“Un’Europa indifesa non difende la pace”, ci dice Pina Picierno

L’urgenza di arrivare a un’autonomia strategica Ue e le resistenze di un’opposizione “che in Italia lavora per restare tale”. La piazza per Gaza ma non per l’Ucraina. Parla la vicepresidente del Parlamento europeo, che attacca la “difesofobia” anche del suo partito, il Pd

Bruxelles. “Un’Europa indifesa è un’Europa che non può difendere la pace”. Mentre a Bruxelles si apre una settimana cruciale per la sicurezza del continente, la dem Pina Picierno, vicepresidente dell’Europarlamento, riapre sul Foglio il dibattito sull’urgenza della difesa Ue, sottolineando che “quanto sta accadendo in queste ore in medio oriente, con il diretto coinvolgimento americano, dimostra ancora una volta quanto sia necessario proseguire a tappe forzate sulla difesa e sull’autonomia strategica europea”. Sul diritto internazionale Picierno non fa sconti: “Rimanga la stella polare per qualsiasi conflitto, da Kyiv a Gaza e Teheran”. Però, lamenta, “troppi, a destra come a sinistra, balbettano invece di dire che senza il regime degli ayatollah il mondo sarebbe un posto migliore”, e anzi rilancia l’idea di un possibile ruolo di Bruxelles: “Ospitiamo all’Eurocamera il vertice di tutte le opposizioni iraniane”.

La dem attacca la “difesofobia”, da Conte alla Lega passando per una parte del Pd di Schlein, e striglia un’opposizione “che lavora per restare tale” ricordando che il treno della governance europea non resterà fermo ad aspettare “chi preferisce stare a urlare fuori dai vertici invece che dentro a discutere”. Secondo la vicepresidente, “l’Europa è chiamata oggi a uno scatto di maturità”, che poco ha a che vedere con lo sfogo stonato della settimana scorsa dell’Alta Rappresentante Ue Kaja Kallas: “Non va bene che cerchi scuse dicendo che il suo limite è quello di rappresentare 27 stati. Kallas deve rappresentare la politica estera Ue e mi auguro che in futuro sia capace di parlare con voce autonoma”, attacca Picierno.

Sullo scenario internazionale, la dem insiste: “Se avessimo già avuto una difesa comune oggi, avremmo davvero potuto avere voce per fermare i conflitti in corso”, e apre al target del 5 per cento alla Difesa, “vediamo di cosa è fatto, se contenesse un 1,5 per cento per infrastrutture ad uso anche civile e il target fosse da raggiungere in dieci anni non sarebbe una proposta folle”. Rivolgendosi al suo partito Picierno, da oltre un mese sotto scorta per minacce incrociate da fan di Putin e elogiatori di Hamas (categorie spesso sovrapposte), sottolinea che “la piazza Pd per Gaza è stata importante ma rimane la ferita di non aver visto una medesima mobilitazione per l’Ucraina che da tre anni viene colpita a morte da Putin” e incalza una sinistra dalle scarpe sempre pronte per le varie marce pacifiste “a scendere in piazza in sostegno del popolo ucraino, per una pace giusta e contro l’imperialismo di Mosca”.

Se si guarda alla politica italiana, secondo la vicepresidente, l’opposizione è impegnata a prepararsi per restare tale. “Certe volte ho il sospetto che qualcuno stia lavorando per rimanere all’opposizione, anzi, più che un sospetto è una preoccupazione gigantesca, specie se si considera che questo paese ha un bisogno enorme di un’alternativa forte, credibile, europeista a questo governo. Ogni volta che Gran Bretagna, Germania e Francia spingono per un’iniziativa, l’Italia guarda dall’altra parte”. Picierno vede scarso senso di responsabilità istituzionale a destra e poca voglia di governare a sinistra, “mi pare prevalga oggi lo spirito distruttivo tipico di chi non vuole assumersi responsabilità”. Eppure il materiale a disposizione per riportare l’Italia là dove la dovrebbe stare tecnicamente c’è, spiega la dem: “Esiste ancora la sinistra di governo in questo paese. C’è in Italia un sentimento progressista – o meglio riformista – che attende una proposta politica convincente e credibile. Temo però che sebbene tutto ciò esista diffusamente nel paese, non sia così presente nella consapevolezza dei leader che guidano in questo momento l’alternativa”. Per Picierno “l’opposizione, per essere proposta di governo, deve essere credibile. Non basta la somma aritmetica dei partiti che compongono potenzialmente la coalizione, perché non si pesa un fattore che in politica è centrale: la credibilità della proposta”, continua l’esponente dem, che insiste sulla necessità di “mettere insieme cose diverse stabilendo delle linee rosse per una cooperazione leale, come successe già in passato con l’Ulivo”. Un lavoro di armonia politica che però, ad oggi sembra insperabile, visto che “i leader dell’opposizione sono impegnati a fare il pieno di voti nel loro campo, polarizzando i dibattiti ma annichilendo la possibilità di diventare proposta credibile di governo perché così c’è un intero pezzo di paese che resta fuori”, taglia secco l’esponente Pd.

