Dopo il passaggio alla Camera, la premier Giorgia Meloni va in Senato per le consuete comunicazioni, a cui segue la discussione parlamentare, in vista del Consiglio europeo. A tenere banco la crisi in medio oriente e gli sviluppi delle ultime ore. E poi l’aumento delle spese militari, le richieste che la Nato formalizzerà nelle prossime ore nel corso del vertice all’Aia.
L’intervento di Meloni: “La difesa è essenziale per costruire la pace”Non è il tempo della campagna elettorale”
“Sono una persona che non si è mai sottratta al dibattito politico, anche aspro, e avremo ancora molto tempo per i toni da campagna elettorale, ma sono convinta che non sia questo il tempo. Penso che in questo momento ci sia bisogno di provare a ragionare il più possibile insieme, in uno scenario estremamente complesso”, ha detto Meloni, intervenendo al Senato dopo la discussione parlamentare. “Non risponderò alle provocazioni o alle falsità”.
Sulla difesa, in merito al riarmo e all’aumento delle spese militari: “La penso come i romani: si vis pace para bellum. Quando ti doti di una difesa non lo fai per attaccare qualcuno. Se si hanno sistemi di sicurezza e difesa solidi si possono più facilmente evitare dei conflitti”, ha detto la premier. “È arrivato il tempo di occuparci adeguatamente della nostra difesa e della nostra sicurezza: non è che i nostri valori si difenderanno da soli, non si difendono perché buoni e giusti ma se hanno una difesa adeguata. È condizione essenziale se vuoi costruire la pace”.
E ancora: “Il sistema di difesa occidentale è basato sulla Nato e nella Nato non c’è un esercito, ci sono eserciti nazionali che cooperano tra di loro. Io voglio una colonna europea della Nato, ma sarebbe un errore pensare di costruire una difesa europea parallela a quella del sistema Nato, sarebbe un’inutile duplicazione”.
Poi l’affondo contro il M5s: “A Giuseppe Conte che ha detto che lui non ha firmato l’impegno per il 2% delle spese di difesa dico che una firma è una firma, quella firma è stata messa, io sono d’accordo con quell’impegno che aveva assunto, ero all’opposizione a quel tempo e non troverete polemiche da parte nostra. Poi se Conte ha firmato impegni senza rispettarli” dico che “non è il mio modo di fare ed è quello che per lungo tempo non ha fatto percepire l’Italia come una nazione affidabile e io voglio che l’Italia sia una nazione affidabile”.
“Il sistema di difesa occidentale è basato sulla Nato e nella Nato non c’è un esercito della Nato, ci sono eserciti nazionali che cooperano tra di loro. Io voglio una colonna europea della Nato, ma sarebbe un errore pensare di costruire una difesa europea parallela a quella del sistema Nato, sarebbe un’inutile duplicazione”.
La premier ha poi parlato del medio oriente: “Non sono d’accordo quando si dice che il caos dipende dall’amministrazione Trump. L’invasione russa dell’Ucraina è del 2022, non c’era Trump, il 7 ottobre è del 2022, non c’era Trump. Se volessimo andare indietro potremmo tornare alla Libia, alla Serbia, a molti altri scenari. Anche queste mi sembrano semplificazioni, anche se è vero che la situazione è di crescente caos, ma non è un caos che inizia oggi”.
Le dichiarazioni di voto e gli interventi delle opposizioni
“Voteremo a favore dell’aumento delle spese per la difesa ma il bipolarismo non reggerà a questa prova: all’interno dei due schieramenti esistono paesi populisti, pro-putiniani che al momento decisivo faranno mancare il loro appoggio. I grandi partiti delle grandi famiglie europee devono essere granitici su questo”, ha detto Carlo Calenda annunciando il voto di Azione. “Sono contento del dibattito e condivido in larga parte quanto espresso oggi dal governo italiano”.
Matteo Renzi va all’attacco, dopo aver posto 4 interrogativi alle premier su varie questioni. “.Ho posto alla presidente delle domande, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il fatto che lei non mi risponda per me è un riconoscimento fantastico. Quando si ha paura della verità si fugge ma, come diceva Aldo Moro, non si deve aver paura della verità e quando la scopriremo sarà un piacere”, Il senatore di Iv chiedeva chiarimenti su Paragon, sul ruolo internazionale dell’Italia e sulle relazioni con gli altri paesi europei. L’ex premier ha quindi criticano il ministro degli Esteri Tajani (“o porta sfortuna o rinunci a dichiarazioni”).
