Storia dell’incontro tra i due ex nemici e il ministro delle Finanze del Bahrein, già ospite di Adolfo Urso. Tutti a cena da Bulgari
Non colazione da Tiffany – siamo a Roma, rione Campo Marzio – ma Cena da Bulgari. Una cena in onore del ministro delle Finanze e dell’Economia del Regno di Bahrein Shaikh Salman bin Khalifa Al Khalifa. Ci sono dunque Lawrence Matteo e Giggino d’Arabia – Matteo Renzi e Luigi Di Maio – e poi Luca Cordero di Montezemolo e finanche Mario Draghi. Ma andiamo con ordine.
Prima di incrociare Renzi che arriva, ci sono Di Maio e Montezemolo che se ne vanno. Calcano di pari passo il vestibolo al quinto piano. Radiosi, insieme, verso l’ascensore. Che cosa ci fanno, di lunedì sera, in piazza Augusto Imperatore? Cosa si raccontano al quinto piano del Bulgari Bar, al Bulgari Hotel, dov’è il bancone in marmo nero con torciglioni di polvere d’oro? Passano da qui. Dove il personale dice che si tiene “una cena privata”. “Privatissima”, dicono anzi le cameriere in redingote che dubitano della nostra prenotazione al bar e indugiano sui pavè di diamanti a forma di serpenti. “Al quinto piano? Ma non si può andare! C’è una cena riservata!” – anche se alla fine ci faranno salire. Cortesi come sempre. Prodighe di arancini allo zafferano.
L’invito all’evento “riservatissimo” arriva dall’ambasciata del Regno di Bahrein. L’ambasciatore Ausama Alabsi loda, nella lettera, la visita ben riuscita (“successful”) di Giorgia Meloni. E convoca, in occasione della presenza del suo ministro delle Finanze in Italia, alcuni eletti nel ristorante di Niko Romito. Ma in un impenetrabile vano.
Ed ecco. Un minuto dopo aver incrociato Di Maio, dalla stessa stanza blindata defluiscono Matteo Renzi – che dovrebbe essere appena arrivato ma non si sa da dove – e una ventina d’uomini, solo uomini, che mescolano l’arabo con l’inglese. Eppure la stella di queste Mille e una notte al Bulgari è solo una. Lui. Il ministro delle Finanze e dell’Economia del Regno. Shaikh Salman bin Khalifa Al Khalifa. Reduce da un incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Lo sceicco – membro della famiglia reale – ha incontrato Urso la mattina. Giacché la sera, si vede, preferisce frequentare l’inviato dell’Unione europea nel Golfo persico, Di Maio, non meno che Renzi. Che pare sia arrivato alla fine del banchetto, in stile Jep Gambardella, per poi tenere banco dopo cena.
Giggi va via, quindi, e arriva Matteo. L’ex premier che però lo sceicco chiama famigliarmente “Matt”, come tutti gli altri qui presenti. “Hey Matt”, gli dicono. E lui, Matt, risponde. In perfetto inglese (il british maccheronico è solo il più scuro e lontano dei ricordi: shock!). Shock e sceicchi a parte, Di Maio e Renzi erano, lunedì sera, nella stessa stanza. Mentre l’uno entrava, l’altro usciva. Nello stesso salone – sarà stata la “lobby longue”? – in veste di “ex” nemici politici. Entrambi figli di Mario Draghi (anch’egli ospite dell’ambasciatore). L’uno della casta, l’altro dell’anticasta. Non sul viale del tramonto ma del levante e oltre. Sino alla penisola arabica. Prima veniva fuori Di Maio in compagnia del venerato maestro, Montezemolo, che in Bahrein ci è andato questo mese per seguire, per la prima volta dopo undici anni, un Gran Premio di Formula 1. E poi Renzi che scortava lo sceicco sulla terrazza insieme a Paolo Campinoti, ad di Pr Industrial Srl, capogruppo del Gruppo Pramac, già presidente di Confindustria Toscana Sud e, non ultimo, console onorario del Regno del Bahrein a Firenze.
“He is the ambassador…”, ci diceva Renzi in uno slancio di gratuità sul finire della serata (e non si capisce perché, pure con noi e pure con Campinoti, che è italiano, il senatore parlasse inglese). E sempre a proposito d’inglese, giusto pochi minuti prima, il leader di Italia Viva s’intratteneva con gli arabi sul terrazzo in travertino. “The real european leader is Merz”, diceva. In una scena a metà tra La Terrazza di Ettore Scola e Roma Bene di Carlo Lizzani. Cos’altro, dunque, in una sera di primavera al Bulgari? Tra Renzi e Di Maio un incontro a 5 stelle. Praticamente metà di quelle assegnate all’hotel, notoriamente super standard.