Fuori dall’Italia intanto guerre e dazi, assalti ai diritti: “Oggi in Europa c’è un bisogno di sicurezza che si impone su tutto il resto. Sono finiti gli anni – e gli errori – della cosiddetta dottrina Merkel, quando, pensando di vivere tranquilli, appaltammo in qualche modo la difesa agli americani, le questioni energetiche ai russi e il mercato alla Cina. Questo mondo non c’è più”, spiega l’eurodeputata dem, che sottolinea la solitudine dell’Europa in questa sua battaglia, visto che “dall’altra parte dell’oceano, d’altronde, accadono delle cose che ci richiamano alla necessità di essere capaci di camminare da soli”. I raid americani sul programma nucleare iraniano sono l’ennesimo avvertimento: “Anni di tira e molla sul nucleare iraniano e poi tutto viene spento in poche ore: le lezioni da trarre sono due: la prima è che nel mondo che si va definendo la forza non è un fattore accessorio; la seconda è che la diplomazia, per quanto necessaria non può essere il luogo in cui le autarchie si divertono a raggirare le democrazie”.

“Quel che resta da fare lo sappiamo bene. Rafforzamento della difesa, dell’intelligence e della sicurezza, ingenti investimenti pubblici e privati nelle transizioni, flessibilità massima per le regole commerciali e produttive che devono sempre adattarsi ai mutamenti di fase”, continua Picierno che ricorda i rapporti Draghi, Letta e Niinisto come bussola per i prossimi passi. “Certo in quei rapporti non si trovano indicazioni su dove trovare la volontà politica, perché quella non ce la si dà per decreto, purtroppo”. Per fare tutto questo serve però che da Bruxelles esca una voce chiara e unita, insomma stando a Picierno, “un po’ l’esatto contrario di quanto fatto da Kaja Kallas la settimana scorsa a Strasburgo”, quando l’Alta Rappresentante Ue si lamentò davanti all’Aula di avere le mani legate dagli stati membri. “Una brutta figura. Così si ammette che l’Europa federalista non esiste e non arriverà mai. E invece serve autonomia, altrimenti è la fine del nostro progetto di Europa”. Un’Europa che va difesa dunque e che serve a sua volta a difendere le democrazie liberali sfidate da nemici antichi, che da anni dichiarano apertamente di volerle annientare. “Penso a Putin, penso agli autocrati e dittatori in giro per il mondo. Ma anche a chi briga per disintegrare il multilateralismo e l’idea di un’Europa politica, come Trump, che favorisce i rapporti bilaterali”, prosegue l’esponente dem.

“E per difendere l’Europa per prima cosa si deve dire la verità ai cittadini”, attacca Picierno. “Quello che mi colpisce molto del dibattito pubblico in questi tempi di instabilità è l’idea bislacca di alcuni che antepongono i propri desideri alla visione della realtà”. All’appello di Bonelli e Conte sulla necessità di ascoltare il “sentimento popolare pacifista” l’eurodeputata dem ribatte: “Certo che ne dobbiamo tener conto: la pace è la prima parola del vocabolario di chi ha a cuore il bene comune. Ma il punto è che se si vuole essere classe dirigente non si può immaginare di poter piegare la realtà ai propri desideri, e la realtà che noi abbiamo davanti agli occhi è quella di un mondo insicuro e molto complicato, dove i conflitti sono una drammatica realtà”. Per Picierno occorre dunque parlare ai cittadini dei rischi che corrono e che corre l’Europa intera. “Fare i conti con la realtà non vuol dire allontanarsi da propri princìpi, anzi stare con i piedi e la testa nella realtà, non significa dimenticare gli altri, ma rafforzarli”.

A pochi giorni dall’adunata anti Nato chiamata da Giuseppe Conte all’Aja, Picierno rilancia una battaglia per la pace che non è “un disimpegno imbelle, non significa pensare di autoassolversi imbastendo contromanifestazioni per dire che la Nato è brutta e cattiva, come non significa partecipare a manifestazioni contro il piano di riarmo europeo, che è l’unica cosa che abbiamo sul tavolo oggi per lavorare sulla difesa comune europea. Significa invece spiegare ai cittadini con senso di responsabilità quale sia la realtà che hanno davanti”. Per Picierno c’è una linea di demarcazione chiara: “Chi sta al governo, o chi ci vuole andare, non può permettersi il lusso di raccogliere voti negando i rischi che il mondo sta correndo. E la parabola di Conte, l’ex primo ministro che aumentò le spese militari, in tutto questo è esemplare: sappiamo tutti che è una caratteristica di Conte recitare mille parti nella stessa commedia, però colpisce molto questa mancanza di serietà, e non saprei definirla in maniera diversa”.

