Era l’architetto di Carlo d’Inghilterra, per cui ha inventato il fiabesco paese di Poundbury. Ma sarebbe dovuto essere l’architetto di tutti, perché non si capisce chi possa amare il brutto, il precario, il disfunzionale. E invece in Italia si preferiscono i palazzoni neosovietici
L’architetto del Re è morto: viva l’architettura dell’architetto del Re! Léon Krier era l’architetto del Re ossia di Carlo d’Inghilterra per cui ha inventato il fiabesco paese di Poundbury, definito da Roger Scruton “un esempio splendido da seguire”. Léon Krier era quindi l’architetto vitruviano di noi conservatori che in architettura, ma pure nel resto, siamo per la triade venustas-firmitas-utilitas. Avrebbe dovuto essere l’architetto di tutti perché non si capisce chi possa amare il brutto, il precario, il disfunzionale, e nel mondo infatti ha un certo seguito come mi ricorda l’urbanista Gabriele Tagliaventi: “In Gran Bretagna grazie a Carlo III, in Francia grazie ai sindaci di destra che hanno iniziato a demolire scatoloni modernisti e a costruire nuovi quartieri tradizionali, in America perché è sempre stata l’architettura popolare e anche quella scelta da politici e attori per le loro ville”.
Carmine Carapella, architetto italiano che non a caso vive e lavora negli Usa, mi segnala come fulgido esempio di neo-neoclassico il krieriano Jorge Perez Center di Miami. E in Italia? In Italia si preferisce costruire palazzoni neo-sovietici come quelli del nuovo Villaggio Olimpico di Milano. Sempre in attesa di un soprassalto di orgoglio per l’identità architettonica italiana: per l’architettura classica, dunque.