“Il caso Kaufmann dimostra che sul Tax credit per il cinema avevo ragione”. Parla Sangiuliano

“Con il Tax credit non conta l’idea, ma i passaggi burocratici”, dice l’ex ministro, che nel caso Kaufmann, l’assasino di Villa Pamphili a cui il Mic finanziò una pellicola mai realizzata, vede la prova del “ladrocinio” del cinema italiano e difende la sua riforma: “Sono stato massacrato, ma i fatti mi danno ragione”

“Nella tragicità dei fatti, questa vicenda è una mia piccola rivincita. Si conferma tutto quello che ho provato a denunciare e a cambiare: lo spreco, ma direi di più, il ladrocinio nel mondo del cinema. Altro che bonus 110 per cento.” L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – oggi tornato al suo vecchio lavoro di giornalista, come corrispondente Rai da Parigi – non avrebbe mai voluto che fosse un terribile caso di cronaca nera a offrirgli un piccolo riscatto contro l’intera industria dell’audiovisivo. Un’industria che, quando era ancora al Collegio Romano, lo aveva duramente attaccato per la sua decisione di tagliare i fondi destinati al Tax credit, il principale meccanismo di finanziamento pubblico al settore cinematografico. Nell’assurda e grottesca vicenda di Francis Kaufmann – l’uomo che avrebbe ucciso, abbandonando poi i corpi a Villa Pamphili, la sua compagna e la figlia di pochi mesi – è emerso negli ultimi giorni un dettaglio che riguarda proprio il Tax credit. Nel 2020, attraverso questo meccanismo, l’americano – sotto il falso nome di Rexal Ford – aveva richiesto e ottenuto un finanziamento dal ministero della Cultura di 836 mila euro, con i quali avrebbe dovuto realizzare il film “Stelle della notte”. Per riuscirci si era avvalso della collaborazione di due società italiane di consulenza per la produzione cinematografica. Incassato il credito, Kaufmann aveva persino tentato di replicare il raggiro, contattando un’altra società per ottenere fondi per la sceneggiatura di “Food Fight”, le rocambolesche avventure di un cuoco che tenta di aprire un ristorante in Italia. “Questa vicenda – dice Sangiuliano – dimostra che, purtroppo, avevo ragione. Il Tax credit è un meccanismo perverso, perché basato su un automatismo. Così i film non li fanno i registi, ma i commercialisti. Non conta l’idea, ma i passaggi burocratici. Voi sapete quanti casi come quello del film di Kaufmann esistono? Film finanziati e mai realizzati, film costati milioni che hanno avuto poche decine di spettatori, compensi da capogiro per registi e attori poi rivelatisi inadeguati. Io ho cercato di fare una riforma ispirata al buon senso, e per questo sono stato massacrato, trattato come un rozzo che stava distruggendo il cinema. Ma per me il cinema è una delle più alte espressioni artistiche: la più moderna e la più vicina ai giovani. Proprio per questo dovrebbe essere tutelato e valorizzato. Ma questa è un’altra cosa: è una macchina delle ruberie, con circa 350 film finanziati dal ministero che non sono mai stati distribuiti. Per questo, nella mia legge, avevo inserito l’obbligo di avere già un contratto con un distributore o una piattaforma per poter accedere ai fondi. Avrei voluto avere torto, ma i fatti, purtroppo, mi danno ragione”.



Sangiuliano sfiora quasi il tono del complotto. Non lo dice apertamente, ma lascia intendere che il caso di Maria Rosaria Boccia, che ha poi portato alle sue dimissioni, potrebbe essere nato proprio dalla sua battaglia contro il Tax credit. “Sono stato massacrato anche personalmente per questa mia battaglia. Bruno Vespa e altri giornalisti me l’hanno detto: ‘Guarda che sei andato a mettere il dito in una piaga in cui non dovevi metterlo’. D’altronde, in Calabria ci sono inchieste della magistratura che raccontano come la ’ndrangheta avesse deciso di investire nel mondo del cinema. Queste organizzazioni criminali si muovono sempre dove ci sono business opachi”.



Intanto, il caso del film di Kaufmann – che, secondo i primi resoconti giornalistici, si avvicina molto a una truffa – non è e non dovrebbe essere la norma del Tax credit. Ma allora il problema, più che il meccanismo in sé, non potrebbe essere l’assenza di controlli da parte del ministero? “Anche – risponde Sangiuliano – ma la questione principale è che il meccanismo è perverso, automatico e spersonalizzante. Poi, senz’altro, ci sono molti funzionari e dirigenti che si sono adagiati su questo sistema. D’altronde, al ministero i dirigenti sono inamovibili – e lo dico per esperienza personale. In questo caso qualcuno avrebbe almeno dovuto controllare che il film esistesse realmente. Evidentemente, queste verifiche non sono mai state fatte”.

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