A Kananaskis il presidente americano attacca il Canada, padrone di casa, e dice che Putin ha un posto al tavolo. L’Unione europea disposta a tutto per tenere a bordo gli Stati Uniti
Bruxelles. Il G7 di Kananaskis è iniziato nel peggior modo possibile. Incontrando Mark Carney, il premier canadese e ospite del summit, Donald Trump si è messo subito a rimpiangere l’uscita della Russia di Vladimir Putin dal G8 nel 2014. “Un grosso errore”, ha detto il presidente americano: “Barack Obama e una persona chiamata Trudeau non volevano avere la Russia dentro. Ho sempre detto che era un errore, perché non ci sarebbe una guerra ora se ci fosse la Russia dentro”. In realtà, la partecipazione di Putin al G8 fu sospesa proprio a causa di una guerra contro l’Ucraina. Dopo l’annessione illegale da parte della Russia della Crimea e l’intervento a favore dei separatisti nel Donbas, gli altri leader del G8 decisero di cancellare il summit previsto a Sochi nel 2014.
La Russia formalizzò l’uscita tre anni dopo. “Putin parla con me, non parla con nessun altro, perché si è sentito molto insultato quando è stato cacciato dal G8”, ha insistito Trump. Lo scambio con Carney, che ha interrotto il presidente americano mentre se la prendeva con le città democratiche che proteggono i migranti, illustra l’essenza e i pericoli di questo summit dei sette grandi: il G7 è diventato un imprevedibile summit dei G7 meno 1. Ma è un “uno” di cui nessuno vuole fare a meno, perché rimane la prima potenza mondiale. Il G7 “non è nulla senza la leadership degli Stati Uniti”, ha detto Carney: “Lavoriamo insieme agli Stati Uniti e ai partner del G7 per affrontare le più importanti questioni geopolitiche, economiche e tecnologiche”.
La guerra tra Israele e Iran è solo l’ultimo dei temi urgenti che si è aggiunto all’agenda del G7 di Kananaskis, su cui Trump ha deciso di marcare la sua distanza dai partner. Gli Stati Uniti non intendono sottoscrivere una dichiarazione a favore della de-escalation. Sulla guerra condotta dalla Russia contro l’Ucraina, Trump resiste alla pressione degli europei per adottare sanzioni più dure che convincano Putin ad accettare il cessate il fuoco. Sulla guerra commerciale, Trump ha detto di avere “posizioni diverse” sui dazi rispetto a Carney, il che significa anche rispetto agli europei, che vorrebbero arrivare a un accordo che riduca i dazi a zero. Il vecchio mondo a cui l’Unione europea era abituata è scomparso in appena cinque mesi di secondo mandato Trump. “L’occidente come lo conosciamo non esiste più”, aveva riconosciuto Ursula von der Leyen in un’intervista alla Zeit già in aprile. Ma le parole della presidente della Commissione sono rimaste senza conseguenze. La strategia degli europei è quella di “tenere Trump a bordo a qualsiasi costo”, dice al Foglio un diplomatico europeo. Che sia su commercio, Ucraina o Nato, gli europei si aggrappano ancora alla speranza che il presidente americano non faccia quello che dice, evitando di compiere scelte difficili e dolorose per prendere il proprio destino in mano. Von der Leyen ha spiegato che la sua priorità è avere “una discussione franca tra partner del G7 per restaurare un senso di stabilità e prevedibilità tra noi”.
In realtà, nemmeno il G6 è così unito sulla strategia da seguire con Trump. Tra gli europei, Emmanuel Macron insiste per un rapporto di forza nei negoziati commerciali. Ma il presidente francese si scontra con la prudenza di Giorgia Meloni e Friedrich Merz. La presidente del Consiglio italiana e il cancelliere tedesco temono che un’escalation sui dazi possa provocare ulteriori danni alle loro economie. Von der Leyen, che non ha in programma incontri bilaterali con Trump, è della stessa opinione. Secondo Handelsblatt, la Commissione è pronta ad accettare il “dazio di base” del 10 per cento di Trump, se il presidente americano applicherà la stessa aliquota anche ad alluminio e acciaio, automobili, semiconduttori, farmaceutica e legno (su cui gli Stati Uniti già applicano o vogliono applicare dazi di almeno il 25 per cento). In cambio l’Ue abbasserebbe i suoi dazi sulle automobili americane e ridurrebbe gli standard di conformità. “Non ci sarà una soluzione durante questo vertice, ma potremmo forse avvicinarci a una soluzione a piccoli passi”, ha detto Merz.
Sull’Ucraina, Francia e Germania sembrano pronte a sostenere Kyiv anche senza Trump. Ma Regno Unito e Italia inviano segnali diversi. Il premier britannico, Keir Starmer, non vuole inviare soldati in caso di cessate il fuoco senza la protezione americana. Meloni si è dissociata dalla coalizione dei volenterosi. Nel frattempo, von der Leyen sembra pronta a rinunciare ad abbassare autonomamente il tetto al prezzo del petrolio russo da 60 a 45 dollari al barile, perché gli Stati Uniti nel G7 sono contrari.