Il presidente degli Stati Uniti vuole fermare il conflitto in medio oriente, non si sa bene come. Intanto ne scatena un altro, meno cruento ma con effetti deleteri sulla già poco credibile Amministrazione: quello contro Tucker Carlson, ex conduttore di Fox News e guru Maga
Donald Trump è arrivato al G7 lamentandosi del fatto che Vladimir Putin è trattato troppo male dai partner occidentali che non vogliono la pace (poco dopo il presidente russo ha colpito di nuovo Kyiv: 14 morti), se n’è andato in anticipo perché vuole fermare la guerra tra Israele e l’Iran non si sa bene come ma sicuramente non per le ragioni che ha citato Emmanuel Macron (il presidente francese “non ha idea del perché io sia ora in viaggio, ma di certo non ha nulla a che fare con un cessate il fuoco, è molto più grande di questo: che lo voglia o no, Emmanuel non lo capisce mai”), e intanto ha scatenato un altro conflitto, senza bombe ma con effetti deleteri sulla già poco credibile Amministrazione americana: contro Tucker Carlson, “kooky Carlson”, lo strambo.
Tucker Carlson è stato uno dei conduttori di Fox News che ha costruito il mondo Maga e l’America first, è poi uscito in malomodo dall’emittente trumpiana (in mezzo a un patteggiamento milionario sulla disinformazione riguardo ai brogli inesistenti delle presidenziali del 2020, perse da Trump) ed è diventato un anchorman in proprio, portando avanti il neoisolazionismo dell’America che significa fare la pace con Putin e l’Iran a ogni costo. E’ rimasto molto influente, ha fatto campagna per la vicepresidenza di J. D. Vance (piazzando suo figlio Buckley nel tema della comunicazione del vicepresidente), ha triangolato con Steve Bannon, anche lui guru in proprio fuoriuscito dalla prima Amministrazione Trump, con Tulsi Gabbard, direttrice dell’Intelligence nazionale, che in una testimonianza davanti al Congresso a marzo aveva detto che l’Iran ha fermato il suo programma nucleare nel 2023, e con Donald Jr, tessitore del trumpismo protezionista, anti immigrazione, contrario al sostegno del “mendicante” Volodymyr Zelensky. Nelle ultime settimane Carlson ha criticato apertamente qualsiasi coinvolgimento degli Stati Uniti in una potenziale guerra in medio oriente, senza nascondere la sua frustrazione nei confronti dell’operazione militare e d’intelligence di Israele in Iran: ha scritto che Trump è “complice nell’atto di guerra” israeliano e ha detto che ciò che accade nella regione “definirà la presidenza di Donald Trump”. Nei suoi post su X, Carlson definisce “guerrafondai” quelli che chiedono un coinvolgimento americano a sostegno di Israele contro il programma nucleare iraniano, prendendosela specificatamente con due suoi ex colleghi di Fox News, Sean Hannity e Mark Levin. Lo ha fatto in particolare durante una conversazione con Steve Bannon, il teorico dell’America first.
Trump gli ha risposto a suo modo, sul suo social Truth e davanti ai giornalisti durante il G7 a Kananaskis, in Canada. Il post: “Qualcuno spieghi per favore allo strambo Carlson che l’Iran non può dotarsi dell’arma atomica!”. Con i giornalisti è successo un po’ di tutto: Trump è uscito dal del vertice con Keir Starmer, premier britannico, con in mano l’accordo commerciale firmato con il Regno Unito. Mostrandolo, gli sono caduti i fogli, Starmer glieli ha raccolti, Trump ha detto che ha siglato un bellissimo accordo “con l’Unione europea”, e Starmer è sbiancato silente lì alla sua sinistra, e poi a domanda su Carlson e le sue critiche a lui e alla sua Amministrazione ha risposto: “Non so che cosa stia dicendo Tucker Carlson, dovrebbe andare su un’emittente televisiva e parlare cosicché la gente possa ascoltarlo”.
Potrebbe sembrare l’ennesima scaramuccia in un’Amministrazione estremamente litigiosa, ma è molto di più: la lite riguarda il coinvolgimento degli Stati Uniti nell’attacco israeliano al programma nucleare iraniano, che è cruciale perché gli americani hanno le armi che permettono di colpire in profondità i siti atomici, e Israele no. E in generale riguarda la frattura tra interventisti e isolazionisti, che finora avevano avuto parecchie soddisfazioni, visto che sono contrari al sostegno all’Ucraina, che contano su un disfacimento della Nato e che vogliono un accordo con la Repubblica islamica d’Iran. Ora non sono più sicuri del loro potere, Trump dice che non si farà dettare la strategia dai Maga e da nessuno, e l’effetto complessivo è ben più che strambo. In questo miscuglio di ripiegamento su sé stessi e di disprezzo nei confronti degli alleati, che siano gli europei, l’Ucraina o Israele, non si sa più da che parte sta l’America, un paese che non è tornato grande come avrebbe voluto il trumpismo, che non ha fermato alcuna guerra – anzi, quelle esistenti le ha condannate a una lungaggine dai costi umani insostenibili – e che fa dire ai nemici dell’occidente: questo è il momento di approfittarsene.