Gli autolesionismi su Bezos. Proteste folli e percezioni. Parla Luca De Michelis

“Questa diatriba è incomprensibile per la città. E fa parte della cultura del no che danneggia l’Italia da tempo”, dice l’ amministratore delegato di Marsilio editore. “Ma manca una visione di sviluppo per la città. E i matrimoni Vip non sono una risposta”

L’editore sceglie il titolo: “Venezia autolesionista”. O almeno quella sua parte infinitesimale pronta a fare la rivoluzione per un matrimonio, sia pure il più ricco del mondo. “L’eco mediatica rispetto a quest’evento era scontata”, dice al Foglio Luca De Michelis, amministratore delegato di Marsilio. “Quella sulle proteste, magari no: è una polemica surreale. In questo senso ho molto apprezzato le dichiarazioni del presidente Zaia”, che tra i primi aveva espresso “vergogna per chi contesta” le nozze in laguna di Jeff Bezos. “Le celebrity e i miliardari l’hanno sempre fatto. Anzi: che succeda a Venezia è un elemento positivo. Non vedo perché scandalizzarsi, o innescare un meccanismo inospitale – altrimenti la prossima volta qualcuno preferirà Parigi, Saint-Tropez o altre location che offrono suggestioni simili”. Chiederlo all’Anpi, ora baluardo contro i plutocrati invasori. “Questa diatriba è incomprensibile per la città. E fa parte della cultura del no che danneggia l’Italia da tempo”.

Va fatta chiarezza sulle dimensioni del fenomeno. Perché oltre lo striscione sul Ponte di Rialto e prodezza, ancor più fotogenica, sul campanile di San Giorgio e un’assemblea civica da duecento persone in tutto, a Venezia tutto scorre nell’assoluta normalità. Calli in mano ai turisti. Afa d’inizio estate. Raccontare di un’intera città in rivolta avrà pure il suo fascino social-mediatico, ma non corrisponde alla realtà – anche se per sabotare le nozze del fondatore di Amazon, programmate in gran segreto tra il 24 e il 28 giugno, basterebbero pochi barricaderi. “Se si finisce su tutti i giornali del mondo per una cosa del genere, è da attribuirsi anche a una qualità dell’informazione sempre più vicina al pettegolezzo”, spiega il veneziano De Michelis, figlio di Cesare e nipote di Gianni, storico dirigente socialista. “Al contempo però la protesta martella sempre, prevalendo sulla proposta: dai no Mose ai no tav, ora siamo passati ai no Bezos”. E per quanto non tutti i no siano uguali – che sollievo le grandi navi fuori dal bacino di San Marco, lì sì a furor di popolo –, analoghe restano le modalità e gli attori del dissenso, guidato dai centri sociali in versione bravi manzoniani. “Atteggiamenti verso cui resto filosoficamente contrario: semplicistici, ostacolano l’economia e le vere ragioni per cui Venezia ha bisogno di finire in prima pagina”. Cioè? “Manca una visione di sviluppo per la città”, sottolinea l’editore. “E di sicuro i matrimoni d’alto livello, così come tutti i grandi eventi, non sono una risposta alle sue problematiche: ben vengano, sono propulsivi e generano indotto. Ma Venezia soffre della sindrome da palcoscenico: un luogo che attira kermesse, esposizioni, concerti”. Carnevale, Biennale, Mostra del Cinema. “E se non si riesce a costruire un’economia che vada al di là di questa dimensione, di troppo spettacolo si rischia anche di morire. Allo stesso modo il turismo, tecnicamente una risorsa, quando è l’unica diventa un problema. La politica finora non è riuscita ad andare oltre qualche manovra d’impatto modesto”, come il famoso ticket d’ingresso, esentando però le principali categorie di visitatori giornalieri. “Eppure ciò non significa rinunciare a soluzioni concrete: dalla defiscalizzazione di certi tipi di investimenti alla promozione organica di un’imprenditoria altra. Marsilio oggi è una delle pochissime realtà industriali che crea occupazione a Venezia oltre la sfera turistica”.

C’è poi il tema della residenzialità. “Vero, ma per incentivarla ci vogliono opportunità di lavoro: l’appetibilità aziendale e una miglior vivibilità vanno di pari passo. Germogli interessanti ne esistono, dalle università alle fondazioni d’arte in crescita. E da qui bisogna ripartire”. Con una nuova amministrazione: De Michelis prima nominava Zaia. “Lui futuro sindaco di Venezia? Dipende dalle logiche della politica. Ma se decidesse davvero di mettersi in corsa, sarebbe un’occasione straordinaria per la città”. Appello al Doge. “Al di là dei nomi, ci vuole una persona che abbia forza e credibilità per portare avanti una visione capace di attrarre giovani, intelligenze, risorse economiche e culturali. E che al contempo richieda al governo una legge speciale per Venezia: forse è il luogo più transazionale che ci sia, eppure l’Italia non lo percepisce. Relegandolo all’overtourism. Dunque la città è esasperata: anche per questo le proteste attecchiscono oltre ogni logica”. Oggi contro Bezos, domani chissà.

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