Il paradosso di Forza Italia: predica garantismo ma alimenta il populismo penale del governo

Il partito di Tajani ha presentato un disegno di legge contro i furti d’auto basato su tre direzioni che farebbero impallidire persino Travaglio: più carcere, più intercettazioni e ostatività alla concessione dei benefici penitenziari

I numeri impietosi del populismo penale in salsa meloniana (circa sessanta nuovi reati e aumenti di pena per oltre 500 anni introdotti dall’insediamento del governo) sembrano non bastare persino alla “garantista” Forza Italia, che nei giorni scorsi ha presentato in pompa magna nella Sala Nassirya del Senato un disegno di legge contro i furti d’auto basato su tre direzioni che farebbero impallidire addirittura Marco Travaglio: più carcere, più intercettazioni e ostatività alla concessione dei benefici penitenziari. La proposta, che vede come primo firmatario il senatore azzurro Dario Damiani, mira a introdurre misure sanzionatorie speciali a contrasto del fenomeno dei furti di automobili e della relativa ricettazione. Ciò in quanto “si tratta di un fenomeno criminale in crescita, diffuso su tutto il territorio nazionale ma con picchi nella macro-area costituita dalle regioni Campania, Lazio, Sicilia, Puglia e Lombardia dove si concentrano quasi 8 furti su 10”. Nella relazione illustrativa si legge infatti che “nel 2024 sono stati rubati oltre 136.000 veicoli, con un aumento del 3 per cento rispetto all’anno precedente e un incremento del 6 per cento per le sole automobili”. Per comprendere quanto la prospettiva della politica sul fenomeno sia profondamente distorta è sufficiente considerare che nel 1991 il numero di furti d’auto si attestava a 367.252: quasi il triplo dei furti d’auto registrati nel 2024. Nonostante ciò, Forza Italia è convinta che sia necessario intervenire oggi sul piano penale.

Ecco allora la ricetta proposta: in primo luogo introdurre tra le circostanze aggravanti del delitto di furto (articolo 625 del codice penale) anche quella di avere commesso il fatto su autoveicoli, motocicli o mezzi privati di trasporto, con il risultato di innalzare la pena prevista per il furto di automobili fino a sei anni di reclusione (oggi il massimo è fissato a tre anni).

L’inasprimento sanzionatorio renderà possibile il ricorso alle intercettazioni di conversazioni, proprio l’ambito nel quale da tempo Forza Italia sta cercando di realizzare riforme con l’obiettivo opposto, cioè quello di ridurre l’uso eccessivo delle intercettazioni da parte della polizia giudiziaria e dei pubblici ministeri. Un cortocircuito lampante.

Il disegno di legge prevede anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e l’inasprimento delle sanzioni relative alla ricettazione di autoveicoli o motocicli derivanti dal reato di furto aggravato dalla nuova circostanza.

Infine, “per garantire la certezza della pena”, viene previsto che la commissione del reato di furto di automobili diventi ostativo alla concessione dei benefici penitenziari, rientrando nel catalogo dei delitti previsti dall’articolo 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario.

Insomma, la soluzione è più carcere per tutti. E pensare che la scorsa estate proprio il partito guidato da Antonio Tajani ha voluto realizzare, con il Partito radicale, una serie di visite nelle carceri italiane e di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del sovraffollamento negli istituti di pena e ribadire il valore rieducativo della pena. Buoni propositi che vengono ora smentiti, anche se c’è da dire che si è di fronte soltanto all’ultima manifestazione di populismo penale da parte del partito fondato da Berlusconi, visto che da quando è nato il governo Meloni Forza Italia ha votato a favore della serie infinita di provvedimenti che hanno introdotto decine di nuovi reati e di inasprimenti di pena.

Una tendenza legislativa che ieri è stata oggetto di riflessione da parte della prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, durante l’assemblea generale della Suprema Corte. Cassano ha invitato il legislatore (cioè le forze politiche) a riflettere sull’“effettività della risposta dell’ordinamento a fronte della indiscriminata giustiziabilità di ogni pretesa e della continua proliferazione di nuovi reati che rischiano in concreto di vanificare le tutele e, in assenza di parametri legislativi di priorità nella trattazione degli affari, di rendere il magistrato, dotato di una legittimazione esclusivamente tecnico-professionale, arbitro del bilanciamento dei diversi valori costituzionali in gioco che dovrebbero trovare il loro naturale componimento nella sede parlamentare quale luogo di sintesi delle diverse sensibilità”.

La continua introduzione di nuovi reati infatti, come ha ben sottolineato Cassano, porta a un inevitabile rafforzamento del ruolo del pm, che, inondato di notizie di reato, deciderà cosa perseguire in base alle sue convinzioni personali e ideologiche. L’ennesimo paradosso del populismo penale, e della linea tenuta da Forza Italia.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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