Gli esempi del periclitare degli Stati Uniti verso una dittatura soft sarebbero diversi, ma la parata di Washington del fine settimana è il meno convincente. Del resto, non ne abbiamo fatta una anche noi meno di due settimane fa?
Che Donald Trump sia un megalomane, forse un mitomane, di certo una persona che non riconosce confini al proprio ego, è cosa su cui siamo tutti d’accordo tranne lui. Meno convincente è tuttavia che come manifestazione del suo egotismo, e del periclitare degli Usa verso una dittatura soft, con tutti i possibili esempi a disposizione, si prenda proprio la parata militare di questo fine settimana a Washington. Va bene che noi italiani siamo maestri di doppiezza e di smemoratezza, segreto del nostro successo in almeno cinquecento anni di guerre, ma siamo sicuri di poter stigmatizzare Trump per una parata militare? Non ne abbiamo fatta una anche noi, giusto un paio di settimane fa?
È singolare che la parata militare italiana sia la testimonianza dei valori democratici della repubblica e quella americana, invece, la dimostrazione delle smanie di un sovrano capriccioso. È sorprendente scandalizzarsi perché in America le truppe sfilano davanti al loro commander in chief, mentre in Italia prendiamo generali a caso e li facciamo diventare superstar editoriali e leader politici per acclamazione. Soprattutto, è spiazzante che ce la prendiamo tanto perché negli Usa marcia in ghingheri l’esercito che secoli addietro aveva combattuto proprio per far nascere quella repubblica, e il cui intervento ha salvato la democrazia in occidente nella Seconda guerra mondiale; poi però siamo tutti impettiti e fieri quando a Roma passano le forze militari di una repubblica nata quando la guerra era finita da un bel po’.