnerabilità e finitezza, contro la quale nemmeno la ricchezza e il potere possono opporre una resistenza inespugnabile. Insomma, il contrario di ciò che aveva intuito Thomas Bayes: non importa quanto numerosi e contraddittori siano gli effetti osservati, la causa deve comunque essere quella prefrabbricata.