“Presidente Meloni – ha proseguito Renzi – quando è in difficoltà si affida a nazionalismo contro globalizzazione, un evergreen. Ci sentiamo tutto giovani. Allora spiego: la globalizzazione è quella che serve al Made in Italy per creare posto di lavoro in Italia, il nazionalismo è questo del suo amico Trump”.
Per il M5s ha parlato il capogruppo Stefano Patuanell esprimendo la contrarietà al piano di riarmo europeo. “Nonostante avessimo sempre criticato il 2%, abbiamo comunque aumentato le spese militari: non è in contraddizione raggiungere l’1,4 perché è compatibile con le risorse del Paese e dire che l’obiettivo è troppo ambizioso, questo ragionamento lo fate voi sul cambiamento climatico”, ha detto Patuanelli. “Il bilancio del nostro Paese non regge gli investimenti militari, in sicurezza – ha aggiunto- che l’accordo della Nato sta prevedendo”.
Poi il senatore ha proseguito: “Vedo molta semplicità nell’attribuire patente di putiniani al nostro gruppo sul presupposto che la nostra posizione sul conflitto in Ucraina ci porta a sostenere Putin, ma come finisce un conflitto? Io vedo due modi possibili: o la vittoria militare o la sottoscrizione di un trattato di pace, illudersi che quel conflitto possa terminare con la vittoria militare da parte dell’Ucraina credo sia fare il gioco di Putin.
“Per raggiungere la pace bisogna preparare la pace, non la guerra. Sono passati secoli e il suo paragone non è in linea con il tempo che viviamo”, ha detto Francesco Boccia, replicando alla premier Meloni. “Siamo in presenza di stravolgimenti mondiali e non sentiamo il governo italiano. Noi abbiamo chiesto di agire insieme all’Europa”.
“Il governo italiano è in linea con le destre nazionaliste. Lei non ha pronunciato una parola di difesa per le istituzioni internazionali, non può dire che siccome l’Onu è in crisi e fa fatica a ritrovare centralità, lo allora gnoriamo: Onu, Cpi, Oms le avete delegittimate”. Il capogruppo dem infine ha espresso un no radicale all’aumento delle spese fino al 5%: “Si faccia dire dal ministro Giorgetti dove prende i fondi. Siamo nettamente contrari, quel piano va radicalmente cambiato”.
La discussione in Aula
“L’Italia, così come molti altri Paesi europei, sinora è stata muta di fronte a quello che è successo” in Medio Oriente “per paura e per la speranza che, non urtando i responsabili di vertice degli Usa, si potesse ottenere per il proprio Paese qualche vantaggio”, ha detto l’ex premier Mario Monti. Il senatore a vita è stato il primo a parlare nel corso del dibattito che precede la replica della premier e le dichiarazioni di voto. “In questa situazione, ora così ricca di appuntamenti ai quali lei sta per recarsi, credo non si possa rinviare oltre un discorso un po’ più franco. Stiamo assistendo a qualcosa di molto grande di fronte alla quale non si può più restare in silenzio”, ha proseguito Monti che propone alla premier di “avanzare l’ipotesi che si formi assolutamente, non in senso antagonista nei confronti degli Usa, un’alleanza di democrazie liberali”.
Dopo Monti, hanno preso la parola, tra gli altri, Giulio Terzi di Sant’Agata, di Fratelli d’Italia, il leghista Massimo Garavaglia, il dem Graziano Delrio che ha usato parole concilianti nei confronti del governo (“Nel discorso della presidente ho riconosciuto alcuni elementi condivisibili, in particolare la volontà di non arrendersi alla logica della guerra e di riaffermare il ruolo della diplomazia e del dialogo). Mentre Matteo Renzi è stato più duro, attaccando Meloni: “Non è vero che adesso l’Italia conta più di prima”, ha detto il leader di Italia viva che ha posto alle premier 4 domande sul ruolo italiano sullo scenario internazionale, tra Ue, medio oriente e Stati Uniti.
“La Lega è stata sempre a favore di un esercito ben tenuto ma bisogna stare attenti: ci deve essere sostenibilità politica, non dobbiamo dare l’impressione che queste spese passino davanti ad altre spese necessarie. Quindi”, ha detto poco dopo Claudio Borghi, senatore del Carroccio. “Tra i principi fondamentali della nostra Costituzione c’è che l’Italia ripudia la guerra”, ha aggiunto mettendo inoltre in guardia su rischi dell’allargamento Ue a nuovi paesi. In particola all’Ucraina.