Dopo 9.557 esecuzioni ufficiali in 17 anni, oggi in tanti si avviano al patibolo con l’accusa di avere “legami con Israele”. La Repubblica islamica sta impiccando i civili per reprimere il dissenso, nel silenzio assoluto delle Nazioni Unite
Il regime iraniano è al secondo posto (dietro la Cina) per il numero assoluto di esecuzioni capitali e al primo posto per numero pro capite. Almeno 537 persone, tra cui 48 donne e 68 minori, sono state uccise dalle forze di sicurezza di Teheran soltanto a seguito delle proteste nel 2022 per l’uccisione di Mahsa Amini. Impiccati all’alba, al grido di “Allahu Akbar”, alla prima preghiera del mattino. Dall’anno delle prime rivolte nel 2009, l’“Onda Verde”, queste le esecuzioni ufficiali: 350 nel 2008, 402 nel 2009, 546 nel 2010, 676 nel 2011, 580 nel 2012, 687 nel 2013, 753 nel 2014, 972 nel 2015, 530 nel 2016, 517 nel 2017, 273 nel 2018, 280 nel 2019, 267 nel 2020, 333 nel 2021, 582 nel 2022, 834 nel 2023 e 975 nel 2024. Si tratta di 9.557 persone uccise in Iran in 17 anni. E per restare soltanto ai numeri ufficiali, che sono come quelli di Hamas sui morti di Gaza, ma per difetto.
Negli ultimi dodici giorni di guerra con Israele, l’Iran ha arrestato più di settecento persone accusate di avere “legami con Israele”. Settecento persone che si avviano al patibolo. Sei di loro sono già stati impiccati in due giorni. Idris Ali, Azad Shojaei e Rasoul Ahmad Mohammad sono lavoratori curdi, accusati senza prove di aver contribuito al trasporto di attrezzature e armi utilizzate per l’omicidio di Mohsen Fakhrizadeh, uno degli scienziati nucleari uccisi da Israele.
La Repubblica islamica sta impiccando i civili per reprimere il dissenso: arresti di massa di oppositori e voci critiche ed esecuzioni sommarie. I dissidenti temono il ripetersi della grande purga post 1979. Un rapporto del 1987 della Commissione per i diritti umani del’Onu stimò che settemila persone erano state fucilate, impiccate e lapidate dopo la rivoluzione islamica. E all’Onu, dove si sono tenuti molti minuti di silenzio per il defunto presidente iraniano Ebrahim Raisi, non vola una mosca sulla repressione del dissenso in corso.
Zero dall’Assemblea generale. Zero dal Segretario generale António Guterres, che ha menzionato gli attacchi iraniani contro Israele solo in una dichiarazione in cui condannava Israele e paragonava gli attacchi difensivi di Israele contro obiettivi militari iraniani agli attacchi dell’Iran contro i civili israeliani. Nulla dall’Alto commissario per i Diritti umani Volker Türk (e i suoi portavoce), che ha menzionato gli attacchi iraniani contro Israele solo in dichiarazioni neutrali. Nulla dal vice segretario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Nada al Nashif, che ha equiparato gli attacchi difensivi di Israele agli attacchi dell’Iran contro i civili, esprimendo preoccupazione per i “residenti di Teheran”. Zero dalla coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in medio oriente, Sigrid Kaag. Niente dal coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, che ha però diffuso la menzogna secondo cui “14mila bambini” a Gaza sarebbero morti “in 48 ore”, intervenuto nel programma di Mehdi Hasan per accusare Israele di violare la Carta delle Nazioni Unite attaccando l’Iran. Niente neanche da Mai Sato, relatrice speciale sull’Iran, e da Reem Alsalem, relatrice speciale sulla violenza contro le donne.
Ali Montazeri, il successore indicato da Khomeini e poi dissidente del regime, scrisse: “Nel resto del mondo credono che la sola attività praticata in Iran sia uccidere”. L’esercito israeliano ha tirato giù la porta dell’infame carcere di Evin. L’Alto commissariato Onu per i Diritti umani ha espresso “grave preoccupazione” sul carcere. Non per chi è rinchiuso dentro, ma per il missile israeliano che ne ha aperto le porte esterne. “Colpirlo costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario”, ha dichiarato Thameen al Kheetan, portavoce dell’Alto Commissariato, durante una conferenza stampa a Ginevra. “Che siano detenuti arbitrariamente o in relazione a crimini effettivamente commessi, i detenuti devono essere protetti”, ha detto al Kheetan. Soltanto all’Onu si può inventare una dichiarazione simile.