Per le imprese il peggio è passato e si può ripartire, mentre chi acquista vede davanti a sé una prospettiva di prezzi in risalita sui beni che utilizza più frequentemente. I dati di Istat e le previsioni di crescita di Prometeia
Su e giù. La fiducia delle imprese misurata dall’Istat è in rialzo per il secondo mese consecutivo lato imprese: a giugno da 93,1 a 93,9. Ma è in ribasso lato consumatori: nello stesso mese da 96,5 a 96,1. Il primo dato è in linea con l’ultimo aumento della produzione industriale e testimonia come gli imprenditori abbiano la sensazione che il peggio sia passato e si possa ripartire. L’unico comparto delle imprese che resta pessimista è il commercio al dettaglio e questo indicatore si sposa con il sentimento dei consumatori. La manifattura tenta di stare in piedi ma dietro di sé non ha un retroterra di domanda interna che possa giustificare il rilancio delle motivazioni. I primi mesi del ’25 non sono stati eccellenti per quanto riguarda il turismo interno degli italiani e soprattutto il carrello della spesa mostra un tasso di inflazione nettamente superiore all’indice (2,7 contro 1,6). Il consumatore vede davanti a sé una prospettiva di rincari sui beni che utilizza più frequentemente e di conseguenza mostra un calo di fiducia.
Tornando all’industria è interessante vedere come Prometeia si ponga la domanda del momento (“Italia, è vera resilienza?”). Parla di fattori inaspettati sommando stabilità politica, gestione prudenti dei conti, discesa dei tassi e crescita del pil del primo trimestre. E aggiunge come le prospettive dell’economia italiana “risultano meno esposte di altri paesi alle attuali tensioni commerciali globali”. Ma questo sentiero di crescita “lento ma costante” quanto sarà duraturo? Non tanto, al punto che Prometeia mantiene le sue previsioni di crescita 2025 (+0,6 per cento) che aveva formulato prima della resilienza. Ritiene però che nel ’26 si faranno sentire positivamente sia il rilancio infrastrutturale tedesco sia il potenziamento della Difesa in Europa. Prometeia non parla dell’azione del governo sull’economia reale, un modo forse subliminale per indicarne la latitanza. Certo è che il giudizio negativo sull’efficacia dell’agenda governativa è ora comune alle parti sociali che, a prescindere dalla vicinanza o meno a Giorgia Meloni, hanno ripreso a dialogare dietro lo striscione “Chi fa per sé fa per tre”.