Make in Italy. Sì, con un però

L’entusiasmo digitale di Meloni è un segnale positivo, i fatti sull’innovazione meno. Un paradosso tra ritardi, burocrazia, slittamenti

Giorgia Meloni fa un giro tra le nuvole. Al summit milanese di Amazon web services, la premier è intervenuta in video con un messaggio breve ma denso, che ha messo insieme politica industriale, orgoglio nazionale e diplomazia economica. Quando una presidente del Consiglio sceglie di salutare un convegno sul cloud computing organizzato da un colosso americano, è chiaro che c’è in gioco qualcosa di più di qualche server: è un segnale, economico e strategico, sui rapporti tra Italia, Europa e Stati Uniti nel settore più delicato dell’economia del futuro, quello dell’high-tech. Meloni ha lanciato uno slogan che è anche una piccola trovata linguistica: “Make in Italy”. Un gioco sul celebre “Made in Italy”, trasformato in invito esplicito: “Scegliete l’Italia”. Perché, ha detto, la nostra economia è solida e resiliente, il clima favorevole agli investimenti e il sistema manifatturiero di prim’ordine. L’Italia, insomma, come brochure per imprenditori, con l’aggiunta dell’orgoglio istituzionale: terra promessa per innovatori, startupper, aziende tech. La premier ha rivendicato che il governo sta delineando una strategia capace di “anticipare i tempi e indicare nuove rotte”, facendo leva sui punti di forza storici ma anche sulle filiere emergenti: digitale (cloud in primis), difesa, farmaceutica, spazio ed economia del mare.

Eppure, accanto a questo entusiasmo digitale – sorprendente, se si pensa alla diffidenza della destra verso l’innovazione – c’è una dissonanza esecutiva evidente. Il Polo strategico nazionale, l’infrastruttura pubblica prevista per custodire i dati sensibili della Pa, arranca: ritardi, burocrazia, slittamenti. Un paradosso, mentre l’Italia accoglie a braccia aperte i data center privati di Google, Microsoft e Aws. Meno male, verrebbe da dire, che sulle nuvole ci portano loro. Anche se l’energia resta cara, e i data center non funzionano senza reti stabili e fonti programmabili. In chiusura, Meloni ha celebrato l’Italia come “Patria del genio e dell’innovazione”. Un finale compiaciuto, ma non banale. Perché se è vero, come dice lei, che il genio italico va onorato, allora tocca dimostrarlo anche nell’era del cloud. Se son rose – digitali – fioriranno.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.