Dal contingente russo arrivato in Italia in piena pandemia alla campagna contro le sanzioni per l’invasione dell’Ucraina, fino all’intervista di Giuseppe Conte a Russia1, canale ufficiale del Cremlino. Il debole del movimento per Mosca non si è mai interrotto
Ci risiamo. Il 21 giugno alla manifestazione “No al riarmo”, Giuseppe Conte si è fatto intervistare da Russia1, canale ufficiale del Cremlino sanzionato dalla Ue dopo l’invasione dell’Ucraina, che già aveva mostrato con grande risalto le immagini dell’altro corteo contro il riarmo che i Cinque Stelle a cui il M5s ha partecipato il 5 aprile. A marzo, Conte aveva già detto in conferenza stampa di non sapere se si potesse considerare la Russia “una minaccia”. Adesso una risoluzione dei Cinque Stelle ha chiesto di “trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e nel futuro una collaborazione con la Russia”.
Niente di nuovo sotto il sole, in realtà. Il 10 aprile, ad esempio, i Cinque Stelle avevano chiesto di far parlare l’ambasciatore russo a Roma, Alexey Paramonov, di fronte alle commissioni Esteri e Affari Europei del Senato, a proposito delle ingerenze straniere. Già nel settembre 2017 i due ex Nicola Biondo e Marco Canestrari, nel loro libro “Supernova. I segreti, le bugie e i tradimenti del MoVimento 5 Stelle: storia vera di una nuova casta che si pretendeva anticasta”, avevano testimoniato che fino al 2014, in coincidenza con l’inizio della guerra in Ucraina, i grillini erano ostili a Putin. Poi sarebbe stata imposta una svolta: un po’ per i rapporti tra Alessandro Di Battista e il vice-presidente della Duma Sergei Zheleznyak; un po’ da Davide Casaleggio in persona, secondo cui Putin faceva audience.
Già nel giugno del 2014 la deputata Marta Grande espone alla Camera una teoria demenziale, denunciando gli ucraini per cannibalismo ai danni dei russi in base alle immagini di un film di fantascienza. Un anno dopo i Cinque Stelle lanciano una campagna contro le sanzioni alla Russia, mentre sul blog di Beppe Grillo Manlio Di Stefano accusa l’occidente di aver fatto in Ucraina un golpe. Una delegazione dei Cinque Stelle va poi in Crimea, mentre i siti di area del movimento si riempiono di contenuti RT e Sputnik.
Soprattutto, Conte è il presidente del Consiglio durante l’operazione “dalla Russia con Amore”, quella che il 22 marzo 2020, in piena pandemia, portò all’aeroporto di Pratica di Mare 104 militari russi. A gestirla si trovò il colonnello Orio Giorgio Stirpe, ora in pensione, che ha più volte testimoniato come in tutto il contingente c’erano due medici e quattro o cinque infermieri su oltre cento persone: “Quelli del contingente russo, per i soldati russi. Tutto il resto era personale militare. Difficile dire esattamente quanto fosse tra di loro la proporzione di agenti dei Servizi russi, però chiaramente era piuttosto pesante. Il grosso era costituito da un battaglione di Nbc. Soldati addestrati alla bonifica biologica, chimica e radiologica. E in questo erano bravi. Non c’entrava praticamente niente con le nostre esigenze, però quando ci si rese conto di quelle che erano le loro effettive capacità li misero a spruzzare disinfettante all’interno delle case di riposo”.
Lo stesso colonnello attestò che “ci furono problemi perché questi russi, molto amichevoli nel loro atteggiamento, avrebbero preferito non operare nella provincia di Bergamo, ma in quella di Brescia. Dove, guarda caso, ha sede la base aerea di Ghedi, dove stanno i nostri Tornado con capacità nucleare. In pratica, hanno mandato i bonificatori di Chernobyl a bonificare le case degli anziani di Bergamo, che l’Italia avrebbe potuto fare da sola, a costi minori. Il carburante degli aerei che hanno trasportato il contingente lo ha infatti pagato l’Italia. Alla fine la missione russa l’abbiamo pagata noi, è costata soldi italiani, ha sottratto risorse militari che potevano essere dedicate al sostegno della popolazione, perché l’esercito è stato coinvolto pesantemente, soprattutto in Lombardia, per tenere d’occhio questi militari russi che andavano in giro sul territorio italiano”. A fare propaganda alla bontà di Putin.
Il ministro Speranza spiegò di essere stato completamente scavalcato per quella operazione e di averla subita, su accordi presi direttamente con i russi da Conte, e da lui imposti. Bisogna anche ricordare che lo storico studio dell’avvocato Conte, Largo Cairoli 6 a Roma, ha davanti una grande bandiera, perché ha sede proprio accanto all’Istituto di Cultura russo. Sul cui sito c’è scritto: “Nostro scopo e nostra missione è quella di far capire agli italiani la politica del Cremlino”.