La guerra tra Israele e Iran, e l’intervento americano, hanno mostrato ancora una volta i limiti dell’azione europea anche nel produrre una posizione comune. Una lacuna a cui, stando alla dem, il Parlamento europeo potrebbe ovviare “dando casa a tutte quelle organizzazioni della diaspora iraniana e iniziando a costruire da qui un’alternativa. Sento troppi silenzi in ogni direzione ed è sbagliato, perché si può ribadire che il diritto internazionale è uno e va rispettato in medio oriente come in Ucraina, come io non smetto di ripetere, ma allo stesso tempo occorre dire a gran voce che il regime degli ayatollah fa schifo e che il mondo sarebbe un posto migliore senza. E invece vedo molti balbettii, silenzi, e addirittura qualche tentativo un po’ lunare di riabilitare il regime, e lo trovo sconcertante”.

Silenzi bipartisan che si riproducono anche sull’Ucraina. “A Kyiv e nel resto del paese si continua a morire ogni giorno, i bombardamenti non sono mai finiti. Putin colpisce in modo criminale le città e fa stragi di innocenti nelle città ucraine. Ai balbettii iniziali della sinistra ora si è aggiunto il rischio del silenzio, e tutto ciò non è accettabile”, continua l’eurodeputata che insiste sulla necessità di una manifestazione a sostegno dell’Ucraina contro l’imperialismo russo, che “arriverebbe drammaticamente tardi ma sarebbe comunque una boccata d’ossigeno”. Italia particolarmente silenziosa anche sulla Bielorussia, Picierno è infatti una delle poche in tutto il Pd, assieme a Quartapelle e Sensi, a commentare nel weekend la liberazione dei prigionieri politici bielorussi tra cui Siarhei Tsikhanouski, Natalia Dulina, Ihar Losik, Ihar Karnei “Li festeggiamo senza dimenticare i tanti che ancora sono nelle celle del regime di Lukashenka e senza smettere di chiedere libertà per tutti loro”.

Un ruolo maggiore il Parlamento europeo avrebbe dovuto giocarlo anche su Gaza, secondo Picierno: “L’Eurocamera non si è mobilitata abbastanza ed è stato un problema, perché, come ho già detto, il diritto internazionale è uno, non si piega alle opinioni. E a Gaza non è stato rispettato, ed è un problema che deve essere riconosciuto. Bene che l’Eurocamera nelle ultime settimane si sia mossa nell’affrontare questo tema, ma non è stato fatto abbastanza”.

A fronte dei conflitti che infiammano il mondo, serve anche ammettere che se l’Europa oggi fosse una vera potenza avrebbe potuto fare di più. “Se l’Ue avesse già sviluppato una difesa comune oggi avremmo molta più voce in questi conflitti, anche per fermarli. Bisogna fare i conti con la realtà: se non hai un esercito comune, se non sei capace di difendere le libertà e i diritti individuali e collettivi, non sei una forza politica, c’è poco da fare”, dice Picierno, che sottolinea come la proposta di Macron sull’allargamento dello scudo nucleare francese per tutta l’Ue “sia stata liquidata in maniera un po’ precipitosa”. Il dibattito sulla deterrenza nucleare infatti in Europa non è più un ricordo del passato: “Credo sia necessario che gli stati dotati di armi nucleari intraprendano azioni per ridurre al massimo i rischi dell’utilizzo delle testate e quindi che si impegnino adottando per esempio il principio del ‘non primo uso’. Esiste una base comune da cui partire: la dichiarazione congiunta rilasciata nel gennaio 2022 dai leader di Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina, nella quale si afferma che ‘una guerra nucleare non debba mai essere combattuta’”.

Discorsi che però non piacciono a destra come all’opposizione. “Vendono un pacifismo di plastica, ma in realtà hanno avvelenato il dibattito con una sorta di ‘difesofobia’ – spiega Picierno – quando invece parlare di difesa non è una scelta ma è una necessità e non perché si vuole far la guerra, ma perché si deve capire come e se siamo pronti a difendere la pace”. Serve dunque una difesa che sia moderna nel suo approccio e che parli anche di “sicurezza delle infrastrutture fisiche e digitali, di disponibilità costante di energia e materie prime, crescita della produzione strategica nazionale ed europea delle tecnologie più avanzate, contrasto ai continui tentativi di ingerenze propagandistiche. Ogni volta però che in qualche dossier compare la parola ‘difesa’, ci accartocciamo, sintomo di una difficoltà generale anche interna a una parte del mio partito”. Una parte del Pd che infatti guarda con più interesse ai pullman per la manifestazione all’Aja che al vertice stesso. “Affari loro – conclude Picierno –. La sinistra riformista, quella capace di governare, ai vertici internazionali sta dentro, a negoziare, e non davanti ai cancelli. Quella non è cultura di governo, ma populismo d’accatto”.

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