Il partito Liberale vince le elezioni canadesi, prendendo circa 160 seggi e completando una rimonta che fino a qualche mese fa sembrava impossibile. Non avrà però una maggioranza assoluta. La sconfitta del leader conservatore Poilievre, che non è riuscito a staccarsi dalle posizioni filotrumpiane
Mark Carney è confermato primo ministro del Canada, anche se molto probabilmente non otterrà una maggioranza assoluta. Secondo i dati parziali riportati da CBC, l’emittente pubblica canadese, i liberali dovrebbero attestarsi a circa 160 seggi, gli stessi ottenuti da Trudeau nelle elezioni di quattro anni fa, mentre i conservatori, con circa 150 eletti, dovrebbero fare un balzo di circa 30 seggi rispetto all’ultima tornata. Spariscono, invece, i partiti minori: all’infuori del partito regionalista francofono Bloc Quebecois, che ne ottiene 23, comunque in perdita, il Nuovo Partito Democratico, formazione di sinistra, dovrebbe eleggere solo 7 rappresentanti, perdendo la possibilità di formare un gruppo, garantita alle formazioni con almeno 12 eletti. È quindi un bipolarismo quello che si consolida nei voti, corroborato dalle percentuali assolute, che vedono liberali e conservatori a circa il 43% dei consensi, divisi solo da un punto percentuale: per entrambi, un incremento di circa 10 punti in voti assoluti sull’ultima elezione.
Questa lettura parziale, però, non dà l’idea della rimonta storica dei liberali negli ultimi tre mesi: a inizio anno si trovavano venti punti sotto ai Conservatori di Pierre Poilievre, e alcuni maggiorenti del partito, come ricordato stanotte dall’ex ministra Chrystia Freeland, avevano paura di non riuscire a raggiungere la doppia cifra di seggi alle elezioni. L’abbandono dell’ormai impopolare premier Trudeau dopo dieci anni di governo e il contemporaneo attacco di Trump al Canada, con l’imposizione di dazi e la vagheggiata minaccia di renderlo il cinquantunesimo stato dell’Unione, hanno ridato linfa al partito. La vittoria alle primarie di Mark Carney, 60 anni, ex-banchiere centrale sia del Canada che del Regno Unito, eletto stanotte per la prima volta al parlamento di Ottawa, ha generato entusiasmo: Carney ha reso le elezioni un referendum sulla figura di Donald Trump, soprattutto per via della vicinanza del suo rivale, Poilievre, alle posizioni trumpiane, e ha pagato. In un Paese che, secondo dati Politico, vede tre quarti dei cittadini avere un’opinione negativa del presidente degli Stati Uniti, una posizione netta e scevra di simpatie pregresse per il movimento MAGA ha conquistato i favori di una buona parte dell’elettorato. “Sono entrato in politica perché questo paese aveva bisogno di grandi cambiamenti, ma portati avanti attraverso i valori canadesi, come l’umiltà”, ha detto Carney nel suo discorso di vittoria. Il fatto che durante la notte i liberali si stessero rammaricando per non riuscire con ogni probabilità a raggiungere la maggioranza assoluta dà il senso del rovesciamento di aspettative in appena tre mesi.
Dall’altro lato, il leader conservatore Pierre Poilievre non ha saputo dare una svolta alla campagna, distaccandosi apertamente dalle posizioni trumpiane: secondo le ultime rilevazioni, ha addirittura perso il suo seggio, che deteneva dal 2004. Con un paese stremato da dieci anni di governo liberale, che riteneva crisi abitativa e inflazione le tematiche principali per cui andare a votare, ha speso parte della campagna a replicare proposte del mondo MAGA, come l’abbattimento della cosiddetta “cultura woke” nell’esercito. Solo oggi, dopo l’ennesimo attacco di Donald Trump all’indipendenza canadese, attraverso un post su Truth Social in cui si è definito il miglior leader per guidare il Canada alla rinascita, ha scritto su X che il suo paese non diventerà mai una colonia americana e che il presidente degli Stati Uniti deve smetterla di interferire. Doug Ford, governatore conservatore dell’Ontario, ha attaccato direttamente la campagna del partito a livello federale, giudicata troppo trumpiana e lenta a cambiare passo quando l’umore dei canadesi stava mutando. Ford, infatti, è da subito stato durissimo con Trump, arrivando a uno scontro aperto con gli USA con la minaccia di tagliare l’elettricità che dalla provincia canadese raggiunge il nord degli Stati Uniti. L’Ontario è uno dei luoghi in cui i conservatori sono andati meglio, con un recupero di una decina di seggi sui liberali, e questo rende la posizione di Poilievre più traballante rispetto agli attacchi che gli giungono da quella regione. Nonostante questo, nel discorso di accettazione della sconfitta, ha ribadito che rimane saldo alla guida del Partito: una posizione che probabilmente verrà rivista a breve, data l’inaspettata sconfitta nel suo seggio per mano del liberale Bruce Fanjoy, che lo estromette dopo vent’anni dal Parlamento.
Chi invece è già certo di non aver riottenuto il posto in parlamento è il leader del Nuovo Partito Democratico, Jagmeeth Singh, che ha annunciato di dimettersi dalla sua posizione. Alcuni esponenti del partito, intervistati dalla CBC, hanno detto che per loro era un’elezione difficile, perché ottengono più consensi quando la gente va alle urne con speranza nel futuro, e non con paura. Secondo la loro analisi, le persone di sinistra impaurite dalla possibilità di un governo Poilievre hanno votato in massa i liberali per scongiurarne l’opzione: la formazione di sinistra è scesa dal 18 per cento del 2021 a un misero 6.
Il compito del primo ministro Carney, ora, sarà quello di riunire un Canada diviso a metà e affrontare di petto Donald Trump. Una sfida difficile, resa tale anche dal fatto che un governo di minoranza non gli consentirà una tranquilla andatura parlamentare: dovrà negoziare ogni provvedimento con tutte le altre formazioni per poter ottenere i voti necessari. Se c’è una cosa che però in questa campagna elettorale l’ex banchiere centrale ha dimostrato, è che non ha paura delle imprese complicate.