La Juventus nello Studio ovale, lo sconcerto di alcuni giocatori, il post sarcastico di Carlo Calenda. Anche Camusso critica
Le facce dei giocatori della Juventus nella foto scattata nello Studio Ovale, due giorni fa, parlavano chiaro, sospese com’erano tra lo sconcerto e la costernazione, durante l’incontro tra la squadra, portata dall’ad di Exor John Elkann, e il presidente americano Donald Trump. E il sarcasmo di Carlo Calenda parlava ancora più chiaro, su X, il giorno dopo, nel post in cui il leader di Azione commentava la “bella scena” che compariva in foto: “Elkann con il sorriso da clown e la magliettina su misura offerta a Trump, mentre lui parla di bombardamenti e altre amenità. Direi umiliante per l’Italia”, scriveva Calenda, aggiungendo al commento sarcastico la frase del raddoppio (di derisione): “Troverete sulla Stampa e sulla Repubblica – che quotidianamente attaccano Trump e Meloni per essere succube rispetto al Presidente Usa, un duro monito per Elkann…magari domani però. P.S. Per non parlare dell’umiliazione inflitta ai giocatori, costretti ad assistere in modalità belle statuine ai deliri di Trump per ordine del ‘padroncino’”. Passano quarantotto ore e i giocatori della Juventus aggiungono alla faccia perplessa le parole. Ecco infatti l’americano Timothy Weah esternare il disappunto: “E’ stata tutta una sorpresa per me, onestamente”, diceva Weah: “Ci hanno detto che dovevamo andare e non avevo scelta, ma mi ha colto di sorpresa, davvero. E’ stato un po’ strano. Quando Trump ha iniziato a parlare di politica, dell’Iran e tutto il resto, è stato tipo: ‘Ehi, io voglio solo giocare a calcio, amico’”. Ma che cosa ne pensano nel Pd, primo partito d’opposizione guidato da Elly Schlein e amato da Repubblica, quotidiano del gruppo Gedi, di cui Exor è azionista? “L’incontro è stato, a dir poco, imbarazzante — e non lo dico solo io: lo dimostrano le espressioni di alcuni giocatori della Juventus e le loro dichiarazioni successive”, dice al Foglio la deputata e vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo (che sul caso Stellantis è più volte intervenuta in Aula, chiedendo al governo di riferire sulla politica industriale dell’automotive). “Francamente”, dice Gribaudo, “non credo sia stato un piacere per i tifosi bianconeri vedere la propria squadra alle spalle di Donald Trump, mentre quest’ultimo annunciava l’intenzione degli Stati Uniti di dichiarare guerra all’Iran. Un messaggio grave, lanciato in un contesto totalmente inadatto. E l’imbarazzo è cresciuto quando si è toccato il tema delle donne nello sport: era chiaro che Trump non cercava un confronto sul calcio o sull’inclusione, ma solo un palcoscenico per rilanciare la sua battaglia ideologica contro le persone trans nello sport”. E se si chiede a Gribaudo se la visita di Elkann possa essere stata in qualche modo utile al paese, nel quadro della crisi del settore automobilistico, la vicepresidente del Pd dice che “è difficile credere che tutto ciò sia servito a qualcosa, tanto meno a tutelare l’automotive italiano. Elkann è presidente di una realtà industriale in crisi profonda, con problemi strutturali che non dipendono certo solo dai dazi americani. Lo dimostra l’ennesimo annuncio di riduzione del personale: solo in Italia oltre mille esuberi, di cui seicento a Mirafiori, simbolo di un depauperamento progressivo e forse irreversibile. Mi chiedo, sinceramente: a cosa è servito questo incontro? Ai tifosi, ai lavoratori, all’Italia? Non credo”. Vede l’incontro in modo critico anche la senatrice dem Susanna Camusso, già segretaria Cgil: “Direi che si conferma che l’automotive non è il cuore degli interessi”, dice, “mentre per il settore le scelte sui dazi, per esempio, sono tutt’altro che ininfluenti”. E, alla vigilia della manifestazione contro il riarmo di oggi a Roma, manifestazione che ha creato non pochi imbarazzi al Pd, Camusso dice di non volersi “far trascinare” dal suo scarso interesse per il calcio, ma che “il Trump che straparla” è innanzittutto “un problema per lui”: “Da uno show all’altro destabilizza, mentre bisognerebbe far cessare le armi. Certo, l’esperienza poteva suggerire di evitare di offrirgli un’occasione”. Intanto si apre il vertice dei ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna, Germania e Iran (e Trump temporeggia: “Deciderò se attaccare entro due settimane”).