In Italia la storia si ripete sempre due volte: prima come sketch comico e poi come biopic

Monica Guerritore interpreta Anna Magnani in un nuovo film biografico, prima di questo c’era la parodia di Emanuela Fanelli. Replicare ciò che è considerato “unico” si può e si fa sempre allo stesso modo

Non contesto l’inoppugnabile logica di Monica Guerritore, che a Sette dichiara di essere diventata Anna Magnani perché era unica, per quanto (è un mio limite) non riesca a capirla. Faccio un discorso più generale, che va oltre i miei dubbi da scettico blu sull’evenienza che, se un’attrice è unica, allora non c’è bisogno di riprodurla in un film sulla sua vita. Mi limito a notare che da anni rido con le clip su RaiPlay di Emanuela Fanelli che, in “Una pezza di Lundini”, interpreta Simonetta, la truccatrice della Magnani: questa finta fiction racconta “la storia di un sogno”, una donna di una famiglia umile scelta come truccatrice dall’attrice più grande di tutti i tempi (“Ma è una svolta per la tua carriera!”) che però non vuole farsi toccare le rughe, quindi la gela non appena un pennello si avvicina al viso. Era il 2021 e ridevate anche voi; ora è il 2025 e ci viene annunciato questo film in cui Monica Guerritore non ha certo imitato Nannarella ma, dice al settimanale del Corriere, “le ho offerto me stessa. Sento molte affinità, non solo di carattere, anche nelle scelte di vita. Tutto questo mi ha portato a lei”. Ennio Flaiano diceva che in Italia Marx aveva torto: da noi, la rivoluzione non si può fare perché ci conosciamo tutti. Macché. Marx aveva torto perché, da noi, la storia si ripete sempre due volte: la prima come sketch comico, la seconda come biopic.

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