La nuotatrice è prossima al Settecolli di Roma e cercherà di agguantare la qualifica al Mondiale di luglio a Singapore. “Sto cercando di risolvere dei problemi. Non voglio mancare ai Mondiali, ma la mia priorità in questo momento è cercare di star bene”, dice la campionessa
“È tutto un equilibrio sopra la follia”, cantava in “Sally” Vasco Rossi, ma nel caso di Benedetta Pilato c’è la ricerca di un equilibrio, di stabilità in acqua e fuori. Questo è l’augurio che, la ranista azzurra fa a sé stessa, stare bene. Alla base di tutto i problemi ormonali dovuti al fatto che è affetta dalla sindrome dell’ovaio policistico. Da sempre, anche in passato, la nuotatrice si è espressa sulle difficoltà di gestione di certe problematiche che possono condizionare le prestazioni in acqua. “È difficile da capire e da spiegare. Non dico che abbia imparato a conviverci, non è vero, però sto cercando di capirmi e di ascoltarmi, anche se è una delle cose più complesse, ogni volta è diverso. C’è un aspetto mentale e fisico, nel mio caso non ho il controllo del corpo che dovrebbe essere l’unica cosa da avere: non dico che vada fuori di testa però intacca anche quella parte. Faccio tutto quello che posso e ci sto provando come ho fatto in passato. Non so a che punto sia come atleta, magari non c’è nemmeno un punto, è tutto ciclico. Posso anche dire che ora sto bene e tra due settimane potrebbe essere diverso. Non me la sento di affermare “sto alla grande, è tutto risolto”, è un aspetto con cui devo convivere”.
All’orizzonte c’è il Settecolli di Roma, dal 26 al 28 giugno, per agguantare la qualifica al Mondiale di luglio a Singapore (11 luglio – 3 agosto). Rassegna a cui non vuole mancare, ma che concepisce in maniera differente rispetto al passato. “Sto cercando di risolvere determinate cose: non voglio mancare ai Mondiali, è un mio obiettivo, però ho tanto altro in questo momento a cui pensare, la mia priorità è cercare di star bene. Voglio esserci, non mi perdo un Mondiale da tanti anni, è una cosa a cui ambisco nonostante tutto il contorno”. In questo momento sta provando a mettere in ordine tutti i pezzi del puzzle per tuffarsi in acqua al Settecolli senza troppi pensieri. Potrà tentare di strappare il pass solo nei 50 rana, i 100 sono già stati “presi” dalle colleghe Lisa Angiolini e Anita Bottazzo. I 50, da sempre sono la sua dimensione, la distanza preferita che ora arriverà anche ai Giochi Olimpici. “È un’opportunità, in questi anni, come posso dire…. Spesso sono stata anche al centro di questa polemica sulla possibilità di avere o meno i 50 alle Olimpiadi e sul fare o meno i 100. Mi sono dovuta adattare a una gara che ancora non mi apparteneva del tutto. Va bene così, lo sport è questo, sono molto contenta che sia diventata distanza olimpica”. Pensando al presente, però, non riesce a fare previsioni su cosa potrà accadere in quella vasca a Roma. “Sarà una gara particolare rispetto al solito, cercherò di essere più serena possibile e di vivermela meglio che posso. Non mi sono mai ritrovata nella condizione di dovermi qualificare così tardi”. Agli Assoluti Primaverili Unipol, quando c’era un tempo da fare per volare a Singapore, ha preferito non competere e cosa che ripete spesso, ascoltare il proprio corpo.
Mai aveva voluto “evadere” e staccare così tanto. “Non mi era mai accaduto, penso che ci si debba trovare nelle situazioni, non era una normale in cui gareggiare a questi livelli, non era un contesto in cui mi sentissi a mio agio”. In primis, c’è infatti una ragazza, o meglio dice “donna (nonostante i suoi 20 anni, ndr), ho vissuto esperienze che mi hanno portato ad avere un percorso dissimile dalle mie coetanee. Cerco di vivere la mia età, sapendo che ho una “doppia vita”, sono una ragazza normale ma in piscina cambia tutto”. Quando parla di esperienze non si può non pensare, ad esempio, a quel record del mondo fatto a 16 anni (29.30 nei 50 rana) quando i libri di scuola chiamavano e anche le interrogazioni. “Ero più incosciente, chi non lo sarebbe? Era normale per me: adesso mi rendo conto di quanto siano state grandi determinate cose che ho fatto e che sul momento non mi sono goduta. Per me era qualcosa di semplice, di poco conto, quando in realtà non è così. Adesso, però, non inseguo nessun risultato, ho sempre continuato a nuotare, il mio corpo è cambiato e io sono cambiata. C’è un percorso da fare e i risultati vanno di pari passo”. Tra i cambiamenti l’essere andata a vivere a Torino da sola: “Faccio tutto – ammette – cucino, lavo, non mi risparmio. Stacco quando vado a casa, prima mi aiutava andare a scuola, non avevo tempo per pensare ad altro”. In futuro, a parte trovare un suo equilibrio, spera di viaggiare di più. Inoltre, continua gli studi e ha lasciato le Fiamme Oro ed è solo tesserata con l’Aniene. “Da loro percepisco uno stipendio e sono fortunata, perché ho la società di nuoto più forte alle mie spalle che può permettersi di dare una mano agli atleti di alto livello. È una situazione da privilegiati. Il nuoto non è uno sport che ha così tanta visibilità c’è tanta strada da fare anche per il professionismo”.