Dopo l’annuncio della tregua con l’Iran e la violazione del cessate il fuoco, l’idea: noi siamo l’America e voi farete quello che diciamo noi si è vista in ogni commento e in ogni post del presidente americano. Una strategia a cui un funzionario aveva anche dato un titolo
L’operazione militare americana è stata un successo, il nucleare iraniano è stato “obliterato”, la reazione di Teheran contro obiettivi statunitensi è stata debole – e comunque grazie per averci avvisati prima – è arrivato il momento di “pace e armonia” nella regione mediorientale, per questo è stato siglato un cessate il fuoco storico, guai a voi – Israele e Iran – se lo violate. In poco più di 48 ore Donald Trump è entrato in guerra contro l’Iran e assieme a Israele, ha ammiccato a un regime change a Teheran, si è beato della superiorità militare dell’America e della straordinaria operazione – con sceneggiata annessa per confondere – contro i siti nucleari iraniani e poi ha detto basta, la guerra è finita, l’ho deciso io, riportate i vostri aerei nei vostri spazi aerei. E’ questa la strategia del presidente americano, e un funzionario le ha anche dato un titolo: “We’re America, bitch”.
Jeffrey Goldberg, direttore dell’Atlantic, scrive nel suo ultimo articolo: “L’attacco americano agli impianti nucleari dell’Iran è avvenuto perché Trump è stato frainteso. Ma per essere onesti con i leader iraniani, l’istinto di Trump per quel che riguarda la sicurezza nazionale e la politica estera appare confuso anche ai suoi sostenitori. Il momento in cui mi sono sentito più vicino a comprendere le sue politiche contraddittorie e talvolta incoerenti è stato nel 2018, durante un pranzo alla Casa Bianca con uno dei suoi più stretti collaboratori. Stavamo discutendo di un articolo che avevo pubblicato qualche anno prima su questa rivista, sulla politica estera di Barack Obama, e ho detto che pensavo fosse prematuro discernere un equivalente di Trump. Il funzionario rispose: ‘Ma certo che c’è una dottrina Trump’. Gli ho chiesto di descrivermela, e ha detto: ‘La dottrina Trump è: ‘We’re America, bitch’, noi siamo l’America, stronzi, è questa, la dottrina’. Poi ha proseguito: ‘Obama si scusava con tutti per tutto, si sentiva in colpa per ogni cosa’, Trump invece ‘non sente di doversi scusare di nulla di ciò che ha fatto l’America’. Un altro funzionario della Casa Bianca ha spiegato la dottrina in questo modo: ‘Il presidente pensa che noi siamo l’America, prendere o lasciare’”.
Non è la prima volta che una cosa tanto articolata come dovrebbe essere la dottrina di un presidente degli Stati Uniti viene fuori dai commenti di un funzionario fatti a un giornalista: accadde con Barack Obama, nel 2011, quando l’America valutava il suo coinvolgimento in Libia e nelle primavere arabe e già nelle proteste dell’Onda verde contro il regime iraniano era stato molto cauto. Un funzionario anonimo disse a Ryan Lizza, che allora era un giovane promettente reporter del New Yorker, che l’allora presidente stava mettendo a punto una dottrina definibile come “leading from behind”, indirizzare senza prendere la guida. Molti dissero che definire una dottrina questo slogan fosse un po’ azzardato, ma quello era e questo probabilmente è oggi con Trump. “La dottrina Trump, così articolata, non lascia molto spazio alla contemplazione delle potenziali conseguenze delle sue azioni – continua Goldberg – Sulla questione dell’Iran, in particolare, i presidenti democratici, soprattutto Obama, hanno speso molto tempo a studiare le conseguenze di secondo e terzo ordine di eventuali azioni americane. Non è chiaro se Trump capisca anche solo il significato delle conseguenze di secondo ordine, e questo è uno dei motivi per cui ha colpito l’Iran – perché era frustrato, e perché poteva farlo – e il motivo per cui il risultato a lungo termine è tanto incerto”.
Nelle ultime ore, quest’idea: noi siamo l’America e voi farete quello che diciamo noi si è vista in ogni commento e in ogni post di Trump (che si è messo a ringraziare tutti per l’attenzione e a firmare i suoi post sul suo social Truth). Il presidente ha detto che sia Israele sia l’Iran – tramite il Qatar e attraverso contatti diretti e indiretti dell’Amministrazione con Teheran – lo hanno chiamato, lui ha deciso il cessate il fuoco – di cui non sono noti i dettagli, si sa solo che gli houthi yemeniti si sentono di non essere inclusi nell’accordo – e si è innervosito quando ha visto che invece gli attacchi continuavano (“non sanno che cazzo stanno facendo”, ha detto riferendosi a entrambi i paesi, “devono tutti darsi una calmata”): il nucleare iraniano non sarà più ricostruito, ha detto, Israele ha fatto tornare indietro parte dei suoi aerei partiti per colpire l’Iran, il cessate il fuoco deve continuare. E per il regime change, invece, niente da fare: “Voglio che tutti si calmino il più in fretta possibile. Il regime change porta il caos e preferibilmente non vogliamo troppo caos”. Siamo l’America, farete come diciamo noi, e se cambiamo idea ogni momento perché una strategia per il futuro non ce l’abbiamo, pazienza, take it or leave it.